Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale,  Paola 1 Agosto 2020

Giovedì Santo in Coena Domini, 28 Marzo 2024

Avendo Amato i suoi, che erano nel Mondo, lì amò fino alla fine
Il Giovedì Santo, come Prologo, apre il Triduo Pasquale  cuore della Liturgia, perché Memoriale della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo. E’ nei giorni del Triduo, infatti, che è racchiuso il cuore e l’essenza di tutta la fede cristiana. E’ nelle Celebrazioni di questi Misteri il fondamento della fede in Gesù Cristo, morto e risorto per la salvezza dell’umanità.
Le Celebrazioni del Triduo
formano un’unica liturgia: la Messa in Coena Domini, infatti, non si conclude con ”la Messa è finita”, ma continua nel silenzio; come anche la Solenne Azione Liturgica del Venerdì non inizia con il Segno della Croce e si conclude, ancora in silenzio; come nel silenzio inizia la Solenne Veglia e si conclude, finalmente con il saluto e la missione finale. Il Triduo Pasquale costituisce, pertanto un’unica Solennità, la più importante di tutto l’Anno liturgico: Inizia con i Vespri del Giovedì Santo e la Celebrazione della “Cena del Signore” e si conclude con i Vespri del giorno di Pasqua.
Tre giorni, una Festa unica per celebrare il Mistero Pasquale. Giovedì Santo, la Pasqua rituale. Venerdì Santo,  la Pasqua di Passione; nella Veglia, la Pasqua di Risurrezione. Cristo è Crocifisso (Venerdì). Cristo sepolto, dimorando nella morte, è solidale con l’uomo (Sabato). Nella Veglia e nella Domenica di Pasqua Cristo è il Risorto. Celebriamo la Pasqua del Signore che è la nostra Pasqua! Dunque, i tre Giorni, se pur distinti, costituiscono un’indissolubile unità. E non possono essere separati: il Venerdì è vuoto, cieco e senza senso, infatti, senza il dono di Sé che Gesù fa nella Cena del Giovedì e senza l’alba della Risurrezione. Anche il Giovedì Santo, la Cena del servizio e del dono per amore, svanisce, consumandosi nel puro sentimentalismo e vuota teatralità, se non si realizza nel dono del servizio e del dono reale del corpo di Cristo sulla croce del Venerdì. E il Giovedì e il Venerdì sono vuoti e non hanno senso compiuto, senza la Domenica della Risurrezione.
La Celebrazione del Giovedì Santo si snoda attraverso due gesti e segni: lavanda dei piedi: il comando del servizio (Vangelo); pane spezzato e vino versato: il comando del dono di sé! (seconda Lettura) Il segno del pane c’è ed è altamente significativo! Pane spezzato per la vita del mondo; Vino versato per una nuova eterna universale Alleanza. Oggi, Giovedì Santo, celebrando la Cena del Signore che, nel Suo immenso amore, rivela l’infinita misericordia del Padre: prima lava i nostri peccati per purificarci e renderci degni di essere nutriti dal Suo Corpo spezzato per noi e di essere dissetati con il Suo Sangue versato per noi. Come quella memorabile Cena aiutò i discepoli a comprendere cosa sarebbe avvenuto al Maestro, ora, aiuta la Chiesa a capire e a partecipare alla stessa sorte del Maestro e Signore. “Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri”: icona sconvolgente per i discepoli di tutti i tempi nella donazione totale nel servizio di carità fraterna. Seguiamo passo passo, e con tanto amore, Gesù nella nella Sua Passione, fino a contemplarlo sul Calvario, innalzato sulla Croce, per poter cantare, il mattino di Pasqua, la vittoria e la gioia della Sua Risurrezione. Giovedì Santo, nella Lavanda dei piedi, rinnoviamo il nostro servizio per amore seguendo l’esempio di Gesù che ci comanda di fare altrettanto con gli altri. Questo primo giorno celebra gli eventi del Cenacolo, che saranno compresi pienamente solo alla luce del Mistero Pasquale, Memoriale che riattualizza la Sua salvezza  pasquale.
Memoriale” (Zikkaron) si applica in modo specialissimo alla Pasqua, con lo scopo di impedire che azioni di salvezza di Jhwh possano essere dimenticate ma possano essere ri-attualizzate, anno dopo anno. Come, nella notte di Pasqua, Israele, facendo memoria delle opere di salvezza di Jhwh, ”si ricorda” che Jhwh lo ha eletto e scelto come Suo popolo, così, la Chiesa, nel suo radunarsi per fare Eucaristia, fa memoria di quella Cena, che ci pone in comunione d’amore con Cristo Risorto, il Signore della Vita!  Egli ci ha amato tanto da farsi nostro Servitore, si é donato fino in fondo, senza riservare nulla per Sé, ha donato e spezzato la Sua Persona perché noi diventassimo Suo Corpo.
Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, amando sino alla fine i Suoi che erano nel mondo, offrì a Dio Padre il Suo Corpo e Sangue sotto le specie del Pane e del Vino e li diede agli Apostoli in nutrimento e comandò loro e ai loro successori nel sacerdozio di farne offerta” (Paschalis Sollemnitatis, 46-47)
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Ultimo aggiornamento 27/03/2024 - 19:02

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