Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale,  Paola 1 Agosto 2020

26a Domenica Ordinaria, 29 Settembre 2024

Fossero tutti profeti nel popolo di Dio!
Dio manifesta il Suo amore in modo completamente libero. Nessuno può pensare di circoscrivere il Suo agire salvifico, quasi a volerne disporre a proprio piacimento; come nessuno può minimizzare l’esigenza e la radicalità che la sequela di Gesù richiede e comporta. Gesù in persona continua a dettare i Suoi insegnamenti che conducono a salvezza: corregge l’impulsività immotivata di Giovanni, e impone a tutti gli atteggiamenti equilibrati, capaci d’accoglienza e di comprensione ed ammonisce severamente il discepolo a non essere occasione di scandalo, di inciampo e di ostacolo alla crescita nella fede e al bene degli altri (Vangelo).
Lo stesso comportamento tiene Mosè nei confronti dell’irruente Giosuè: “Magari fossero tutti Profeti nel popolo del Signore”! (Prima Lettura). L’osservanza dei “precetti del Signore, che fanno gioire il cuore”, però, in nessun modo, deve condurre ad esclusivismo orgoglioso e a particolarismi egoistici, ma deve illuminare e farci discernere ciò che è bene e conseguirlo da ciò che è di ostacolo all’amore fraterno e “tagliarlo,  “nel timore del Signore”, che “salva il suo servo dall’orgoglio” (Salmo). Perciò, la dura requisitoria (linguaggio legale) dell’Apostolo Giacomo contro i ricchi sfondati, deve essere vista in tale prospettiva: lo sfruttamento del prossimo, a favore del proprio godimento edonistico ed egoistico, conduce solo ad un fallimento totale della propria esistenza. Il ‘rifiuto’ degli altri, infatti, riduce la vita  a marciume, spazzatura, divorata dalle tarme  e consumata dalla ruggine. (Seconda Lettura).
La Parola di Dio
, oggi, ci rivela il Signore come il Dio della pazienza e della tolleranza, ci aiuta a scoprire il bene, anche “fuori” la Chiesa, ci chiama ad essere profeti e testimoni e non occasione di scandalo all’interno delle nostre comunità cristiane, c’invita a non accumulare ricchezze inique in questo mondo e ci chiede di restare sempre in comunione con Gesù per amare, servire i fratelli e liberarli dai “demoni” del male “nel Suo nome”.

Fossero tutti profeti nel popolo!
Nel Battesimo e nella Cresima tutti abbiamo ricevuto il dono dello Spirito che ci ha abilitati a proclamare, con la nostra testimonianza di vita, la fede nel Signore e siamo stati inviati, quali messaggeri del Suo amore e testimoni del Suo progetto di salvezza. Profeta è colui che annuncia con la propria testimonianza di vita coerente, prima che con le parole! Il dono dello Spirito (Ruah), dunque, consacra e abilita a “profetizzare”, non solo nel  parlare-annunciare, ma, soprattutto nel testimoniare e nel mostrare, con il proprio coerente comportamento, l’agire di Dio in mezzo a noi e far comprendere e vedere agli altri che il Signore è con loro e vuole guidarli a salvezza. Il dono della profezia, dunque, è un carisma non per sé (individuale), ma mira al bene e all’edificazione del popolo, come Popolo di Dio. È dono di Dio, il Quale, però, non si lascia condizionare da nessuno, neanche da Mosè, il Suo mediatore. I Suoi doni, inoltre, non possono essere sottoposti a condizionamenti umani: Dio li dona a chi vuole e quando vuole.
Lo Spirito
ci viene dato per il bene di tutta la Comunità. Lontano da noi,  orgoglio e superbia nella nostra pretesa di voler il monopolio su Dio, nel pensare e credere che chi non è dei nostri e non fa parte del nostro gruppo, non può usare il nome di Gesù per scacciare i demoni! Il vero discepolo, dunque, non deve ingelosirsi di chi, fuori del suo gruppo, compie il bene nel nome di Gesù, anzi deve gioire e aumentare il suo impegno e la sua fedeltà nel compiere la sua missione,  liberandosi da tutto ciò che è di impedimento e ostacolo alla sequela fedele del Maestro, che continua ad insegnare  la verità  dell’essere discepoli, veri e responsabili, e a seguire la logica del Vangelo e porsi dietro di Lui per seguirlo fedelmente e per conformarsi sempre più al Suo agire ed unirsi più intimamente alla Sua Persona.
Il significato della triplice richiesta di Gesù
Per comprendere correttamente quanto Gesù insegna, attraverso le sue severe affermazioni che non vanno interpretate letteralmente. Infatti, una mano, un piede, un occhio che si comportano così, sono comandati e diretti da una mente e da una volontà malata che causano queste anomalie spirituali: bisogna intervenire, dunque, sulla causa del peccato perché a nulla servirebbe tagliare piedi e mani e cavare gli occhi! Dunque, la richiesta di Gesù riguarda la conversione di tutta la persona, di tutta la sua vita. Gesù, non chiede la mutilazione delle membra del corpo, ma una profonda conversione del cuore e delle mente, come ha chiesto, a Zaccheo, reo confesso di furto, non di tagliarsi la mano, ma ha preteso un vero taglio profondo con la precedente vita disonesta.

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Ultimo aggiornamento 28/09/2024 - 09:30

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