Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
Venerdì Santo, 2 Aprile 2021
Consummatum est!- Tutto è stato compiuto!
Gesù
Crocifisso è Rivelazione e manifestazione dell’amore
infinito che Dio nutre per noi peccatori. La Sua
morte in croce non è avvenuta “a favore o per una
esigenza” di Dio, ma esclusivamente per la nostra
salvezza. Dunque, nessun prezzo preteso da Dio,
nessun tributo ad una giustizia che avrebbe,
impedito a Dio di perdonarci e di offrirci il Suo
amore. La mediazione di Cristo nel suo valore
necessario ed essenziale per la nostra salvezza, non
sta nelle torture e nell’uccisione di Gesù, ma nella
Sua fedeltà alla missione che il Padre gli aveva
affidato, fedeltà assoluta e realizzata per amore e
con amore filiale e obbediente, fino alla morte e
alla morte di croce.
Noi, oggi e sempre,
‘commemoriamo’ le Sue
sofferenze e la Sua crudele uccisione per
ravvivare in noi la consapevolezza di quanto Dio
ci ha amato e ci ama, e per rispondervi
finalmente e concretamente. Se la Risurrezione di
Gesù ci colma di profondissima gioia pasquale,
impedendo a quell’ingiusta uccisone di diventare
motivo di disperazione e di fallimento, non per
questo, le sofferenze assurde e le violenze ingiuste
subite da Gesù devono essere rimosse in fretta e
liquidate superficialmente: le celebriamo nel loro
significato soteriologico e le percepiamo
come ferite aperte nel nostro cuore per un inizio
autentico di conversione e risposta alla Sua
salvezza.
Nel Primo
giorno del Triduo
Pasquale, celebriamo l’atto culminante
del Sacerdozio di Cristo, l’offerta della Sua vita
nel Suo massimo abbassamento (exinanivit!),
al quale corrisponde la Sua massima esaltazione (exaltavit!).
È il giorno del silenzio e del
raccoglimento. Silenzio denso di rispetto,
d’ascolto e d’intima compartecipazione e deve
essere la risposta di adesione della Comunità a
quanto è proclamato, annunciato e celebrato.
Il Venerdì Santo
non celebra il funerale di Gesù e né la
proclamazione della Passione deve essere un
elogio funebre. Ma celebriamo e proclamiamo la
Sua regalità e la Sua vittoria sul
peccato e sulla morte. Anche il colore rosso
dei paramenti ne deve essere un segno efficace di
gratitudine e risposta all’amore.
Celebriamo la Pasqua
come passaggio del Figlio di Dio da questo mondo di
peccato e di morte al Padre, dopo aver redento gli
uomini peccatori e resi figli, nel dono del
sacrificio della Sua vita! Oggi celebriamo la
Passione e la Morte di Cristo nella prospettiva
della Risurrezione: è celebrazione della nostra
salvezza e liberazione di tutti gli uomini dalla
schiavitù del peccato e della morte.
La Celebrazione
trova il suo compimento e il suo pieno significato
nella Veglia Pasquale: noi celebriamo la passione
del Signore, consapevoli che il Risorto è presente e
che la Celebrazione ci fa crescere nella conoscenza
e nella comunione con Lui. Non è, perciò un giorno
di lutto, ma il giorno, dies, dell’offerta
totale di Cristo al Padre. Il giorno in cui Gesù, il
Figlio, offre Sé stesso per tutti noi, a coronamento
di una vita spesa tutta ‘per gli uomini’. Dunque,
bando ad ogni ‘triste’ sentimentalismo e celebriamo
il dono supremo di redenzione e salvezza di Gesù,
attraverso la Sua morte, per ricondurci tutti al
Padre.
Adoriamo la Croce
e lodiamo e glorifichiamo il Signore per la Sua
Risurrezione.
È anche il giorno in cui si fa esperienza drammatica
del “silenzio di Dio”. La Chiesa non celebra
l’Eucaristia e la Croce, da contemplare nel Mistero
che annuncia, ‘domina’ e parla non di paure e di
morte, né di castighi e condanne, ma d’amore
smisurato che vuole convertirci ‘riconciliarci con
Dio’! Gesù si dona, offre Sé stesso, si consegna
alla morte per prendere su di Sé il dolore e il
peccato del mondo. Il Padre non Lo risparmia, per
l’amore supremo di noi, e, al Suo massimo
abbassamento
e
umiliazione, fa corrispondere la massima esaltazione
e glorificazione.
Sotto la croce di Gesù,
ci siamo anche noi con Maria, a
raccogliere e ricevere il Sangue che scende su di
noi e purifica, rigenera e ci offre perdono e vita
nuova. La croce testimonia che Gesù è morto davvero
ed è risorto davvero dai morti! È il segno della
vittoria, piena e definitiva, sul male e sulla morte
anche per noi. Di fronte alla Croce è inutile
cercare vie di fughe: con Essa l’uomo deve fare
inevitabilmente i conti! La Croce, non è più segno
di morte, ma Vangelo, annuncio di speranza e di vita
eterna. Mai dobbiamo dimenticare che la Croce, dopo
la Pasqua, è per noi l’Albero
della vita e della vittoria!
Ultimo aggiornamento 02/04/2021 - 08:35
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