Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
3a Domenica di Quaresima, 20 Marzo 2022
Io vi dico: se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo
Nella Parola di questa
Domenica, nel bel mezzo
del cammino quaresimale
verso la Pasqua del
Signore, sono almeno
quattro le risposte date
ai nostri interrogativi
che continuano a
dilaniare il nostro
cuore di fronte a tanto
male che si scatena, in
questa nostra storia
presente, attraversata
da fiumi di lacrime e di
sangue, di grida di
angoscia e di suppliche
di speranza!
Chiamati
a rispondere!
Per
ciascuno di noi e per
tutti noi c’è la Sua
chiamata! Dobbiamo
deciderci,
convertendoci, a
rispondere all’amore
paziente e
misericordioso di Dio e
lascarci convertire
dalla Sua misericordia
infinita!
Dio si rivela a
Mosè con il Suo vero
Nome ‘Io Sono’ ‘ci Sono,
ci Sarò’ sempre!
“Esserci”, il Dio
vicino, ma anche
misterioso, diverso e
altro da noi, dal
nostro modo di vedere e
di pensare e di agire;
il Suo nome “Io sono
Colui che Sono”
resta ‘misterioso’, nel
segno di quel roveto che
brucia e non si consuma.
Egli, però, non resta a
guardare l’oppressione
del popolo, ma,
‘osserva’, ‘ascolta’,
‘conosce’ le sue
sofferenze, scende e
interviene, lo libera,
lo guida, lo conduce
misteriosamente, ma,
realmente, con amore
costante e paziente
fedeltà. Dio si rivela a
Mosè, lo interpella, lo
chiama a collaborare nel
liberare il Suo popolo e
nel condurlo e guidarlo
verso il dono della
Terra promessa.
Dio misericordioso,
anche oggi,
continua a chiamare
e mandare
ciascuno di noi a fare
la nostra parte per
liberare i popoli
oppressi e devastati
dalla guerra, fuoco
mortale che può essere
spento solo dal
perdono reciproco,
che apre alla
fratellanza universale,
alla quale Dio ci chiama
e ci manda a realizzarla
come Mosè, inviato al
Suo popolo (Prima
Lettura).
Dio è
pietoso e misericordioso:
perdona sempre tutte le
nostre colpe e risana le
nostre ferite, ci salva
dalla fossa, compie la
giustizia e difende gli
oppressi! Il Suo agire è
pietoso e misericordioso
verso tutti, e a tutti
rivela le Sue vie, come
a Mosè, perché ciascuno
di noi le segua,
rispondendo, con
fiducia, al Suo grande e
paziente amore e cammini
sempre alla Sua presenza
(Salmo 102).
Recuperare la giusta
relazione creaturale e
filiale con Dio,
Creatore e Padre,
rispettare il creato che
ci è stato affidato in
dono e responsabilità,
incontrare il Risorto e
non perdersi nei riti
esteriori, celebrare Dio
per la Sua bontà, la Sua
salvezza, il Suo amore;
non desiderare ‘cose
cattive’ ma cercare il
bene e perseverare nel
discernimento e
nell’assidua vigilanza e
stare attenti a rimanere
sempre in piedi e
guardarsi dal cadere (seconda
Lettura).
Infine, è
Gesù in persona,
a fare sintesi e a
volerci rispondere, con
il brano odierno: Non
giudicate, perché le vie
di Dio vi sovrastano e
superano i vostri
pensieri “quanto il
cielo sovrasta la terra”
(Is 55,9); piuttosto,
prendete coscienza
anche della vostra
responsabilità, diretta
o indiretta, prossima o
remota e, dalle stesse
disgrazie insensate, da
voi che avete provocate
e direttamente e
irresponsabilmente,
‘concausate’;
iniziate, dunque
un’approfondita
revisione di vita tale
da provocare una seria
decisione, da non
rimandare oltre, di
riconversione a Dio, il
quale continua ad agire
con fedeltà, con
pazienza e fiducia. Quei
morti sotto il crollo di
quella torre, ci
insegna, oggi, Gesù, non
necessariamente erano
più peccatori di altri,
come quei Galilei,
uccisi da Pilato. Il
Maestro né li giudica
come ribelli, né tanto
meno li considera come
eroi religiosi! Per Gesù
sono uomini morti
‘schiacciati’ dalla
violenza e
repressione di
uomini omicidi che
seminano solo tragedie,
distruzioni e morte!
Perché, ancora oggi,
siamo ricaduti in questo
abisso e inferno di
violenza, sangue,
distruzione, pianto,
grida e morte? Non ci
aveva detto Paolo, nella
seconda Lettura, che le
mormorazioni, le
ribellioni e le
disobbedienze a Dio del
popolo nel deserto,
erano state scritte per
il nostro ammonimento ‘perché
non desiderassimo cose
cattive, come essi le
desiderarono’ e ‘perciò
furono sterminati?’
E, Gesù, non ci ha
forse, avvertito, per
ben due volte: ‘Se
non vi convertite,
perirete tutti allo
stesso modo’?
Il
Padrone, Dio Padre,
infine, non pianta
l’albero del fico nella
Sua vigna, perché ha
bisogno dei suoi frutti
e, neanche, il solerte
Vignaiolo, il Figlio
obbediente, che lo
coltiva con cura e
fiducia, scavandogli
attorno e arricchendo le
sue radici del Suo
amore, ma è il fico a
dover fruttificare,
perché, altrimenti, è
una pianta fallita!
L’albero è per il frutto
e, se non porta frutto,
è finito ed è
morto! Dunque, urge
la conversione per
costruire la civiltà
dell’amore ed evitare di
perire tutti nello
stesso modo! L’invito
conclusivo di Paolo, “Chi
crede di stare in piedi,
guardi di non cadere”,
risuoni, in questa
Eucaristia, come
pressante e urgente
invito, non più
rimandabile, alla
conversione permanente,
alla vigilanza
perseverante su di sé, e
al sano e sapiente
discernimento degli
eventi tragici e
accadimenti violenti e
letali che oggi, ci
opprimono e angustiano.
Ne va della nostra
salvezza!
Che cosa
ritarda la mia
conversione? Perché
ancora non porto i
frutti per cui sono
stato piantato nella Sua
vigna? Conversione, non
è solo abbandonare la
strada sbagliata per
imbroccare quella giusta
(primo momento), ma è,
soprattutto, avere il
coraggio della fede per
aderire ai misteriosi
disegni di Dio,
rinunciando ai nostri. È
ritornare a Dio, che è
pietoso, ricco di amore
e di misericordia, con
tutto il cuore, l’anima
e la mente.
Ultimo aggiornamento 19/03/2022 - 08:21
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