Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
4a Domenica di Quaresima, 30 Marzo 2025
Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio
La
Riconciliazione
non può essere opera
delle nostre forze né
frutto dei nostri
meriti, e mai avremmo
potuto riceverla in dono
se Dio, nella Sua
infinita misericordia,
non ci avesse “riconciliati
mediante Cristo”.
Nella riconciliazione,
infatti, è Dio che
ristabilendo il patto
d’alleanza, che noi
abbiamo tradito, e
ripristinando
quell’amicizia e
relazione che noi
abbiamo infranto, ci
rappacifica e ci
riconcilia a Sé, “non
imputandoci le nostre
colpe”. Egli che,
nella Sua infinita
misericordia, ci ha già
riconciliati a Sé ”mediante
Cristo”, attende
solo la risposta
personale di ciascuno di
noi per poterla
ratificare e
attualizzare a nostro
favore. Gesù Cristo,
infatti, è stato mandato
dal Padre ed è venuto a
cercare, trovare,
riconciliare e salvare i
peccatori, perciò, noi,
tutti peccatori,
dobbiamo solo rientrare
in noi stessi e prendere
coscienza della perdita
della nostra identità e
dignità, perché ci siamo
allontanati da Dio,
Creatore e Padre, e
dobbiamo alzarci, fare
ritorno al Suo amore,
compassionevole e
misericordioso, dobbiamo
lasciarci trovare,
guarire, riconciliare e
salvare.
Lasciatevi riconciliare
con Dio! È la
supplica che ci
accompagna dall’inizio
di questa Quaresima e ci
impegna, nella
perseverante continuità,
per tutto il nostro
pellegrinaggio di fede
operosa, speranza viva e
carità perseverante
verso la Pasqua eterna.
ln questa “Domenica
della Gioia”
(Laetare), assume un
significato del tutto
particolare: dice quella
gioia indicibile e
incontenibile che solo
chi accoglie il dono
della riconciliazione
può gustare e
sperimentare. Ma, che
cosa vuol dire
“Lasciarsi
riconciliare”?
Significa, prima di
tutto, consegnarsi,
senza più resistenze e
meccanismi di difesa, a
questo amore
misericordioso e del
tutto gratuito e
certamente immeritato,
come è accaduto al
figlio che, vergognoso,
pauroso, lacero, scalzo,
affamato, torna a casa e
da suo Padre, solo
perché crede nel suo
amore, che precede la
sua decisione, anzi la
provoca, e che lo spinge
a ri-alzarsi, a
ri-prendere la via del
ritorno di casa e lo
dispone a lasciarsi
riconciliare in/con
quell’abbraccio che lo
riabilita, lo reintegra,
lo ricrea e lo immerge
di nuovo nella festa di
quel banchetto,
abbondante e regale, che
Dio imbandisce sempre
per quel peccatore che
si converte, si lascia
riconciliare e vive!
Inoltre, vuol indurci a
riconoscere il proprio
errore, la propria
indegnità e credere che
l’amore di Dio è più
grande di ogni peccato e
a consegnarsi, così come
si è, nelle braccia del
Padre! Significa
prendere coscienza, con
stupore e gratitudine,
fino a quanto si è
spinto l’amore di Dio
per noi: fino a caricare
il Figlio Suo dei nostri
peccati, anzi, fino a “farlo
peccato a nostro favore,
perché in Lui noi
potessimo diventare
giustizia di Dio” (2
Cor 5,21). Vuol dire
convincersi e credere
che è questo nostro “lasciarci
riconciliare” a far
di noi “nuove
creature”, non solo
liberati dal male, ma
anche trasformati in
esistenze nuove per la
grazia offerta a noi in
Cristo. Significa,
infine, abbandonare le
vecchie strade del male,
dell’egoismo, della
vendetta, dello
strapotere e
dell’arroganza e
convincersi che solo
l’amore fa le “cose
nuove”, un mondo
nuovo, apre un futuro
nuovo e fa sgorgare
gioia sempre nuova ed
inesauribile.
