Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
5a Domenica di Quaresima, 6 Aprile 2025
Chi di voi è senza Peccato, getti per primo la pietra contro di lei
Il
Vangelo oggi
ci insegna che Gesù non
si è messo contro la
Legge, ma l’ha compiuta,
condannando e
distruggendo il peccato
e perdonando e salvando
il peccatore. Egli ha
fatto giustizia
perdonando, dimostrando
che la vera giustizia è
misericordia e
riconciliazione. Gesù
non mette in discussione
la Legge, ma la sua
interpretazione e
applicazione da parte
degli scribi e dei
farisei. La lettera
della legge uccide, solo
lo spirito
vivifica (2 Cor 3,6). Né
tanto meno sminuisce la
gravità dell’adulterio,
ferita profonda nella
comunione matrimoniale,
ma distingue il peccato
dal peccatore, il
giudizio dalla condanna.
Gesù non condanna
nessuno, giudica, con
giustizia e
misericordia, per
recuperare il peccatore
alla conversione, al
pentimento e alla
riconciliazione con Dio,
mediante la Sua Persona,
e alla comunione con i
fratelli! La giustizia
di Dio, infatti,
comprende e include, in
se stessa, la
misericordia. La vera
Legge, allora, è solo
quella dell’amore e
della misericordia.
Gesù non è stato mandato
a giudicare e a far
perire il mondo, ma per
convertirlo,
riconciliarlo e salvarlo
(Gv 3,17 e 12,47); è
venuto perché i
peccatori si lascino
convertire, non per
quanti si auto
definiscono giusti; è
stato mandato a guarire
i malati, non i presunti
sani apparenti che non
ne sentono bisogno di
essere sanati (Mc 2,17).
Dio non giudica e non
condanna non punisce e ,
non distrugge - come
vorremmo noi, scribi e
farisei di oggi - i
peccatori e i malvagi.
Il Figlio di Dio, Gesù,
giudica il male, ma non
condanna il peccatore,
che Egli cerca, trova,
incontra, ascolta, lo
perdona, lo riconcilia
al Padre e gli ridona
vita nuova! Non gode
della morte del
peccatore, ma vuole che
si converta e viva. Per
questo, “Colui che
non aveva conosciuto
peccato, Dio lo trattò
da peccato in nostro
favore, perché noi
potessimo diventare per
mezzo di lui giustizia
di Dio” (2 Cor
5,21). Gesù scrive “cose
nuove” nel nostro
cuore e nella nostra
storia personale e
comunitaria: Egli è
venuto a scrivere solo
amore e perdono e a
compiere la volontà di
Dio, che è quella che
tutti gli uomini, Suoi
figli, si convertano e,
riconciliati dal Figlio
Suo, Gesù Cristo, siano
redenti e salvati. La
giustizia non viene
dalla Legge, ma da Dio
ed è attualizzata in
Cristo. Il giudizio su
di noi - ci insegna,
oggi, Gesù - non è di
condanna e di
lapidazione, ma di
perdono e misericordia.
Gesù non condanna a
morte, secondo la legge,
ma perdona e riconcilia
secondo il Suo cuore e
la volontà del Padre.
Solo il perdono,
infatti, può aiutare il
peccatore ad uscire dal
suo peccato e ritrovare
la propria innocenza.
Ma chi di noi
non ha almeno qualcosa
da farsi perdonare da
Dio e dai fratelli? Se
c’è qualcuno, abbia il
coraggio di scagliare
quella pietra che
conserva nel cuore! Il
giudizio sul peccato
spetta solo a Dio e alla
sincerità di chi lo
commette. Tutti siamo
chiamati a giudicare noi
stessi e non ad essere
impegnati a cercare il
peccato degli altri per
non volerci accorgere
del proprio. Noi
cerchiamo e vediamo,
solo e sempre, quella
“pagliuzza”che è negli
occhi degli altri, senza
mai volerci accorgere di
quella trave pesante che
acceca i nostri occhi
(cfr Mt 7,1-5; Lc 6,
39-41). Ma chi di noi
può esibire certificato
di innocenza immacolata?
Dobbiamo, invece, tutti
autodenunciarci
peccatori e non giusti,
e non aspettare che
qualcuno ci trascini
davanti a Gesù, ma
dobbiamo andarci subito,
da pentiti, per aver
voluto solo e sempre
scagliare pietre per
seppellire gli altri
peccatori e per coprire
i nostri peccati più
gravi di quelli commessi
da chi osiamo, da
giudici impeccabili e
irreprensibili,
condannare
impietosamente a morte!
Ad uno ad uno, tutti se
ne vanno,
quei scribi e farisei
ipocriti e superbi,
cominciando proprio dai
più “anziani” (capi del
popolo e sacerdoti del
tempio), carichi ancora
dei loro gravi peccati e
astiosi contro
l’adultera e ancor più
contro Gesù che non l’ha
condannata e, invece,
l’ha perdonata! “Lo
lasciarono solo, e la
donna era là in mezzo”.
Restano soli! Sono
faccia a faccia, la
donna e Gesù, “la
miseria” e “la
misericordia” (relicti
sunt duo, misera et
misericordia,
Agostino di Ippona, ‘In
Ioh. Ev. tr. 33,5),
e “Gesù disse: “Donna,
neanche io ti condanno;
va’ e d’ora in poi non
peccare più”! Gesù,
rivelando il vero Volto
di Dio, pietoso,
misericordioso e ricco
d’amore, salva dalla
lapidazione la donna, le
perdona il suo peccato
e la riconcilia al
Padre, le apre una
strada nuova e le offre
un nuovo futuro,
Noi, pietre vive
per costruire un
Edificio santo, o pietre
appuntite, sempre pronte
a lapidare il fratello
che pecca? Noi siamo
chiamati ad essere
pietre vive per
costruire la Chiesa, che
è il Suo corpo, non ad
essere pietre di
morte da usare nella
lapidazione del
fratello. Siamo pietre
vive di una Chiesa piena
di misericordia e di
amore fraterno, alla
sequela e alla
imitazione di Gesù che
accoglie e non respinge,
ascolta e non mette a
tacere, non abbatte ma
rialza, che non ferisce
ma guarisce, perdona e
non condanna, distingue
il peccatore dal
peccato, salva il
peccatore e azzera il
suo peccato.
Le nostre parole,
quante volte sono
pietre, scagliate con la
violenza della calunnia,
della cattiveria
incontenibile e
irrefrenabile. Sono
pietre, pesanti e
offensive, più delle
pietre appuntite e
taglienti, tante nostre
parole dette senza amore
e scagliate con la
violenza del rancore e
la virulenza dell’odio
implacabile e
incontrollabile.
Sassi da scagliare
da ogni cavalcavia
della vita, che
rendono il cuore più
duro di una pietra!
Pietre acuminate con
cura per fare male e
uccidere! Pietre
accumulate sopra il
cuore, che lo soffocano
e non gli fanno più
respirare amore, il fine
del nostro essere!
Ultimo aggiornamento 05/04/2025 - 15:44
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