Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
22a Domanica Ordinaria, 3 Settembre 2023
Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà
La
Parola di Dio
di questa Domenica ci
indica la “Via della
Croce” come unica
condizione per seguire
fedelmente Gesù e ci
sono date le regole
chiare ed
essenziali per poter
divenire Suoi discepoli,
lasciandoci,
innanzitutto, “sedurre”
e “conquistare”
dall’amore di Dio e
sentire e avere sempre
fame e sete della Sua
Parola (prima Lettura
e Salmo), senza
conformarci alla
mentalità e logica di
questo mondo, per
imparare a pensare ed
agire “secondo la
volontà di Dio” e, così,
poter offrire i
nostri “corpi”,
ossia la totalità
delle nostre persone, “come
sacrificio vivente,
santo e gradito a Dio”,
compiendo il vero e
sincero “culto
spirituale”, a Lui
“gradito” (seconda
Lettura). Inoltre,
dobbiamo “rinnegare” il
nostro “io” superbo,
egocentrico e
possessivo, per “prendere
la nostra croce”,
ogni giorno, per
“seguire” Gesù, fino a
donare la nostra vita,
come e insieme con Lui (Vangelo).
Dunque,
la Liturgia della Parola
ci pone di fronte a
due modi di comprendere
l’esistenza:
vedere e pensare,
giudicare e
agire secondo la
volontà di Dio e non
secondo i criteri
ambigui e i falsi
valori del mondo,
lasciandosi sedurre
e conquistare
dalla Sua Parola e
guidare dalla Sua
luce di speranza e di
vita nuova. Rinnegare
se stessi per
seguire Gesù, dunque,
non è un invito a
cercare la sofferenza
fine a se stessa, ma far
morire il proprio io,
autonomo e carnale, per
conformarsi a
Cristo seguendoLo
fedelmente sulla Sua
“via crucis” per
perdere, spendere
e donare la
propria vita per gli
altri e ritrovarla per
sempre insieme con Lui.
Nella
prima Lettura, il
giovane Geremia,
chiamato e mandato a
denunciare le violenze e
le ingiustizie, non può
se non incontrare
opposizioni, derisioni,
emarginazioni,
umiliazioni e
persecuzioni da parte di
coloro ai quali la
Parola di Dio sconvolge
i propri piani ed
i propri disegni
iniqui e malvagi!
Così, Geremia, dopo l’entusiasmo
iniziale della sua
missione, quando la
Parola del Signore era
per lui “la gioia e
la letizia del suo cuore”
(Ger 15,16), ora,
deriso, odiato,
perseguitato, ostacolato
nella sua predicazione e
sentendosi anche
abbandonato e lasciato
solo dal suo Signore,
deve attraversare
l’amara crisi
vocazionale per una
crescita più matura ed
una ravvivata presa
di coscienza della
sua Missione. Anche egli
passa, come tutti i veri
Profeti, attraverso
il crogiuolo della
necessaria e vitale
purificazione e
attraverso il dubbio
fecondo della mente,
che aprono e formano a
nuova certezza e
più fiduciosa
consapevolezza.
Causa della profonda
sua crisi, buia e
angosciante, è la
tentazione di non voler
“pensare più” a
Dio e non “voler
parlare più nel suo nome”.
Al culmine della
sua profonda e lacerante
crisi, Geremia
riscopre, nel profondo
della sua persona, la
conferma della chiamata
divina! Il suo cuore è
infiammato da un
fuoco irresistibile,
al quale non può opporre
resistenza ed a questo
si riconsegna e
da questo si lascia
di nuovo “divorare” e
si riaccende,
così, nella sua
vita, la passione
per la Parola del
Signore che ritorna
ad essere più di
prima “la gioia e la
letizia del suo cuore”!
Paolo,
nella prima parte
della Lettera, ha
presentato il Mistero
di Cristo che
illumina e salva
il mistero dell’uomo,
ora, nei primi due
versetti del Cap. 12,
invita i Cristiani a
trarne le dovute
conseguenze e ad
assumere
comportamenti morali
coerenti ai valori
proclamati: “il culto”
offerto e gradito a Dio
deve essere vitale
(vivente), perfetto,
santo e
spirituale! Deve
essere tutto
l’uomo ad elevarsi a
Dio, il Quale non
gradisce le nostre
cose, ma, vuole
Noi, non una
parte, ma, tutto
di Noi, non
un po’ di tempo, ma,
tutta la nostra
esistenza, non solo la
dimensione spirituale,
ma, tutto di Noi
(v 1). Il Cristiano
deve, dunque, cambiare
mentalità (metanoia):
non può più conformarsi
alla logica del
mondo, ma, deve iniziare
a pensare e ad agire secondo la Parola di Dio,
che rivela la Sua
volontà e il Suo
progetto, ciò che è
perfetto,
santo a Lui è
gradito! (Seconda
Lettura).
Nel Vangelo,
Gesù spiega, oggi, ai
Suoi chiaramente il
perché “deve”
salire a Gerusalemme:
Egli ‘deve’ compiere
fedelmente la Volontà
del Padre Suo, che è la
salvezza di tutti! A
Pietro, che si ribella a
questa prospettiva
sacrificale, comanda
severamente di non
essergli di “ostacolo” e
di rimettersi alla Sua
sequela, senza più “pensare
secondo gli uomini”,
ma “secondo Dio”.
Poi, a tutti i Suoi
discepoli, detta le
regole e le
condizioni
necessarie per poterLo
seguire: rinnegare
se stessi;
abbracciare, come
Lui, la propria
croce, per seguirLo
fino alla morte,
attraverso la passione,
“perché (gar:
causale-esplicativo)
chi vuole salvare la
propria vita, la
perderà; ma chi perderà
la propria vita per
causa mia, la troverà”.
Dunque, spendere
la propria vita per la
causa di Cristo, è
guadagnarla, ritrovarla
e salvarla (v
25); spenderla
secondo il mondo, è
perdere se stesso (v
26). Ciascuno di
noi, infine, dovrà
rendere conto di sé
e delle proprie azioni
davanti al Figlio
dell’uomo (v 27)..
Ultimo aggiornamento
02/09/2023 - 10:18
Indirizzo email
posta@vivodiparoladidio.it