Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
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6a Domenica di Pasqua, 5 Maggio 2024
Rimanete nel mio amore
Dio è amore e l’amore è
da Dio!
Dio
ha amato tutti quando
eravamo peccatori e ci
ama tutti, senza
preferenze né
esclusioni, perché vuole
che tutti siano salvi,
nel Figlio amato,
sacrificato per noi
tutti.
Gesù,
nel
Vangelo,
con le Sue Parole di
verità e vita,
c’introduce
nell’intimità stessa di
Dio/Amore, che ci fa
conoscere ed amare,
indicandoci come
amarci gli uni gli
altri, seguendo il Suo
esempio: “amatevi gli
uni gli altri come io vi
ho amato”. Gesù ci
comanda di amarci con il
Suo amore sacrificale
che è donare la propria
vita per gli altri,
anche per quanti non
corrispondono a questo
amore. È questo amore
che ci fa essere amici
Suoi e discepoli amati,
in una Chiesa che supera
le divisioni ed accoglie
tutti e senza escludere
alcuno. È Cristo, che ha
donato Se stesso, il
modello del vero
rapporto con gli altri:
rimanere in Lui e
restare con Lui, dunque,
è questione vitale ed
essenziale per poter
amare il fratello come
Lui ci ha amato,
chiamandoci e facendoci
diventare veri Suoi
amici! “Come il Padre
ha amato Me, anche Io ho
amato voi. Rimanete nel
mio amore”. Il
discepolo deve rimanere
in quell’amore che il
Padre ha effuso sul
Figlio e che il Figlio
ha donato/partecipato ai
Suoi, coinvolgendoli
nella comunione
trinitaria. Ai discepoli
è richiesto di
conservare e vivere
questo dono: amare come
sono stati amati! Non
devono (e non possono)
conquistarsi e
guadagnarsi l’amore di
Dio! Devono solo
custodire e conservare
il dono ricevuto.
L’amore è stato
riversato in noi, non è
frutto dei nostri
meriti! Il Padre
comunica al Figlio il
Suo amore e il Figlio lo
dona a noi, rendendoci
capaci dello stesso Suo
amore verso gli altri.
Come rimanere in
questo amore e come
conservare questo amore?
Se osserviamo i
Comandamenti di Gesù e
rimaniamo in questo Suo
amore, allora, la Sua
gioia sarà in noi e la
nostra gioia sarà piena!
Chi vuole rimanere
con/in Gesù, non può
mettere al centro l’io,
escludendo i Suoi
Comandamenti e non può
più poggiare e costruire
la sua vita sull’egoismo
e sul relativismo,
sull’utilitarismo, sul
dare per avere, sul
possedere sempre più,
sull’accumulare cose e
senza crescere in
umanità e dignità, e non
può continuare a
percorrere vie
dell’ingiustizia e
dell’illegalità!
Allora, il nostro vero
problema
consiste nel come
passare dall’io “per
me”, all’io “per
gli altri”; dall’io
che si serve degli
altri, all’io al
servizio gratuito degli
altri e dall’altro per
me, all’io per l’altro!
Chi ama nei fatti e
nella verità, infatti,
unito a Cristo, dona con
larghezza, ama con
sincerità, odia il male
e le sue vie, aderisce,
con il cuore e la sua
mente, al Suo progetto
di amore universale. Amore
di Dio e amore
del Prossimo sono un
“unicum”,
costituiscono una sola “sinfonia”:
se manca uno, non si dà
l’altro e si stona, si
vacilla, non si
progredisce, non si
cresce e non
si conosce e non
si ama Dio!
La Prima Lettura
‘racconta’ “la
Pentecoste dei pagani”,
la discesa dello Spirito
Santo sopra i pagani, su
Cornelio e su tutti
coloro che ascoltavano
il Discorso di Pietro!
Dio che guarda dritto al
cuore, non fa preferenze
di persone, ma invita e
offre la Sua Salvezza a
chi, a qualunque popolo
appartenga, lo cerca
nella giustizia! La
Chiesa, come la prima
Comunità cristiana, è
chiamata ad accogliere
lo Spirito Santo che la
apre a/verso tutti, a
diventare sempre più
universale (‘cattolica’)
oltre ogni limite o
barriera di età, di
sesso, di condizione
sociale e culturale.
Quanta fatica,
allora, quante
resistenze, oggi, per
giungere a rendersi
conto che Dio è Padre di
tutti, ama tutti, vuole
salvare tutti, che non
fa preferenze di
nessuno, che non può
essere monopolio di
alcuno, che si lascia
raggiungere e si fa
conoscere da quanti
‘ascoltano la Sua Parola
e da chi lo teme e
pratica la giustizia’!
La ‘Pentecoste dei
Pagani’, oggi, ci
vuole rivelare, ancora
una volta, la libertà
dello Spirito di Dio che
soffia dove vuole,
quanto vuole e su chi
vuole. Anticipa e
precede i nostri riti
sacramentali, le nostre
prassi confuse e i
nostri cammini pastorali
incerti e infecondi.
La Seconda Lettura
ci ri-conduce alla
sorgente della carità:
l’Amore è da Dio!
Dio, che è Amore, ci ha
donato il Figlio perché
anche noi, in Lui
e per Lui,
fossimo generati a figli
e “avessimo la vita
per Lui”. “Dio è
amore” e “l’amore è da
Dio” Non c’è amore più
grande di questo: “Dare
la propria vita”,
Non è soltanto morire
per l’amico, ma, prima
di tutto e soprattutto,
è vivere per
l’amico, spendere la
propria vita per
lui e vivere per
e con lui.
Dare la vita per
l’amico, come una madre
la dona al figlio, anche
se nelle doglie del
parto. Dare la vita
è, soprattutto, uscire
dal proprio egocentrismo
e porsi al servizio per
il bene e la vita
dell’altro. Chi dà la
propria vita non muore
mai! Pensiamo al chicco
di grano caduto in
terra!
“Amatevi
gli uni gli altri”.
La necessità dell’amore
fraterno è fondata sul
dato teologico che Dio è
amore e che l’amore
viene da Dio! Dunque,
l’unico modo per
conoscere e giungere a
Dio, è amare l‘altro. Il
nostro amore
verso Dio, dunque, è
solo risposta al Suo
amore, dimostratoci, nei
fatti e nella verità
storica dell’Evento
del Figlio, Gesù Cristo.
L’amore di Dio,
dimostrato in Cristo, è
amore di elezione,
amore incondizionato,
liberatore, gratuito e
fedele.
Da questo “primo” Amore,
nasce e si fonda l’amore
vicendevole. L’amore,
che ci dobbiamo donare
reciprocamente e
vicendevolmente, deve
modellarsi su
quell’amore che Gesù ha
per noi e che ne é la
causa e la fonte. È
quell’amore che rende
amici i nemici. Infatti,
mentre eravamo ancora
peccatori, Cristo è
morto per noi (Rm 5,8).
Eravamo nemici e ci ha
resi amici!
Per grazia,
dunque, siamo diventati
amici e non siamo più
servi, perché Gesù ci ha
rivelato i segreti del
Padre Suo, facendoci
conoscere la Sua
relazione intima con Lui
e lo Spirito, insieme al
Suo Progetto salvifico a
nostro favore./span>.
Ultimo aggiornamento 04/05/2024 - 12:04
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