Bisogna fare festa e
rallegrarsi,
“perché questo tuo
fratello era morto ed è
tornato in vita, era
perduto ed è stato
ritrovato”. È Dio
che ci chiede di far
festa gli uni con gli
altri, perché siamo
tornati a casa e siamo
nelle Sue braccia!
Stavamo per morire, ma,
ora, siamo ritornati a
vivere con Lui, che non
vuole la morte di noi
peccatori ma che ci
convertiamo, lasciandoci
convertire dal Figlio, e
riconciliarci nel Suo
amore, compassionevole e
misericordioso. Egli
tiene accesa in noi, che
ci siamo allontanati, la
nostalgia e ravviva in
noi il desiderio di
ritornare nelle sue
braccia e nella sua
casa, fa rinascere in
noi la voglia di
ricominciare e ci
sostiene con la certezza
del Suo amore che è più
grande del nostro errore
e peccato! La Sua
fedeltà è più grande
delle nostre infedeltà e
rifiuti! Mi sono
allontanato, in cerca di
libertà e
felicità, che
credevo si potessero
comprare con l’eredità,
che ho sperperato,
invece, in dissolutezze
e mi sono ridotto a
pascere porci e a
mangiare con essi le
stesse carrube! In
questo mio misero stato,
ho pensato a mio Padre,
ho avuto la certezza che
mi aspettava, ho provato
il desiderio di casa
mia! Ho deciso e mi sono
alzato e sono tornato da
Lui, preparato a dirgli
semplicemente “ho
peccato”! Egli,
perché mi ama, mi ha
lasciato andare, ma
non mi ha mai
abbandonato, mi ha
atteso e, ora, mi corre
incontro ad
abbracciarmi! È avvenuto
proprio così: mi ha
visto da lontano venire,
si è mosso a
compassione, ha corso
incontro a me e, felice,
mi ha stretto al cuore e
mi ha ricolmato di amore
infinito e materno
perché mi ero perduto
ed Egli mi ha
ritrovato, ero
morto e mi ha
fatto rinascere a nuova
vita. Per questo
bisogna far festa!
Infatti, “c’è più
festa in cielo per un
peccatore che si pente
che per novantanove
giusti che non hanno
bisogno di conversione”.
Domenica Laetare, della
gioia pasquale
la gioia dei figli
di Israele che celebrano
la Pasqua e mangiano i
frutti della terra
promessa e offrono le
primizie della terra
della libertà, avuta in
dono, a Dio Liberatore e
Datore di ogni
bene (prima Lettura);
la gioia di dire grazie
al Signore perché è
misericordioso, buono,
‘mi ha risposto, mi ha
liberato’, mi ama (Salmo
33); la gioia intima
e trasformante in nuova
creatura di chi si apre,
sa accogliere e sa
corrispondere al dono
della riconciliazione (seconda
Lettura); la gioia
del Padre che può
riabbracciare un figlio
che si era perduto e che
era morto e la gioia che
vuole offrire anche al
figlio maggiore
incupito, invidioso e
rancoroso (Vangelo);
la gioia della vita
nuova, la festa pasquale
che il Padre vuole
riversare nei nostri
cuori in questa
Eucaristia, annuncio e
attualizzazione della
Sua volontà di salvezza
universale; la gioia
della grazia del
perdono, quella che
gusta il figlio, che
ritorna nelle Sue
braccia e riesce solo a
balbettare: Abbà,
Padre, Papà e si
abbandona al Suo amore
che si fa festa per
tutti; la gioia della
novità della vera
libertà, quella che ci
fa perseguire il vero
bene; la gioia, dono di
Dio, che imbandisce il
banchetto della festa,
ogni volta che
ritorniamo nelle sue
braccia e ci lasciamo
amare; la gioia, quella
vera e che nessuno, mai,
potrà toglierci, di
essere resi partecipi di
questa Mensa, la Cena
del Signore, il
Banchetto della vera
festa, la Festa
pasquale, che è Cristo
immolato, offerto,
donato per noi!
Ultimo aggiornamento 29/03/2025 - 09:58
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