Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale,  Paola 1 Agosto 2020

4a Domenica Ordinaria, 28 Gennaio 2024

Taci! Esci da lui!
Che è mai questo? Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!
Il Vangelo di Marco vuole presentare la Persona di Gesù nella Sua Missione, attraverso le Sue parole di verità e la Sua autorità nei Suoi insegnamenti e la Sua potenza nelle Sue azioni di liberazione e opere di salvezza.
Nel Brano odierno
, definito anche la “Giornata di Cafarnao”, Egli vuole manifestare la Sua potente autorità (exousia) nell’insegnare e nel guarire-liberare dal male. Così, Gesù inaugura e rende presente il Regno di Dio e l’uomo viene liberato dalla schiavitù del suo male. Il giovane Rabbì affascina subito tutti con il Suo fecondo insegnamento, spiega la Scrittura con una chiarezza e limpidezza, con una “autorità” che può venire solo da Dio!
Il Suo parlare è diverso da quello degli scribi (i predicatori della Legge, ordinati a quarant’anni e, quindi, ritenuti maestri infallibili!) e la Sua Parola, che non è secondo la tradizione degli antichi, né un precetto e una dottrina di uomini. È Parola eterna e divina la Sua, che costringe lo spirito impuro a uscire allo scoperto, non può nascondersi più, è stato trovato e smascherato, nelle sue astuzie contro la verità, non può più possedere la libertà e la dignità di quell’uomo che ascolta la parola di Gesù: Taci ed Esci! Devi solo tacere! Devi uscire immediatamente da quest’uomo! Gesù non discute, non entra in dialogo con il maligno, ma ordina, comanda, gli intima di lasciare subito quell’uomo e di sparire per sempre! Meraviglioso Gesù, luminoso Maestro che insegna, agendo e opera, annunciando. Separa il male dall’uomo, non identificandolo con esso. Il grido dello spirito impuro che “uscì” dall’uomo, straziandolo, ma solo per l’ultima volta, è l’urlo della sua sconfitta definitiva e il riconoscimento che con il Figlio di Dio non c’è nulla da fare! Gesù, Insegna con autorità e agisce con potenza e sapiente autorevolezza!

Mosè, nella prima Lettura
, annuncia che il Signore Dio sta per mandare un Suo profeta al quale il popolo dovrà prestare ascolto attento e pronta accoglienza, per conoscere la Sua volontà salvifica e porla in atto, mediante docile obbedienza. Chi conferisce autorevolezza al profeta è Dio, perché Egli lo ha scelto, eletto, consacrato e mandato a portare al Suo popolo le parole che Egli gli ha posto sulla sua bocca, perché le annunci e le comunichi al Suo popolo in Suo nome. Il vero profeta è tale, dunque,  proprio perché parla a nome di un Altro!
Come nel Vangelo
, l’Apostolo Paolo, nella seconda Lettura, presenta il tempo come kairòs, “grazia”, cioè, occasione propizia e limitata e, quindi, da non perdere ma da accogliere ed attualizzarla subito. Inoltre, prosegue Paolo, nella prospettiva certa dell’incontro con Cristo, il mondo, con la “sua scena” , non può e non deve assumere il valore assoluto, ma deve essere sempre messo in relazione con l’Eternità. Non è decisivo, quindi, l’avere moglie o l’essere celibe, il piangere o il godere, il comprare o il vendere; è decisiva l’unione con Cristo! In sintesi, l’Apostolo vuole liberare i suoi fratelli cristiani, sia dalla schiavitù delle cose del mondo, ma anche dalla fuga dal mondo: “passa la scena di questo mondo” (v 31), per il vero e autentico credente non significa né fuga dal mondo schiavitù, ma costante missione e perseverante impegno a vivere ed operare in Cristo nel tempo, in vista dell’eternità, accogliendone e valorizzando ogni occasione buona e favorevole (cfr. anche Ef. 5,16; Col 4,5).
Noi, oggi
, chiamati a stupirci quando Gesù ci rivolge la Parola, sappiamo meravigliarci e ci lasciamo coinvolgere dalla potenza efficace  del Suo agire salvifico e del Suo amore fedele e misericordioso? (Vangelo).
Serviamo e amministriamo, con responsabilità, fedeltà e venerazione, la Parola di Dio a noi affidata? Le prestiamo semplicemente la nostra voce senza sostituire la Parola di Dio con le nostre parole? (Prima Lettura). Ascoltare la Voce del Signore, senza indurire il cuore e sappiamo obbedirgli con docilità e fedeltà? (Salmo). Cerchiamo di distaccarci da tutte quelle cose e da tutte le preoccupazioni umane, che potrebbero distrarci e separarci dalla relazione vitale con il Signore? Siamo più preoccupati delle cose del Signore o di quelle mondane che ci possono allontanare da Lui? (Seconda Lettura).
La fedeltà al Signore
è la verifica e il punto d’incontro, di tutte le diverse forme di vocazione. La risposta pronta, perseverante e generosa alla chiamata, qualunque essa sia, è la strada maestra della santità di vita che tutti siamo chiamati a perseguire
.

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Ultimo aggiornamento 21/01/2024 - 23:22

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