Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
5a Domenica di Pasqua, 2 Maggio 2021
Il Padre mio è l’agricoltore io sono la vite vera e voi i miei tralci
‘Dio,
che ci hai inseriti in Cristo come tralci nella vera
Vite, donaci il Tuo Spirito, perché, amandoci gli
uni gli altri di sincero amore, diventiamo primizie
di umanità nuova’ (2a Colletta).
Paolo, dopo la chiamata ricevuta dal Signore che lo
ha fermato sulla via di Damasco, compie la sua
Missione Apostolica tra molte difficoltà ad
inserirsi nella Comunità Cristiana, perché i
Cristiani avevano paura di lui, non credendo ancora
che fosse un discepolo, e deve superare le molte
avversioni e sfuggire ai tentativi di essere ucciso.
Egli però - sottolinea Luca - ‘parlava con
franchezza (parresìa) nel Nome di Gesù’ e la
Chiesa era in pace, cresceva e camminava ricolma del
conforto dello Spirito Santo.
La Chiesa nascente,
dunque, nonostante, era attraversata da incertezze e
paure, ‘con il conforto dello Spirito Santo’, si
consolidava e camminava ‘nel timore del Signore’,
cresceva di numero ed era in pace. È lo Spirito del
Signore a rinvigorire, a far crescere la Comunità
dei discepoli, nel numero e nella concordia, a
guidarla nel cammino della fede e della comunione e
a ricolmarla di gioia e di conforto, fra le tante
prove quotidiane e difficoltà provenienti sia dal
suo interno sia dall’esterno (prima Lettura).
‘Amiamo con i fatti e
nella verità’ (1 Gv 3,18). La fecondità
dell’amore fraterno all’interno della comunità
cristiana è l’essere nella verità, che significa,
essere uniti a Gesù che è Verità per essere
partecipi della Sua forza e della Sua grazia per
poter giungere, così, alla comunione con Dio, che è
Amore. Quindi, la partecipazione alla Sua vita è
possibile e riconoscibile solo attraverso l’amore.
Chi non ama, dunque, non ha conosciuto Dio e,
perciò, rimane nella morte.
Chi crede in Cristo ed
ama, nei fatti, gli altri fratelli,
osserva i Suoi comandamenti che sortiscono un
duplice fine: quello di ‘rimanere’ vitalmente in Dio
e nel Figlio, e quello di ‘ricevere’ il dono dello
Spirito Santo che non solo ci attesta e assicura che
Dio rimane in noi ma ci comunica la grazia di
rimanere anche noi nella fedeltà in Lui (seconda
Lettura).
Vangelo:
Solo chi rimane in Me, porta frutto: solo l’unione
(comunione) profonda e vitale con Cristo, vera Vite,
ci rende Suoi tralci fecondi di frutti di vita e di
salvezza. Come i tralci sono ‘uniti’ alla vite così
tutti noi siamo chiamati ad essere sempre
inseriti-uniti a Lui e ‘rimanere’ in Lui per vivere
una vita feconda e ricca di frutti di amore
reciproco, giustizia universale e uguaglianza
fraterna. Con questa similitudine Gesù rivela e
insegna ai discepoli, che vogliono essere tali, come
sia necessario che essi rimangano sempre uniti a Lui
se vogliono portare frutti.
‘Rimanete in Me’!
Io, tralcio, posso portare frutto solo se rimango
attaccato
vitalmente alla vite, altrimenti, secco, vengo
tagliato e gettato nel fuoco. Rimanere in Cristo per
produrre molto frutto.
‘La gloria del Padre Mio
risplende quando voi portate molto frutto’,
perché rimanete in Me!
Noi tralci, infatti, non possiamo produrre e portare
frutti da noi stessi e separati dalla Vite. È la
vita di Gesù, vera Vite, la linfa feconda che in
noi, produce frutto ed è per la Sua Parola, che
rimane in noi e che noi possiamo portare molto
frutto.
Per questo Gesù, ci invita ad ascoltare la Sua
Parola e lasciarla dimorare in noi e, solo, allora,
qualsiasi nostra richiesta sarà esaudita.
Rimaniamo in
Cristo, vera Vite, per diventare Suoi discepoli e
produrre molto frutto, perché ‘in questo è
glorificato il Padre Suo’ e Padre nostro.
Ultimo aggiornamento 01/05/2021 - 07:46
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