Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
5a Domenica Ordinaria, 7 Febbraio 2021
Ricordati che un soffio è la mia vita!
La
nostra fragilità umana è risanata e
custodita dall’amore misericordioso e salvifico di
Dio, per mezzo del Figlio Suo Gesù Cristo, che si fa
Servo e si china sull’Umanità sofferente e la unisce
alla ‘Sua Pasqua’, illuminando il mistero del nostro
dolore, con la luce gloriosa del Suo Mistero di
Morte e Risurrezione. Come affrontare e risolvere la
nostra estrema fragilità e sostenerci nella nostra
evidente vulnerabilità, attraversate da dolori,
tante volte, insopportabili e da malattie
improvvise, da abbandoni incomprensibili e
tradimenti avvilenti da parte di amici, da miserie
fisiche economiche e spirituali, da sventure
inattese fino al triste sentirsi trascurati anche da
Dio? Proviamo a confrontarci con Giobbe e cerchiamo
nella Parola le risposte a queste domande che
inquietano anche il cuore e devastano la nostra
mente (prima Lettura).
Con il Salmista riconosciamo la potenza di
Dio nella Sua misericordia e apriamoci alla lode e
al ringraziamento nella fede, perché il Signore Dio
non ci lascia mai soli nel travaglio dei nostri
affanni e dolori, ma consola i nostri cuori
affranti, fascia le nostre ferite e le guarisce con
il Suo amore, sostiene i poveri e abbassa i superbi
e i malvagi
Anche Noi, come
Paolo (seconda Lettura), dobbiamo annunciare il
Vangelo non ‘per vanto’ ma per missione, anche, a
noi affidata e, perciò, vale anche per ciascuno di
noi quel ‘guai a me se non annuncio il Vangelo’! Dunque, anche
noi dobbiamo farci servi di tutti per ‘guadagnarne
la maggior parte’ e ‘fare tutto’ per il Vangelo per
diventarne ‘com-partecipi’. Noi, stiamo annunciando
il Vangelo, che ci è stato affidato, più che a
parole, nei fatti concreti per darne testimonianza
viva e feconda?
Marco ci presenta una
giornata tipo di Gesù nel Suo passare dalla
Sinagoga alla casa di Pietro, dove libera dalla
febbre la suocera che ‘giaceva a letto’,
avvicinandosi e sollevandola per mano, la quale
risponde a tanta premura, mettendosi immediatamente
a servire, come segno di riconoscenza e di adesione
alla Persona che l’ha ‘sollevata, prendendola per
mano’. Dall’intimità
della casa, esce ‘davanti alla porta’ a guarire
tutti gli ammalati e a liberare tutti gli
indemoniati che da tutta la Città sono portati a/da
Lui! Poi, ‘quando era ancora buio’, cerca un
luogo deserto, e ‘là pregava’. Dalla preghiera –
intimità – dialogo – comunione con il Padre,
all’imperativo ‘Andiamocene altrove a
predicare e a scacciare demoni’, per rivelare e
dimostrare che Egli è venuto per salvare tutti e non
per essere scambiato per un guaritore o un mago di
turno, ed essere creduto un riformatore
socio-politico alla ricerca di consensi, gloria,
applausi e successo. Egli è venuto per compiere la
Volontà del Padre e non per i desideri terreni e le
attese mondane di quella folla entusiasta per quanto
operava! È venuto per insegnare, convertire,
guarire, liberare, sanare e salvare tutta l’Umanità
ferita, sofferente e prostrata.
Giobbe,
attraverso la sua fatica e il male di vivere che
quasi lo soffoca, gradualmente e progressivamente
trasforma ‘i suoi mali’ in occasione per affidarsi
completamente a Dio e rileggere la sua storia,
tormentata da dubbi crudeli e atroci prove, con la
certezza che il Creatore non può mai rimanere
indifferente alla sofferenza cupa che opprime la Sua
creatura!
Gesù realizza
e conferma questa certezza in tutto quello che opera
in questa sua stupenda giornata tipo! Egli si
avvicina alla persona febbricitante e prostrata nel
suo letto, la risolleva con la mano e la rialza, la
risana e la rimette al servizio. Egli, dopo aver
pregato, guarisce tutti gli ammalati e libera tutti
i posseduti dagli spiriti immondi, che la folla Gli
porta e Gli presenta. Egli non ama essere applaudito
e non è venuto per il successo mondano, perciò,
riprende il cammino per ‘andare altrove’ a predicare
e liberare, guarire e risollevare dalle miserie.
Così Egli ci assicura che è venuto a consolare i
cuori affranti e piagati dal mal di vivere e a
fasciare le ferite sanguinanti delle nostre
debolezze e vulnerabilità.
Preghiera
è ‘parlare a Lui di lei’ (v 30b); presentare a
Lui
malati e indemoniati, ascoltare ed obbedire la Sua
Parola: ‘andiamocene altrove, perché Io predichi
anche là; per questo infatti sono venuto’!
Preghiera è uscire dal proprio
egoismo e dalla autoreferenzialità per prendersi
cura e farsi carico delle debolezze, dolori e
miserie altrui. Preghiera è relazionarsi,
nell’ascolto filiale, a Dio Padre, prima di prendere
decisioni e fare scelte di vita, secondo il Suo
volere che è amore e servizio!
Anch’io sono
chiamato a seguire e collaborare con Gesù: pregare,
annunciare, servire, prendermi cura e a ‘parlare’ a
Lui e ‘portare’ da Lui quanti hanno bisogno di
essere guariti e liberati e imparare da Lui quale
direzione prendere e quale strada seguire e quali
valori porre al primo posto nella mia vita!
Ultimo aggiornamento 06/02/2021 - 09:08
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