Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale,  Paola 1 Agosto 2020

8a Domenica ordinaria, 27 Febbraio 2022

Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello
L’uomo buono, dal buon tesoro del suo cuore, trae fuori il bene; l’uomo cattivo, invece, trae fuori il male: la sua bocca, infatti, esprime ciò che ‘dal cuore sovrabbonda’. La trave e la pagliuzza e il cieco, che guida un altro cieco, denunciano una fede solo falsa e simulata, formale, esteriore e non testimoniata nella coerenza e non vissuta nella perseveranza.
Gesù attraverso le due paradossali metafore del cieco che pretende di guidare un altro cieco e della trave da togliere dai propri occhi, prima di poter individuare l’eventuale pagliuzza nell’occhio degli altri, si rivolge a quanti sono chiamati nella Comunità ad essere guide sagge e sapienti dei fratelli, e raccomanda loro di ritenersi sempre alunni e discepoli che ascoltano continuamente il loro Maestro e lo imitano nell’agire, senza ipocrisia e superba presunzione, nella fedeltà ai Suoi insegnamenti per poter trarre dal proprio cuore il meglio di sé, frutti di fraternità, di magnanimità e di solidarietà. Bisogna prendersi cura del cuore! Bisogna svuotarlo di ogni ipocrisia e malvagità, nutrirlo di Parola di Dio per poter produrre amore ed estrarre frutti buoni e preziosi per il bene dei fratelli.
Nei ‘detti’ conclusivi
, del Vangelo di oggi (vv 43-45), il Maestro Gesù, richiama tutti ad essere coerenti tra il nostro essere e il nostro agire e a fare corrispondere, senza ipocrisia, il nostro interiore con il nostro esteriore. Come l’albero buono, non può produrre frutti cattivi e l’albero marcio, mai può fare frutti buoni, e, perciò, ogni albero si riconosce dal suo frutto, perché mai, infatti, si raccolgono fichi dalle spine né tanto meno si vendemmia dai rovi, così, le qualità dell’uomo buono escono dal suo cuore retto e benigno, mentre l’uomo cattivo trae dal suo cuore indurito il male-peccato.
Così, ciò che esce
dalla bocca, sia dell’uomo buono che dall’uomo cattivo, rivela la qualità del cuore (kardiìa), nella sua dimensione biblica, di luogo intimo della persona in tutta la sua unità, in cui conosce, valuta, discerne, progetta, decide e sceglie. È dal cuore che esce, sia il bene, sia il male, e si è cattivi o buoni, puri o impuri, per quello che decidiamo, preferiamo, scegliamo, assecondiamo e generiamo nel cuore (cfr Mc 7,21-23).
Nella prima Lettura
, siamo chiamati ad ascoltare e confrontarci con alcuni ‘detti sapienziali’ che, oggi, riguardano la Parola che, attraverso i simboli del setaccio, della fornace e del frutto dell’albero, misura e rivela l’uomo nelle sue qualità e nei suoi difetti. Nelle sue discussioni e ragionamenti, infatti, si colgono i suoi valori e i suoi difetti. L’esperto e sapiente vasaio, per verificare la consistenza della sua opera, la ‘cuoce’ e le dona la forma definitiva nella fornace ardente. Così, la solidità e saldezza di un uomo emergono dai suoi ragionamenti e valori che esprime con la parola che esce dalla sua bocca, ‘banco di prova’, come solo le parole rivelano i pensieri e manifestano le intenzioni del cuore. Non per questo, però, dobbiamo osare giudicare e condannare gli altri!
Solo la Parola di verità
, che penetra e scruta cuore e mente, può giudicare, perché solo il Signore Dio ‘setaccia’ le nostre azioni, ci purifica dalle nostre impurità e malignità, con e nel fuoco del Suo amore pietoso e misericordioso, consolida la nostra capacità di bontà e di fratellanza, conosce i pensieri del nostro cuore e scruta quelli intimi delle nostre anime, li corregge, li rivela a noi, perché ci convertiamo e ci lasciamo trasformare dalla Sua misericordia infinita.
Con il Salmo
, rendiamo grazie a Dio perché ci fa portare i frutti del Suo amore, piantandoci nella Sua casa e facendoci fiorire nei suoi atri e ci assicura che, anche nella nostra vecchiaia, ci farà essere rigogliosi e ci farà, ancora, portare e dare frutti abbondanti di sapienza e di speranza!
Paolo, nella seconda Lettura, conclude il suo fondato insegnamento sulla risurrezione dei morti, con la sua professione di fede in Cristo che, con la vittoria sulla Sua morte ha ‘inghiottito’ la nostra morte e con la Sua risurrezione, ‘rivestirà, questo nostro corpo corruttibile di incorruttibilità e immortalità’.
La Pasqua di Cristo
è la vittoria sul peccato e sulla morte, è necessario, perciò, rimanere saldi in questa fede e progredire, con generosità e perseveranza, sulla via del bene e della salvezza: crescere, maturare, rimanere e perseverare saldi e irremovibili nella fede, ‘sapendo che la nostra fatica non è vana nel Signore'.

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Ultimo aggiornamento 26/02/2022 - 08:39

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