Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale,  Paola 1 Agosto 2020

14a Domenica Ordinaria, 07 Luglio 2024

E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì
L’Evangelista Marco, dopo aver mostrato la potenza della fede nella tempesta sedata, nella guarigione dell’Emorroissa e nella “rianimazione” della fanciulla morta (“addormentata”), ora, evidenzia come l’assenza di fede impedisca ogni prodigio-rivelazione. Con l’Emorroissa e Giairo, persone di fede crescente, Gesù può compiere ciò che nessun altro avrebbe potuto fare; con i compaesani, supponenti e presuntuosi, invece, Egli “non può”, perché impedito dalla loro incredulità e di fronte al loro rifiuto, Egli non vuole imporsi! Perciò, l’amore tenero e compassionevole di Gesù, nella sua Nazaret, poté agire solo su pochi ammalati che gli hanno creduto!
La caparbia supponenza
e orgogliosa incredulità dei Suoi conterranei, impediscono a Gesù di operare prodigi e segni ed essi restano increduli, avvitati su loro stessi a crogiolarsi nei propri dubbi e a fermarsi alla solita tormentata e sterile domanda: come è possibile che sia Lui il Messia? Le loro domande solo retoriche, prive di senso e incapaci di proiettarli oltre le loro chiusure e le loro false e accomodate certezze e funzionali convinzioni. L’incredulità lega e blocca le mani a Dio! La mancanza di fede è restare chiusi e imbrigliati nei propri schemi, che si fondano sulla propria misera sapienza carnale, senza osare ad andare incontro ai rischi e agli incerti della fede! “Lì non poteva compiere nessun prodigio!”
Senza fede
, nessun segno e nessun prodigio! La fede precede e rende possibile “i segni”, non questi generano la fede, la quale nasce solo dall’ascolto e cresce solo nell’obbedienza alla Parola. Il verbo all’imperfetto dice impossibilità duratura. L’ottusa incredulità impedirà sempre a Gesù di fare ciò che vorrebbe compiere a nostro favore. E, perciò, per la loro incredulità e durezza di cuore, “lì non poteva compiere nessun prodigio”! Dio, infatti,  non vuole ridurci a marionette nelle Sue mani onnipotenti. Egli vuole essere scelto, non subìto! E Gesù, Figlio di Dio, il Messia mandato e venuto a salvarci, non si impone, si offre, vuole essere scelto liberamente, vuole essere accolto consapevolmente. La salvezza, come ogni altro dono, che Egli è venuto a portare e propone all’uomo, può avvenire e compiersi solo se questi l’accoglie liberamente e vi corrisponde con dedizione e fedeltà. L’iniziativa è sempre di Dio, Egli va incontro all’uomo e gli dona anche la grazia di corrispondervi, ma nulla può fare, senza la sua accoglienza e il suo consenso: “Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te” (S. Agostino, Sermo CLXIX, 13). Anche i nostri Genitori ci hanno generato senza il nostro consenso, ma senza la nostra collaborazione, mai potranno educarci e formarci a divenire vere persone.  In una parola: Dio offre sempre la Sua salvezza, ma vuole trovare corrispondenza piena e libera da parte delle Sue creature per poterla realizzare! Da parte di Dio, la salvezza è sempre offerta, però, non sempre è accolta da parte dell’uomo. Infatti, proprio i suoi compaesani respingono Gesù e si , scandalizzano di Lui perché secondo loro le Sue parole e le Sue azioni non corrispondono al Messia che essi aspettano: Gesù è uno di loro, perché non presenta le grandi qualità del Messia atteso, non può essere Lui, anche se qualcosa di strano e di diverso hanno notato in Lui: parla bene e compie prodigi! In questo loro modo di procedere, inciampano sulla via della fede e diventano “pietre di inciampo” alla salvezza che Gesù vuole offrire loro. Chissà quanto Gesù avrebbe voluto realizzare per i Suoi compaesani e per la Sua Nazareth! Ma, l’incredulità e la durezza del loro cuore Glielo hanno, irresponsabilmente,  impedito.
Oggi, come ieri
, proprio Noi, che ci sentiamo “i più vicini” (compaesani) a Gesù, rischiamo di non incontrarLo mai: quando Lo accettiamo come uomo e dimentichiamo che è vero Dio; quando del Suo Vangelo prendiamo solo ciò che ci piace, che corrisponde alle nostre idee e ai nostri modi di pensare e vivere. Ogni credente, perché battezzato, è scelto e chiamato e inviato da Dio, come Ezechiele al Suo popolo, “figli testardi dal cuore indurito”, a riportare e annunciare la Sua parola perché ciascuno di noi possa conoscere e sperimentare la Sua presenza fedele  e costante nella propria esistenza e nella storia di tutti noi. Con il Salmista, riconosciamo anche noi la nostra debolezza e incostanza nell’essere “servi fedeli” della Sua alleanza e, con umiltà e fiducia, eleviamo i nostri occhi a Dio e apriamo i nostri cuori alla Sua infinita misericordia. Come Paolo, provato nella sua carne (vita) dalla “spina” inflittagli da persecuzioni, tribolazioni, insulti, calunnie, oltraggi e angosce a causa del suo ministero ricevuto da Cristo, sperimentiamo nelle nostre debolezze, limiti e caducità, la presenza operante e potenza liberante di Dio che trasforma, con la Sua grazia, le nostre vulnerabilità in fortezza e le nostre sconfitte in vittoria, nella potenza di Cristo che dimora e agisce in noi. Seguiamo il Messia umile, mandato da Dio fedele, a salvare il mondo dal suo peccato, lasciandoci liberare da ogni chiusura al Suo amore, come i Suoi compaesani scettici e increduli, che non lo riconoscono Messia, impedendoGli, con la loro incredulità e durezza di cuore, di operare alcun prodigio nella Sua amata terra.
Il fascino della Persona di Gesù
e la bellezza efficace della Parola di Dio ci raggiungono in questa Eucaristia, ci fanno scoprire che anche noi, almeno tante volte, non accogliamo il dono e la chiamata alla conversione e, rifiutando la Sua “grazia” e il Suo amore, restiamo prigionieri del nostro peccato e,  accecati dalla nostra presunta conoscenza di Lui, supponenza colpevole che indurisce il cuore e ci impedisce di aprirci ed accogliere il Messia, Figlio di Dio e nostro Fratello, Redentore e Salvatore
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Ultimo aggiornamento 07/07/2024 - 23:42

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