Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale,  Paola 1 Agosto 2020

24a Domenica Ordinaria, 15 Settembre 2024

Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua
Fare una bella professione di fede e, poi, non rinunciare a se stessi, non prendere la propria croce e non rimettersi dietro a Gesù per seguirlo nella sofferenza, rifiuti, sputi, insulti e persecuzioni, fino alla morte di croce, continuando a pensare e ad agire “secondo gli uomini” e non “secondo Dio”, non serve a niente, non conduce a nulla, abbiamo fallito in tutto e abbiamo tradito subito quello che abbiamo professato solo con la bocca!
Ora, possiamo meglio comprendere
quanto Giacomo insegna nella Seconda Lettura: senza le opere la fede è morta, come l’ascolto della Parola è sterile quando non la mettiamo in pratica con coerenza e fedeltà. La via della passione fino alla croce, il morire per risorgere, lo svuotarci quotidiano di noi stessi, il purificare e liberare il nostro pensiero dal “pensare secondo gli uomini”, il prendere ogni giorno la nostra croce e seguire Gesù, rimanendogli costantemente dietro, sono atti che scandalizzano anche noi, oggi, che reagiamo, come Pietro, e contestiamo, con i fatti, questo modo di essere e di agire del Messia - Cristo, Figlio di Dio. La Croce, ci è di scandalo, non fa per noi e, perciò, osiamo ribellarci al Figlio di Dio, suggerendogli la nostra strada da seguire, anziché metterci dietro di Lui e seguire la Sua Persona che conduce, attraverso sofferenza e morte, a risurrezione e a vita eterna!
Il nostro pensare e agire
“secondo gli uomini” non è vera fede, che, invece, consiste, nel pensare secondo Dio, eseguire i Suoi comandi con fedeltà assoluta, sapendo che Egli ci è sempre accanto e vicino per trasfigurare le nostre debolezze in fortezza, le nostre sofferenze in dono redentivo, le nostre croci quotidiane in gloria e la nostra morte in risurrezione! Fede è fidarsi, pensare secondo Dio, agire secondo i Suoi disegni, guardare oltre gli angusti orizzonti umani, intravedere, oltre la morte in croce, la luce della Risurrezione. Non è cosa da poco, la Fede! Non si costruisce da sé e per sé! È dono che viene dall’alto. A noi resta solo il compito di ascoltare la Parola, che ci rivela e propone il Mistero della Croce (Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione), al quale consegnare la propria vita, svuotandola dal nostro io, che ha preso il posto di Dio, per spenderla per gli altri, come ci ha insegnato e ha fatto il Messia, l’Unto e il Consacrato, il Figlio di Dio che continua a donarsi a noi e ad interrogarci ancora “Ma voi, chi dite che io sia?” Domanda quotidiana alla quale dobbiamo rispondere personalmente e comunitariamente, senza delegare altri, senza giri di parole e con fedeltà. Non basta la risposta di Pietro, vera, ma non completa e non del tutto coerente, in quanto Pietro continua a pensare ancora “secondo gli uomini e non secondo Dio”. È necessaria la risposta personale di ciascuno di noi, chiamati da Gesù a seguirlo, restando sempre dietro di Lui, dopo esserci svuotati di noi stessi e aver preso la nostra croce per percorrere, seguendo i Suoi passi fino ad arrivare ai piedi della croce e completare il cammino della  nostra fede, insieme con il Centurione: “Questi davvero era il Figlio di Dio” (Mc15,39).
Così, Gesù precisa e detta
le necessarie condizioni per diventare e essere Suoi veri discepoli: rinnegare se stesso,  prendere la propria croce, mettersi dietro a Lui e seguirlo fedelmente, donando e spendendo la propria vita per quanto Egli insegna nel Suo Vangelo. Perciò, chi vuole seguirLo deve porsi “dietro” di Lui, rinnegare se stesso, prendere la croce, donare la propria vita, se vuole salvarla, spendendola per gli altri. Più chiaro di così! Nessuna altra interpretazione e nessun altro adattamento! Bisogna eseguire, senza nulla aggiungere e nulla togliere! Non c’è altro modo di divenire ed essere Suoi veri discepoli e non c’è altro percorso, per non fallire e perdere definitivamente la propria vita!
L’Apostolo Giacomo
, oggi, ci esorta e ci invita a mostrare e testimoniare la nostra fede nei fatti e non solo nelle parole, come Giovanni chiede di non amare soltanto “a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità” (1 Gv 3, 18). Solo con la piena e fedele corrispondenza tra il nostro dire e il nostro fare, tra il nostro credere e il nostro agire cristiano, sapremo e verificheremo la verità e l’efficacia della nostra fede, provata e autenticata dalle Sue opere di amore che trasformano e santificano la nostra vita.
Oggi, la nostra fede
è morta, perché non genera amore; la nostra professione di fede non è autentica e valida, perché ci limitiamo a rispondere a Gesù solo con la lingua, “Tu sei il Cristo”, senza seguirLo, imitarLo  e senza accettare la Sua croce e la Sua morte.
Non basta, dunque
, professare solo “Tu sei il Cristo!”, ma bisogna testimoniare e vivere la fede nel Cristo Crocifisso! Anche noi, come Pietro, usiamo parole giuste, per professare la nostra fede nel Cristo, ma i frutti e le opere dove sono?.

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Ultimo aggiornamento 13/09/2024 - 19:0
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