Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
4a Domenica di Quaresima, 14 Marzo 2021
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui
Nel
cuore della Quaresima, questa quarta Domenica prende
il nome di ‘Domenica
Laetare’ dall’Antifona d’Ingresso: ‘Rallegrati,
Gerusalemme... Esultate e gioite, voi che eravate
nella tristezza’. Come la terza d'Avvento, ‘Gaudete’,
questa Domenica ci chiede di esprimere la gioia
interiore dell’uomo nuovo che deve rinascere
dopo la tristezza del nostro peccato, il fallimento
dei nostri progetti, perché non conformi a quelli di
Dio.
La Parola
di oggi, infatti, ci impone e ci chiede un severo
esame di coscienza sulle nostre infedeltà (prima
Lettura e Salmo) che hanno causato la triste e
desolante realtà di questo momento, che sembra
complicarsi sempre più, per scegliere di alzare lo
sguardo su Chi abbiamo crocifisso e cominciare a
credere in Lui e nel Padre, che Lo ha mandato,
dimostrandoci il Suo grande e fedele amore, affinché
noi ci e lasciamo guidare dalla Sua luce e non
vagare più nelle tenebre dei nostri peccati e
rinascere e avere in Lui la vita eterna, cioè, la
Sua salvezza.
Gesù, dialoga
con Nicodemo, e rivela l’amore infinito del Padre
che si annuncia e concretizza nella necessità del
dono del Figlio, innalzato sulla croce per redimere
e salvare l’Umanità infedele e peccatrice affinché
si converta, creda in Lui e abbia per mezzo di Lui
la vita eterna (Vangelo). Certamente è
fonte di gioia immensa e consolante, credere che
il Figlio dell’uomo è stato mandato ed è venuto non
per condannarci, ma per salvarci e che ‘Dio,
ricco di misericordia’, ci ha tanto amato da
farci ‘rivivere con Cristo’: Noi che eravamo
morti a cause delle nostre colpe, per il Suo
immenso amore e, solo, ‘per grazia siamo stati
salvati’. La salvezza non viene e non dipende
da noi, dalle nostre opere, perché nessuno possa
vantarsene, ma è dono e opera di Dio che, ‘da morti
che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con
Cristo per grazia’ e ‘con Lui ci ha anche
risuscitato’. Il cristiano, solo “mediante la fede”,
può accedere alla salvezza, mai, però, meritata
attraverso le opere, ma solo esperienza di “grazia”
e “dono di Dio” (Seconda Lettura).
Il non ascoltare e non obbedire le Parole dei
messaggeri di Dio da parte di tutti i capi, i
sacerdoti e lo stesso popolo, i quali ‘moltiplicarono
le loro infedeltà’, porta alla rovina e disfatta
d’Israele, culminata nella distruzione di
Gerusalemme, nell’incendio del tempio, nella
deportazione dei superstiti nell’esilio a Babilonia
(prima Lettura), luogo del pianto, del
lamento, del rimpianto e del ricordo nostalgico per
Gerusalemme (Salmo).
L’innalzamento sulla
Croce di Gesù (cfr anche Gv
8,28;12,32.34), nella logica umana e pagana, appare
l’umiliazione più grande e l’abbassamento più
profondo, mentre nella visione teologica giovannea
che lo pone nella prospettiva pasquale, questa morte
(innalzamento sulla Croce), diventa innalzamento e
rivelazione della Sua condizione regale e di gloria
perché rivelazione di un amore incondizionato e
fedele fino alla fine, fino al Suo pieno compimento!
Chi crede nel Figlio
e nel Padre che Lo ha mandato, dunque, ha già la
vita eterna come realtà presente ed esistenziale che
si oppone
alla morte, conseguenza del giudizio di condanna.
L’unica condizione richiesta per essere salvati ed
avere, in dono, la vita eterna è l’accoglienza e
l’adesione di fede al Figlio, segno per eccellenza
ed effettivo dell’amore sconfinato di Dio per ‘il
mondo’. Infatti, ha mandato ‘nel mondo’, il Figlio
unigenito non per ‘condannare il mondo’, ma ‘perché
il mondo sia salvato per mezzo di Lui’. Certo,
la venuta del Figlio opera una discriminazione: chi
crede in Lui è salvo già, ma chi non crede nella
Rivelazione del Figlio è già condannato. Il giudizio
avviene, dunque, qui e ora, e viene pronunciato in
base alla fede o all’incredulità nei riguardi del
Figlio. L’innalzamento di Gesù è rivelazione del
Disegno salvifico di Dio, un piano che risponde alla
logica di un ‘tanto’ grande amore gratuito infinito
e misericordioso! L’innalzamento di Gesù sulla
croce, dunque, diventa fonte di vita nuova e causa
di salvezza definitiva per quanti si lasciano
attirare e attrarre dal Crocifisso Redentore,
innalzato tra cielo e terra, e a Lui volgeranno lo
sguardo (il cuore) e dal Suo amore salvifico
attratti, così che la Parola profetica compia ciò
per cui è stata detta: “e Io, quando sarò elevato
da terra, attirerò tutti a Me” (Gv 12,32) e
“Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”
(Gv 19,37).
Ultimo aggiornamento 13/03/2021 - 09:09
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