Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale,  Paola 1 Agosto 2020

3a Domenica d'Avvento, 15 Dicmbre 2024

E noi, che cosa dobbiamo fare?
Questa Parola è troppo chiara ed efficace  per non farci cambiare nulla in noi, per non accendere nuove speranze e vincere tutte le nostre paure e i continui tentennamenti! Dobbiamo, innanzitutto, credere e riconoscere la presenza di Dio in mezzo a noi e nella nostra storia. Questo è il motivo del reiterato invito e del  “comando” ad essere lieti sempre e a rallegrarci nel Signore: Egli è già in mezzo a noi e, perciò, per noi deve cominciare una nuova fase della nostra vita. È tutta qui la gioia che rincuora e apre al nuovo futuro! Da questa presenza attingiamo il coraggio necessario per assumere le nostre responsabilità e fare scelte corrette e giuste davanti al Signore che è presente in mezzo a noi (prima Lettura). Riprendersi la certezza che Dio opera nella storia, genera gioia, infonde fiducia e rimette in cammino, nella lode e nel ringraziamento (Salmo)! Convertirsi ad una vita da discepoli che rende testimonianza della Sua presenza e vicinanza, con una vita buona fatta di bontà, sensibilità, attenzione, umanità, senza angustie e sempre grata e lieta: tutto questo dona pace e gioia (seconda Lettura). La conversione, dunque, è necessaria per tutti; è possibile a tutti; richiede cambiamento di rotta e di condotta, attraverso l’amore e la giustizia: chi ha due tuniche e da mangiare, ne faccia partecipi a chi non ha nulla; chi ha un compito, lo svolga nel servizio e per il bene di tutti e non deve abusare della sua mansione, né maltrattare ed estorcere, né deve essere schiavo dell’ingordigia e avidità (Vangelo). Vogliamo e dobbiamo recuperare la vera gioia, che è nella fedeltà quotidiana e prioritaria dell’ascolto e del servizio della Parola, e sentire e scoprire la presenza salvifica di Dio che “si nasconde” nei segni dei tempi e nei solchi profondi della storia, non per disinteressarsi di essa o per condannarla, ma per fermentarla con la Sua presenza salvifica, che “si manifesta” come gioia ed esultanza per la liberazione piena e definitiva che viene a realizzare.
Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto siate lieti”: sono imperativi e non solo esortazioni!La gioia, dunque, è un nostro dovere di testimonianza, è una missione quotidiana, e non solo “l’abito” della Domenica, perché Dio è la nostra gioia ed è con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20).  La vera e profonda gioia, che ci manca, ci è stata già data ed è già venuta nella grazia della redenzione, operata da Cristo Gesù, figlio di Dio. Dobbiamo deciderci finalmente ad accoglierla, a viverla, testimoniarla e  a comunicarla e condividerla.
La comunione con il Signore
è la fonte della nostra gioia. Il Cristiano non solo deve essere nella gioia, ma deve portare e comunicare gioia, comportandosi in modo che questa sia conosciuta, vista, ammirata, ‘nota’ a tutti e desiderata da tutti!  Il mondo deve conoscerci che siamo di Cristo, fonte e fondamento della gioia e della serenità che sappiamo testimoniare, anche nelle dolorose vicende  della nostra esistenza, e vogliamo comunicare, trasmettere e regalare! “La nostra gioia è il modo migliore di predicare il cristianesimo” (Madre Teresa di Calcutta), di testimoniare la nostra fede, di annunciare Gesù Cristo fonte e datore della vera gioia e della pienezza della pace. La nostra  deve essere  “gioia teologica”, cioè, fondata in Gesù Cristo, frutto del Suo amore e del Suo dono della “pace di Dio, che custodirà i nostri cuori e le nostre menti in Cristo Gesù”. In una parola, l’essere di Cristo e l’appartenere a Lui, l’averLo incontrato e l’essersi da Lui lasciati incorporare alla Sua vita, è tutta gioia vera che nessuno e nulla potrà mai impedire e cancellare dal nostro  cuore e dalla nostra mente, persona e vita.
E noi, che cosa dobbiamo fare”,
allora, per vivere, testimoniare e condividere questa gioia, che nulla e nessuno può toglierci? Prima di tutto, dobbiamo deciderci, finalmente, a convertirci dal “come” e “cosa” dobbiamo “fare”, al “come” e “chi “essere”.  Non basta che in Signore è vicino, bisogna permettere che Egli viva e agisca in noi. Perciò, quando la Sua gioia non è più in noi, è segno che noi non viviamo più per e in Lui. Dobbiamo deciderci a conversione e a raddrizzare le nostre vie per farle combaciare con quelle del Vangelo di Dio, che è Cristo Gesù, a lasciarci guidare e ad abbandonare tutti quei comportamenti estranei e contrari ai Suoi precetti di gioia, pace, amore e salvezza.
La terza Lampada dell’Avvento
, quella della gioia, che è segno della comunione con Chi attendiamo e vogliamo finalmente accogliere, accendiamola nel nostro cuore, e, come essa arde per rischiarare e illuminare, consumandosi a tal fine, così,  la nostra esistenza deve ardere e consumarsi per amore nell’amabilità verso tutti, nella gioia che viene dal Messia, il Figlio di Dio, che chiede la nostra personale disponibilità e la nostra efficace collaborazione, nella grazia della Sua “pace che custodirà i nostri cuori e le nostre menti in Cristo Gesù”.
Perciò, “Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. Il Signore è vicino!

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Ultimo aggiornamento 14/12/2024 - 11:06

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