Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
26a Domanica Ordinaria, 1 Ottobre 2023
Che ve ne pare? Chi dei due ha compiuto la volontà del Padre?
La giustizia di Dio
non segue la logica
retributiva e
meritocratica, ma è
fedeltà e misericordia e
l’obbedienza fino alla
morte di croce e l’amore
senza misura del Figlio
amato ne sono la piena
rivelazione e la
definitiva conferma e
dimostrazione. Dio
fedele, Padre
compassionevole e
misericordioso “non
vuole la morte del
peccatore, ma che si
converta e viva” (Ez
33,11). Dio, nella Sua
misericordia infinita,
sempre offre la
possibilità di
riflettere e di pentirsi
e per compiere questa
Sua volontà: la salvezza
di tutti! Perciò, “Non
fate nulla per rivalità
o vanagloria, ma
ciascuno di voi, con
tutta umiltà, consideri
gli altri superiori a se
stesso. Ciascuno non
cerchi l’interesse
proprio,, ma anche
quello degli altri”(Fil
2, 3-4). Il “modo di
sentire” e di “agire”
dei cristiani, infatti,
si fonda sulla relazione
profonda e vitale con
Cristo, che ci libera
dall’auto-esaltazione e
dall’egoistico
egocentrismo e ci
dispone alla fedeltà e
carità, a cercare sempre
il bene degli altri,
seguendo e avendo in noi
“gli stessi
sentimenti di Cristo
Gesù”, cioè, il Suo
modo di “sentire”
che si alimenta dalla
comunione intima con Lui
che deve guidarci ad
essere e rimanere “concordi”
e “unanimi” e
disporci a rendere “piena
la nostra gioia con un
medesimo sentire e con
la stessa carità” (
Fil 2, 2).
La via
della giustizia
conduce alla vita,
quella dell’ingiustizia,
alla morte. Ognuno di
noi deve scegliere
personalmente quale
strada percorrere e
seguire e, così, decide
del proprio destino di
vita o di morte, di
amore o di odio, di
salvezza o di
perdizione, sia oggi che
domani e sia in terra
che in cielo. Così,
nella prima Lettura,
attraverso la quale
Ezechiele richiama il
popolo alla
responsabilità
etico-religiosa
personale di ciascuno
davanti a Dio. Anche
Paolo, dopo aver
richiamato i membri
della comunità all’unità
fondata sull’amore
reciproco e fraterno,
rivolge loro il vitale
imperativo: “Abbiate
in voi gli stessi
sentimenti di Cristo
Gesù”, cioè,
relazionatevi e
conformatevi
personalmente a Cristo e
pensate e agite sempre
seguendo l’esempio e la
logica della Sua vita e
la rivelazione
paradossale della gloria
di Dio Padre nel Figlio
Cristo Gesù obbediente
fino alla morte e alla
morte di croce.
Gesù,
nella Parabola dei
due figli, rivela la
giustizia di Dio che è
misericordia che apre a
tutti la nuova via del
pentimento e della
salvezza. Il Divin
Maestro oggi, ci chiede,
insieme con i Suoi
interlocutori, di
rispondere e di prendere
posizione di fronte a
due modi contrapposti di
“obbedienza”, quella
formalistica, ipocrita,
accolta a parole, ma
rifiutata nei fatti, e
quella, inizialmente
rifiutata, ma poi,
ripensandoci e
pentendosi, la si vive e
la si compie nei fatti!
Chi, allora compie
effettivamente la
volontà di Dio? Chi dice
“sì” e, poi, “non va” o
chi dice prima “no”, “ma
poi, pentitosi, ci
andò?” Dio, nonostante i
nostri “no”, non ci
rifiuta e continua a
donarci sempre la
possibilità di pentirci,
convertirci e cambiare
vita. Anche la Prima
Lettura insiste sul
fatto che convertirsi è
tornare a vivere: il
Signore non castiga ma
dà sempre nuove
possibilità all’ingiusto
di convertirsi per
vivere ed avverte il
giusto del costante e
reale pericolo che corre
nell’allontanarsi dalla
giustizia e commettere
‘l’iniquità’ che lo
porta alla morte.
Nel
Salmo rivolgiamo la
nostra supplica a Dio
perché si “ricordi”
della Sua misericordia e
del Suo amore, che è da
sempre e per sempre,
perché dimentichi i
peccati della nostra
giovinezza e ci indichi
le “vie” della Sua
giustizia e della vera
conversione e non si
dimentichi di noi, tutti
peccatori, nella Sua
infinita misericordia e
volontà salvifica verso
tutti! Nella Seconda
Lettura, Paolo
esorta i cristiani
all’umiltà: ad essa si
contrappongono gli
atteggiamenti e
sentimenti egoistici (vanagloria,
rivalità, invidie,
cercare l’interesse
proprio) che minano,
danneggiano e
distruggono la vita
comunitaria.
L’ubbidienza a Cristo è
il solo fondamento e
modello della vita
cristiana. La via dell’umiltà
e della carità
passa attraverso
l’assunzione degli
stessi “sentimenti”, il
modo di “sentire” e
“pensare” e “agire” con
la “mentalità” e la
“logica” di Cristo Gesù,
il quale divenne
uomo,
spogliando se stesso e
rinunciando ai privilegi
divini, passò attraverso
la passione e la morte
in Croce e per questo
Dio lo ha ‘innalzato’,
quale Signore glorioso
ed assoluto, su ogni
realtà terrena e
celeste.
“Ma
poi si pentì e vi andò”
(Mt 2129b). Il
pentimento e la
conversione non
partono dalla conoscenza
della Legge che
prescrive norme
comportamentali
esteriori, ma hanno
radici nel “cuore” che
sa riconoscere nella
persona che dona la
Legge, non un padrone
ma, un padre che vuole
far felice i figli,
anche se il suo comando
richiede loro fatica e
sacrificio. La legge
naturale e quella
scritta ci sono date
perché possiamo vivere
rettamente.
Pentirsi
per credere: vuol
dire non coltivare la
presunzione di ritenersi
giusti, retti, santi
secondo un proprio
giudizio! La coscienza
di essere giusti a
modo proprio
preclude ogni
possibilità di
pentimento e di
conversione. Siamo tutti
peccatori perciò tutti
dobbiamo pentirci e
convertirci a Colui che
solo rende giusti,
retti, santi e salvati:
Dio Padre (cfr Lc
9,14-18: Fariseo e
Pubblicano)..
Ultimo aggiornamento
30/09/2023 - 08:11
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