Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
2a Domenica di Quaresima,25 Febbraio 2024
Questi è il figlio mio, l’Amato: ascoltatelo!
Domenica
scorsa
siamo stati spinti
nel deserto, luogo
della preghiera e della
tentazione, insieme con
Gesù, che ci ha
insegnato a pregare e a
vincere ogni tentazione
al male; oggi, Gesù ci
prende “con Sé” e ci
conduce con Lui sul
monte, anch’esso
luogo di prova
e, nello stesso
tempo, di
manifestazione della
Sua identità di Figlio
di Dio e dell’accorato
comando da parte del
Padre a ciascuno di noi
ad ascoltarLo e
seguirLo. Dal
deserto della Sua
vittoria sulla
tentazione e sul male,
Gesù, oggi, ci porta con
Sé, sul monte santo per
farci intravedere, sul
Suo volto luminoso, la
gloria promessa da Dio a
quanti accolgono, nella
fiducia totale, la Sua
Alleanza e la vivono
nella fedeltà
dell’Ascolto della Sua
Parola e nel Servizio ai
fratelli. Se l’Alleanza,
infatti, è dono offerto
con gratuità
unilaterale, esige una
risposta proporzionata e
necessita di una
corrispondenza coerente
e responsabile!
I Testi delle tre
Letture
d’oggi ci fanno prendere
coscienza dalla
distanza tra i
nostri progetti e
quelli di Dio, tra
le nostre attese
e il modo di fare
di Dio, tra le nostre
vie e quelle di
Dio. Entrare nel
progetto di Dio non
è proprio facile: c’è
sempre qualcosa
da abbandonare, da
lasciare. E poi,
soprattutto, bisogna
fidarsi per cederGli,
come Abramo che
lascia la sua
terra, il suo
clan, per dirigersi
verso un’altra
terra, quella che il
Signore gli mostrerà e ,
oggi, nell’obbedienza
della fede e la certezza
che “Dio provvederà” a
tutto, per la seconda
volta, obbedisce al Suo
comando, sale sul monte
Moria a sacrificare
Isacco, il figlio della
promessa della numerosa
sua discendenza.
Abramo, dunque, provato
nella sua fede, offre a
Dio il figlio Isacco,
riconoscendo che è Suo
dono e non un suo geloso
possesso, offre anche se
stesso a Dio, che non
vuole sacrifici umani,
ma la sua obbedienza di
fede, gli risparmia
Isacco e gli promette
benedizione e
discendenza numerosa “come
le stelle del cielo e la
sabbia del mare”.
Abramo accetta il
rischio della fede,
fidandosi pienamente
del suo Dio, nella
certezza “che Egli
provvederà”, il
Quale, infatti, al
culmine della prova, gli
risparmia il
figlio, con una promessa
più grande della
prima, per la sua
obbedienza e fiducia: “perché
tu hai fatto questo, Io
ti colmerò di
benedizioni e renderò
più numerosa la tua
discendenza”.
Dio condanna i sacrifici
umani, in
quanto Autore della vita
e sorgente di ogni
benedizione. Egli,
Creatore e Padre, non
vuole la morte delle
Sue creature e dei Suoi
figli, ma garantisce
loro vita e benedizione.
Con Abramo, anche
noi diveniamo
capaci di affidare,
senza condizioni, la
nostra vita e il nostro
futuro a Dio e con
Cristo Gesù, vogliamo
partecipare alla
beatitudine della Sua
trasfigurazione e
alla gloria della Sua
risurrezione passando
attraverso la passione e
la morte, camminando
dietro a Lui sulla via
che porta alla Croce.
Nella Sua
Trasfigurazione Gesù,
“dopo aver dato ai
discepoli l’annunzio
della Sua morte, “sul
santo monte manifestò la
Sua gloria e chiamando a
testimoni la legge
(Mosè) e i profeti
(Elia) indicò agli
Apostoli che solo
attraverso la passione
si giunge al trionfo
della risurrezione”
(Prefazio).
Con la Sua
“Trasfigurazione”,
Egli vuole istruire e
incoraggiare i Suoi
discepoli smarriti e
spaventati, li vuole
fortificare di fronte a
ciò che Gli accadrà,
nello scandalo e nel
dramma della Sua
passione e morte. Vuole
consolarli e
assicurarli, attraversò
il suo Volto,
trasfigurato, che anche
la sofferenza umana, il
dolore, la stessa morte,
saranno trasfigurati, in
Lui e, per mezzo di Lui,
in gloria e vita eterna.
Gesù vuole anche
assicurarci che tutte le
condizioni dolorose
della vita, sono, ora,
già superate e
arricchite, in Lui,
trasfigurato e
proclamato Figlio amato
da ascoltare, di una
nuova luce di grazia e
di speranza, quella
dell’amore del Padre che
ci chiede di ascoltarLo,
per poterLo seguire
fedelmente e
fiduciosamente sul
cammino necessario della
croce per essere
introdotti, insieme con
Lui, nella Sua gloria.
Con il suo Volto
luminoso e glorioso,
Gesù ci anticipa e
annunzia la nostra
gloria, quando noi
saremo come Lui, quando
saremo uniti per sempre
a Lui. Allora, non
basta entrare, una
volta per
tutte, nel Progetto
di Dio, ma bisogna
restarci! Pietro,
siamo tutti Noi, che non
sappiamo quello
che diciamo, perché
anche noi siamo “afferrati
dallo spavento”,
come i tre discepoli,
perché ancora
incapaci di
metterci nelle mani
di Dio, di accettare
di lasciarci
sorprendere e guidare
da Lui, anche quando
le Sue vie sembrano
contrarie al
nostro modo di
pensare e di vedere.
Questa è anche la
nostra storia. Allora,
per noi deve iniziare
la metanoia
quaresimale, perché
resi dal Padre figli nel
Figlio, grazie alla Sua
morte, risurrezione e al
suo
Spirito, cominciamo
finalmente a
corrispondere al Suo
infinito amore che tutto
ci ha donato, fino a
sacrificare il Figlio
amato per la nostra
redenzione e salvezza!
Senza sacrificio, non
può esserci amore!
L’amore vero, quello che
non finisce mai, è solo
oblativo e
sacrificale.
Deve essere stato bello,
Gesù, vederti in volto,
splendente di bellezza e
di luce: anch’io, come
Pietro, avrei desiderato
fermare il tempo! Deve
essere stato bello,
Gesù, udire la Voce del
Padre che invita ad
ascoltarti, quale unica
Parola di vita e di
salvezza: avrei, anch’io
voluto, come i
discepoli, fermarmi in
quell’attimo infinito!
Ma a me, come a loro,
che quel giorno salirono
con Te sul monte, Tu
chiedi di scendere a
valle per riprendere la
strada che da
Gerusalemme, porta
all’altro monte, il
Calvario, Altare della
vera e definitiva
offerta della Tua vita “per
tutti noi”. Perché
Dio, Tuo e nostro Padre,
non vuole la
morte delle Sue
creature, ma vuole
garantire loro vita
e benedizione.
Ultimo aggiornamento
24/02/2024 - 10:53
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