Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale,  Paola 1 Agosto 2020

AVVISO! É stata pubblicata l' Omelia del 2 Novembre 2023
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6a Domenica di Pasqua, 5 Maggio 2024

Rimanete nel mio amore
Dio è amore e l’amore è da Dio!
Dio ha amato tutti quando eravamo peccatori e ci ama tutti, senza preferenze né esclusioni, perché vuole che tutti siano salvi, nel Figlio amato, sacrificato per noi tutti.
Gesù
, nel Vangelo, con le Sue Parole di verità e vita, c’introduce nell’intimità stessa di Dio/Amore, che ci fa conoscere ed amare, indicandoci come amarci gli uni gli altri, seguendo il Suo esempio: “amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”. Gesù ci comanda di amarci con il Suo amore sacrificale che è donare la propria vita per gli altri, anche per quanti non corrispondono a questo amore. È questo amore che ci fa essere amici Suoi  e discepoli amati, in una Chiesa che supera le divisioni ed accoglie tutti e senza escludere alcuno. È Cristo, che ha donato Se stesso, il modello del vero rapporto con gli altri: rimanere in Lui e restare con Lui, dunque, è questione vitale ed essenziale per poter amare il fratello come Lui ci ha amato, chiamandoci e facendoci diventare veri Suoi amici! “Come il Padre ha amato Me, anche Io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”. Il discepolo deve rimanere in quell’amore che il Padre ha effuso sul Figlio e che il Figlio ha donato/partecipato ai Suoi, coinvolgendoli nella comunione trinitaria. Ai discepoli è richiesto di conservare e vivere questo dono: amare come sono stati amati! Non devono (e non possono) conquistarsi e guadagnarsi l’amore di Dio! Devono solo custodire e conservare il dono ricevuto. L’amore è stato riversato in noi, non è frutto dei nostri meriti! Il Padre comunica al Figlio il Suo amore e il Figlio lo dona a noi, rendendoci capaci dello stesso Suo amore verso gli altri. Come rimanere in questo amore e come conservare questo amore? Se osserviamo i Comandamenti di Gesù e rimaniamo in questo Suo amore, allora, la Sua gioia sarà in noi e la nostra gioia sarà piena! Chi vuole rimanere con/in Gesù, non può mettere al centro l’io, escludendo i Suoi Comandamenti e non può più poggiare e costruire la sua vita sull’egoismo e sul relativismo, sull’utilitarismo, sul dare per avere, sul possedere sempre più, sull’accumulare cose e senza crescere in umanità e dignità, e non può continuare a percorrere vie dell’ingiustizia e dell’illegalità!
Allora, il nostro vero problema consiste nel come passare dall’io “per me”, all’io “per gli altri”; dall’io che si serve degli altri, all’io al servizio gratuito degli altri e dall’altro per me, all’io per l’altro! Chi ama nei fatti e nella verità, infatti, unito a Cristo, dona con larghezza, ama con sincerità, odia il male e le sue vie, aderisce, con il cuore e la sua mente, al Suo progetto di amore universale.  Amore di Dio e amore del Prossimo sono un “unicum”, costituiscono una sola “sinfonia”: se manca uno, non si dà l’altro e si stona, si vacilla, non si progredisce, non si cresce e non si conosce e non si ama Dio!
La Prima Lettura
‘racconta’ “la Pentecoste dei pagani”, la discesa dello Spirito Santo sopra i pagani, su Cornelio e su tutti coloro che ascoltavano il Discorso di Pietro! Dio che guarda dritto al cuore, non fa preferenze di persone, ma invita e offre la Sua Salvezza a chi, a qualunque popolo appartenga, lo cerca nella giustizia! La Chiesa, come la prima Comunità cristiana, è chiamata ad accogliere lo Spirito Santo che la apre a/verso tutti, a diventare sempre più universale (‘cattolica’) oltre ogni limite o barriera di età, di sesso, di condizione sociale e culturale.
Quanta fatica, allora, quante resistenze, oggi, per giungere a rendersi conto che Dio è Padre di tutti, ama tutti, vuole salvare tutti, che non fa preferenze di nessuno, che non può essere monopolio di alcuno, che si lascia raggiungere e si fa conoscere da quanti ‘ascoltano la Sua Parola e da chi lo teme e pratica la giustizia’!  La ‘Pentecoste dei Pagani’, oggi, ci vuole rivelare, ancora una volta, la libertà dello Spirito di Dio che soffia dove vuole, quanto vuole e su chi vuole. Anticipa e precede i nostri riti sacramentali, le nostre prassi confuse e i nostri cammini pastorali incerti e infecondi.
La Seconda Lettura
ci ri-conduce alla sorgente della carità: l’Amore è da Dio! Dio, che è Amore, ci ha donato il Figlio perché anche noi, in Lui e per Lui, fossimo generati a figli e “avessimo la vita per Lui”. “Dio è amore” e “l’amore è da Dio” Non c’è amore più grande di questo: “Dare la propria vita”, Non è soltanto morire per l’amico, ma, prima di tutto e soprattutto, è vivere per l’amico, spendere la propria vita per lui e vivere per e con lui. Dare la vita per l’amico, come una madre la dona al figlio, anche se nelle doglie del parto. Dare la vita è, soprattutto, uscire dal proprio egocentrismo e porsi al servizio per il bene e la vita dell’altro. Chi dà la propria vita non muore mai! Pensiamo al chicco di grano caduto in terra!
Amatevi gli uni gli altri”. La necessità dell’amore fraterno è fondata sul dato teologico che Dio è amore e che l’amore viene da Dio! Dunque, l’unico modo per conoscere e giungere a Dio, è amare l‘altro. Il nostro amore verso Dio, dunque, è solo risposta al Suo amore, dimostratoci, nei fatti e nella verità storica dell’Evento del Figlio, Gesù Cristo. L’amore di Dio, dimostrato in Cristo, è amore di elezione, amore incondizionato, liberatore, gratuito e fedele.
Da questo “primo” Amore
, nasce e si fonda l’amore vicendevole. L’amore, che ci dobbiamo donare reciprocamente e vicendevolmente, deve modellarsi su quell’amore che Gesù ha per noi e che ne é la causa e la fonte. È quell’amore che rende amici i nemici. Infatti, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (Rm 5,8). Eravamo nemici e ci ha resi amici!
Per grazia, dunque, siamo diventati amici e non siamo più servi, perché Gesù ci ha rivelato i segreti del Padre Suo, facendoci conoscere la Sua relazione intima con Lui e lo Spirito, insieme al Suo Progetto salvifico a nostro favore
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Ultimo aggiornamento 04/05/2024 - 12:04

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