Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
1a Domenica di Avvento, 29 Novembre 2020
Fate attenzione e vegliate dunque!
L’Avvento
ci introduce nel nuovo Anno Liturgico, e, nella
prima Domenica, la Parola ci vuole scuotere per
farci rinascere a nuova vita da questo difficile
periodo di sofferenza, paura e morte che, ancora,
stiamo affrontando, affidandoci i Suoi ricreanti e
vivificanti imperativi:
Vegliate e Vigilate, Fate
Attenzione a non perdere il momento
dell’incontro con il Signore, il Padrone di casa,
che torna all’ora che non sapete e non conoscete. ‘Vegliate
dunque’! Tutti dobbiamo vegliare,
rimanere desti e non dobbiamo allentare la vigilanza
costante e l’attenzione ininterrotta per non farci
vincere dal torpore e prendere dall’assopimento e
cedere e cadere nel sonno profondo!
Maràna tha! Vieni, Signore Gesù!
Ed io, quest’anno, voglio venirTi incontro con più
responsabilità, perseveranza e amore riconoscente,
sempre attento, vigile, sveglio, affinché Tu, quando
verrai, possa trovarmi ‘irreprensibile’ servo
e vigile custode della Tua casa, che
attende il suo Padrone, sempre pronto ad aprirTi
appena arrivi e bussi!
Fate attenzione
e rimanete svegli, dunque, e fate in modo che i
vostri cuori non si intorpidiscano e le vostre menti
non si offuscano nelle prove e difficoltà, non
perdano il desiderio di Dio e camminino sui giusti e
retti sentieri della vita.
Come attendere
il Signore in questo tempo di pandemia? Possiamo
forse attenderLo privilegiando il cenone, i regali,
le vacanze? Possiamo lamentarci solo del mancato
guadagno, del divertimento e dimenticarci delle
numerose vittime, morti da soli e corpi senza vita
senza una degna sepoltura? Ma dove siamo giunti e
dove vogliamo arrivare?
Mai, come in questo nostro doloroso e delicato
momento storico ed esistenziale, dobbiamo vivere
l’Avvento come Tempo della ricerca
dell’essenzialità: chi davvero vuole attendere, non
può distrarsi e non cerca di spostare l’attenzione!
Si concentra sull’essenziale. Il vero Natale è Gesù,
Figlio di Dio, che si fa Uomo come Noi. Pensando il
contrario, rischiamo di celebrare una festa senza il
Festeggiato!
La Parola di verità e di vita, in questo
Avvento, che iniziamo nella gioia e nella fiducia,
vuole guidarci e farci giungere all’essenzialità
della vita da donare e spendere per gli altri
fratelli e le altre sorelle, sempre più emarginati,
impoveriti esclusi e calpestati dall’egoismo e dalla
indifferenza. Noi, perciò, vogliamo attendere ed
andare incontro a Qualcuno che non è assente dalla
nostra vita quotidiana, perché Egli opera ed è vivo
in noi e non è un vuoto da colmare, perché Egli è
già ‘presente’ nella nostra storia, tutti giorni.
Non si è rinchiuso nei cieli, tanto da farci
gridare: ‘ritorna Signore, squarcia i cieli e
scendi’. È già sceso, è morto, è risorto, è
asceso al cielo e verrà di nuovo a riprenderci tutti
per riconsegnarci al Padre Suo e Padre nostro.
Perciò, il nostro
Avvento celebra la Sua presenza e, insieme,
l’attesa della Sua venuta definitiva e conclusiva.
L’attesa di Lui e la vigilanza per Lui sono già
presenza di Lui! Il Padrone non è in casa, perché è
partito, ma è presente, la casa è Sua! Egli è
partito ma tornerà, non è assente, è
momentaneamente fuori di casa! È questa Sua
presenza che riempie la nostra attesa, la vivifica,
la libera dalla paura, ci apre il cuore a prendere
consapevolezza delle nostre infedeltà, della nostra
pochezza e miseria senza Dio!
Ma siamo, anche,
Sua argilla nelle Sue mani, che invochiamo in questo
Avvento, di essere riplasmati ad essere creature
nuove dal Suo amore misericordioso e pietoso (prima
Lettura). La Parola ci apre alla gratitudine e
ci ridona fiducia in Dio, ‘degno di fede’ che
ci ha chiamati alla comunione con il Figlio Suo e
‘ci renderà saldi e irreprensibili nell’attesa della
Sua venuta (seconda Lettura).
Nella nostra ardente e operosa attesa, dobbiamo ‘fare
attenzione’ e riprendere consapevolezza
responsabile di essere ‘servi e custodi’
di una missione, consegnata dal Signore Gesù
Cristo, morto e risorto per noi e che
è asceso al cielo e che tornerà e vuole
trovarci vigili, responsabili, svegli, pronti,
irreprensibili e degni di essere riportati tutti al
Padre (Vangelo). Stiamo vivendo un tempo di
prova e di incertezza nel presente e di grande
angoscia per il futuro.
La nostra quotidianità
e la nostra vita sono state stravolte e non sappiamo
quando, se e come ne usciremo! Per noi
credenti e per tutti gli uomini ‘amati dal Signore’,
questo deve essere trasformato in ‘kairòs’ grazia di
conversione e cambiamento di vita.
Ad aggiungere qualità e sostegno al Nuovo Anno
Liturgico, il dono del
Nuovo Messale Romano.
Accogliamolo con gratitudine e rendiamo lode a Dio
per questo nuovo passaggio di
Vita
Liturgica ed Ecclesiale. La novità
feconda del Nuovo Messale Romano, il 'Libro i>della Comunità e per la
Comunità, chiede ai Sacerdoti Pastori di accogliere
con gratitudine e cuore libero da pregiudizi e di
studiarlo e meditarlo per imparare ‘l’arte di
evangelizzare e di celebrare’.
A tutti
si richiede ‘un vivo senso dell’obbedienza, che
impegna ciascun ministro a non togliere o aggiungere
alcunché di propria iniziativa in materia liturgica’ e a non voler ‘costruirsi una liturgia a propria misura,
ignorando le norme liturgiche’ perché questo, ‘non
solo pregiudica la verità della celebrazione ma
arreca una ferita alla comunione ecclesiale’
(Presentazione della CEI Un Messale per le nostre
Assemblee).
Ultimo aggiornamento 28/11/2020 - 09:02
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