Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
32a Domenica Ordinaria, 10 Novembre 2024
In verità io vi dico: questa vedova, così povera, Ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri
Gesù
c’invita ad andare “a
lezione”
dalle due Vedove, le due
persone colpite da
estrema precarietà
economica ed
emarginazione sociale e
civile. Appartengono a
quella categoria che noi
chiamiamo “scartati”,
“vuoti a perdere”,
che non possono contare
niente, dire nulla e non
possono, dunque,
insegnare nulla a
nessuno, tanto meno a
noi che rifiutiamo, a
priori, di ricevere
esempi e insegnamenti da
loro! Siamo abituati e
inclini verso coloro che
hanno successo,
detengono il potere
economico, politico,
culturale e religioso,
come se questo potesse
dare autorevolezza ai
messaggi che da questi
propongono!
È Gesù in persona,
oggi, a chiederci di
“osservare” e ascoltare
queste due donne, ad
imparare con umiltà e
disponibilità gli
atteggiamenti giusti
verso Dio, attualizzati
nell’amore verso gli
altri! Non è
spregiudicatezza la
loro, è, semplicemente,
affidamento totale nel
dono totale di sé! Alla
vedova di Sarèpta, il
profeta, affamato e
assetato, chiede acqua e
una focaccia, in un
tempo di carestia! Lei
possiede solo “un
pugno di farina nella
giara e un po’ di olio
nell’orcio” per
sopravvivere per un
giorno. Il buon senso
suggerisce che si
conservi “quel poco” per
sé e per suo figlio per,
poi, attendere insieme
la morte. Ma la Parola
di Dio, pronunciata a
lei dal profeta, è
promessa solenne che
merita credito e fiducia
totale: “la farina
non si esaurirà e
l’orcio dell’olio non
diminuirà!” La
vedova, crede alla
Parola del Signore,
risponde e compie quanto
richiesto dal profeta e,
perciò, “la farina
della giara non venne
meno e l’orcio dell’olio
non diminuì, secondo la
Parola!”
Anche la vedova “delle
due monetine”,
sembra agire in modo
illogico e spropositato:
getta, senza fare rumore
e quasi di nascosto,
nella “tromba” del
tesoro del tempio “tutto
quello che aveva per
vivere”. Getta nel
tesoro le sue ultime
monete e, così, si
affida e dona a Dio la
sua vita. A differenza
dei “tanti ricchi”,
che “ne gettavano
molte”, con fragore
ed ostentata vanità, il
loro superfluo, con la
presunzione di essere
ammirati e lodati dai
presenti, lei, invece,
nella sua miseria di
beni, dona, con fiducia
e amore, “tutto
quello che aveva per
vivere”, dona
l’indispensabile per la
sua vita, tutto quello
che le serviva per
mangiare in quel giorno.
“Il poco”, donato con
tutto il cuore
confidente e generoso,
diventa straordinario e
incalcolabile. Mentre,
“il molto” dei ricchi,
gettato fragorosamente
con arroganza,
presunzione,
ostentazione, risulta
miserabile e
inaccettabile da parte
di Dio. Il comportamento
delle due Vedove, la
loro logica,
mondanamente,
sconcertante e
irrazionale, scova e
smaschera la nostra
smania di apparire e la
nostra triste dipendenza
dalle cose, dalle
ricchezze e dai beni
della terra e il nostro
ipocrita rapporto con
Dio e, quindi, anche tra
di noi.
La loro sconvolgente
fiducia in Dio
e la loro eroica
generosità ridicolizzano
il falso potere dei
nostri miseri egoismi e
comportamenti
egocentrici, vanitosi ed
ipocriti. Le due Vedove,
così povere, ma, tanto
generose e fiduciose,
ci insegnano,
inoltre, a prendere,
senza panico la
situazione presente, in
cui siamo chiamati a
vivere, liberi e lontani
dalla mentalità del
mondo, nei suoi messaggi
insensati, a produrre, a
consumare e ad
accumulare più che si
può da parte dei
pochi e, così,
impoverire ed escludere
tutti gli altri, sempre
più miseri. L’atto
eroico dell’una (Vangelo)
e la fiduciosa
generosità dell’altra (prima
Lettura) ci debbono
insegnare e spingere ad
uscire dalla nostra
situazione di calcolo,
per aprirci al dono, a
liberarci dall’ansia
dell’accumulo e aprirci
alla fiducia, a
rinunciare l’esasperata
previdenza e
convertirsi alla
serenità della
Provvidenza, perché
l’unica sorgente della
nostra sicurezza, del
nostro oggi e del nostro
domani è il Signore
della nostra vita e
Padrone assoluto
dell’universo. Le nostre
sicurezze e la nostra
stessa esistenza,
infatti, non dipendono
dai nostri averi,
accumuli ed
investimenti, ma solo da
Dio, Creatore e Datore
di ogni bene!
Oggi, il confronto è
impietoso
tra la falsa, finta
e ostentata religiosità
(fede) degli scribi e
farisei arricchiti,
spavaldi e presuntuosi
ipocriti, i quali usano
il gesto dell’offerta
per pavoneggiarsi e
sbandierare la propria
superiorità e supremazia
sugli altri, e la fede
della riservata e umile,
vedova povera che dona
tutta se stessa con
l’offerta del suo “poco”
in quantità, ma
ricchissima di amore e
di abbandono in Dio, “che
sostiene l’orfano e la
vedova, ma sconvolge le
vie dei malvagi”
(Salmo). Gesù, che
osserva attentamente e
conosce i pensieri dei
nostri cuori, nel Suo
insegnamento rivolto ai
discepoli, e oggi, a
ciascuno di noi,
smaschera impietosamente
l’ipocrisia arrogante
dei primi, ricchi
boriosi e arroganti, e
presenta l’altra, la
vedova povera, come
modello di fiducia e
di amore oblativo, di
fede e di abbandono
totale e confidente in
Dio, che non si lascia
conquistare dalla
quantità
dell’offerta (denaro,
oro, argento), ma
dalla qualità del
cuore umile e sincero!
Le due vedove, quella di
Zarèpta, che incontra il
profeta, lo accoglie e
lo rifocilla, e quella
che, nel tempio è
osservata speciale da
Gesù, si donano
senza calcoli, senza
pensare ai propri
tornaconti e interessi,
nel dare per amore tutto
quello che hanno per
vivere!
La loro fiducia
incondizionata in Dio
e i loro gesti di
totale donazione trovano
compimento pieno
nell’unico sacrificio di
Cristo, che offre la
sua vita “per
togliere il peccato di
molti” e per “annullarlo”
definitivamente, insieme
all’ultimo nemico: la
morte (Seconda Lettura).
Anche, noi, dunque,
impariamo
dalle due Vedove a
confidare nell’amore
provvidente di Dio, che
“sostiene la speranza
di chi confida nel suo
amore” e cominciamo,
seguendo il loro
esempio, a ”donare
tutto quello che
abbiamo, sull’esempio di
Cristo che ha offerto la
sua vita per noi”
(Colletta alternativa).
Ultimo aggiornamento
09/11/2024 - 09:45
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