Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
24a Domenica Ordinaria, 12 Settembre 2021
La Fede se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta
Il
Libro del Profeta Isaia
presenta una
Figura misteriosa, ‘Il
Servo di Jhwh’,
discepolo umile e
obbediente, che ripone
totale fiducia in Dio,
suo Signore, che sempre
gli è accanto, lo
sostiene, lo difende e
gli rende giustizia
contro i suoi avversari,
anche se deve subire
grandi sofferenze. Egli
è la prefigurazione di
Gesù, il Giusto
Innocente che ‘dovrà
molto soffrire, essere
rifiutato, venire ucciso
e, dopo tre giorni,
risorgere’ (prima
Lettura e Vangelo).
È Gesù che salva,
non le opere della
Legge, ha affermato
Paolo, e Giacomo
completa: le opere sono
il frutto della Fede, in
particolar modo, l’amore
del prossimo, la
speranza, la preghiera,
il perdono, il dono
della vita, che bisogna,
però, perdere o spendere
per gli altri, per
salvarla! Perciò, una
fede senza frutti, senza
opere, cioè, è morta! (seconda
Lettura).
Il rapporto vitale
tra la Fede e le opere,
è testimoniato e
insegnato dal Vangelo di
oggi: la fede in Cristo
si manifesta nella Sua
sequela fedele e da
‘dietro di Lui’, e si
concretizza nelle opere
che ne conseguono:
rinunciare a se
stessi, prendere la
propria croce, ‘perdere’
la propria vita
spendendola per il
Vangelo e per i fratelli
e così guadagnarla e
salvarla! Non basta che
Pietro, a nome di tutti
faccia la bella
professione di fede ‘Tu
sei il Cristo’,
ma deve compierla
rinunciando a se stesso
nei suoi giudizi, nei
suoi programmi e
disegni, per ‘pensare
secondo Dio e non
secondo gli uomini’/i>,,
deve decidersi a
caricarsi la propria
croce e mettersi alla
sequela di Gesù
camminandogli ‘dietro’ e
donando la sua vita,
come Egli la sta
donando, per non
perderla!
Gesù, prima di salire
a Gerusalemme per
compiere la Sua
missione, vuole
verificare che i Suoi
discepoli abbiano
compreso veramente la
Sua Identità e Missione.
È troppo facile
rispondere alla Sua
domanda, ‘Ma voi, chi
dite che io sia?’,
con la professione di
fede ‘i>Tu sei il
Cristo’ e, poi,
rifiutare di andare con
Lui sulla strada stretta
del rinnegamento di se
stessi, della croce da
prendere e portare ogni
giorno e della vita da
donare per salvarla! (Vangelo)).
Il ‘Rinnegare
se stesso’, si
compie nell’abbandonare
il mio ‘io’, superbo ed
egoista, nel volermi
liberare da tutti i miei
idoli per diventare ed
essere ‘altro’ capace e
disposto a prendere e
vivere la croce della
mia quotidianità,
faticosa e dolorosa,
seguendo il mio Maestro
e vivendo per il Suo
Vangelo. Il ‘rinnegare
se stesso’ è volersi
spogliare dell’uomo
vecchio (Col 3,9) ed è
l’unica porta che può
farci entrare nel
Mistero Pasquale! Gesù
mi chiede di ‘rinnegare’
‘me stesso’, il mio
orgoglioso ‘io’ per una
libertà superiore e
salvezza piena e
duratura! È un
‘rinunciare’ e ‘perdere’
una/i> parte, per
guadagnare il tutto!!
Un ‘rinunciare’ per
scegliere la parte
migliore che non ci sarà
tolta mai!
‘Prenda
la sua croce e Mi segua’!
Gesù usa il
verbo ‘prendere’ e non
altri verbi, come
‘cercare, accettare,
sopportare’. Con questo
verbo ‘i>prendere’,
il Maestro vuole farci
capire che la croce è la
vita di tutti i
giorni, con i suoi
dolorosi imprevisti,
le sue fatiche e
pene quotidiane!
‘Questa’ croce è
di tutti, e non è,
dunque, una croce
da cercare: è lì dove
siamo noi! Bisogna solo
prenderla con
fiducia in Cristo Gesù,
con il Suo amore e nel
Suo totale abbandono nel
Padre!
‘Perché
chi vuole salvare la
propria vita, la perderà!
Gesù, sommo
Pedagogo, usa la tecnica
degli i>opposti per
rendere più vivo ed
efficace il Suo
insegnamento: chi si
aggrappa al proprio “Io&”,
chi si avvita su se
stesso, chi pone al
centro sempre il proprio
“io” e lo pone come il
fine della vita e,
perciò, si chiude
ermeticamente agli
altri, questo, povero
illuso, sicuramente ha
perso, davvero, la sua
vita, l’ha bruciata,
l’ha distrutta per
sempre, l’ha buttata
via, l’ha spesa per ciò
che non conta e non è
vita!
Invece, ‘chi
perderà-spenderà la
propria vita per causa
mia e del Vangelo,
la salverà’.
Dunque, solo chi
“perde la vita”,
donandola e tutta per
Cristo e il Vangelo, e,
quindi,
per amore dei fratelli,
questi solo la salverà!
‘A
causa Mia e per il
Vangelo’!
Gesù esige un legame
forte e totalizzante con
la Sua persona e per il
Suo Vangelo/i>, che
è un altro modo
per indicarLo e
nominarLo. Perdere la
vita per Cristo
significa trovare la
pienezza della vita, la
somma realizzazione
umana!
Perdere la vita per
Cristo è
rinunciare a fare di se
stesso il valore
assoluto, è decidere di
scendere dal piedistallo
dell’effimera
autoaffermazione per
porre il Signore al
centro della propria
vita e quale ragione e
riferimento unico della
propria esistenza, così
tanto fragile e
vulnerabile senza di
Lui! La totalità
richiestaci da Gesù per
la Sua persona, è la
stessa totalità
sacrosanta dell’amore
che deve essere uno e
indiviso.
Ultimo aggiornamento 11/09/2021 - 08:51
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