Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale,  Paola 1 Agosto 2020

26a Domenica Ordinaria, 27 Settembre 2020

Che ve ne pare? Chi dei due ha compiuto la volontà del Padre?
Oggi, il Vangelo ci spinge ad integrare fede e vita, a viverlo e attualizzarlo nelle nostre scelte non con la lingua e a sole parole, ma con i fatti e nella verità, spronandoci ad essere disponibili e capaci di cambiare, per lasciarci ri-orientare sempre dalla Parola che deve illuminare e animare tutta la nostra esistenza.
I nostri ripetuti “No” non scoraggiano Dio, il Quale non si dimentica mai che è nostro Padre e non si stanca mai di chiamarci figli e sempre ci chiede di rispondere ‘sì’ al Suo amore, anche dopo i tanti nostri ‘no’, il ‘’ decisivo che ci apre al ravvedimento e al pentimento per convertirci a compiere la Sua volontà, che è la nostra salvezza. La Parabola odierna ci fa andare e pensare a quella del Padre misericordioso di Luca 15: due figli anche qui, il minore, il quale prima rifiuta l’amore del padre e si allontana, ma poi, pentitosi, ritorna e obbedisce; il maggiore, sta e vive con il Padre, ma non in comunione con Lui, perciò, rifiuta praticamente il suo amore e la sua paternità.
Nella prima Lettura, il Signore Dio, per bocca del Suo profeta, Ezechiele, ci richiama alla nostra responsabilità personale nella vita di fede, aprendoci alla Sua misericordia nel donarci sempre nuove possibilità di pentirci, di allontanarci dal male e convertire la nostra vita nella piena adesione al Suo volere. Ezechiele corregge e ribalta, nel suo insegnamento profetico, la radicata concezione della Comunità che applicava il principio di retribuzione secondo la responsabilità collettiva e introduce e riafferma il principio della responsabilità etica individuale, già espresso con forza e chiarezza da Geremia (31,29), da 2 Re (14,6) e dal Dt (24,16; 30,15): “ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato”.
Paolo inizia la seconda Lettura rivolgendo una esortazione ai Dirigenti-responsabili della Comunità di Filippi, a non lasciarsi tentare dall’ebrezza del comando, imitando e partecipando alla “autorità” e “sovranità” di “Cristo che è il Signore” (v 11) di tutti e su tutto, per farLo ‘agire’ in loro ed avere e ‘vivere’ i Suoi stessi sentimenti e seguire i Suoi insegnamenti con i fatti. La via è quella dell’umiltà e della carità, che ha spinto Gesù Cristo, che è Dio, spogliando Se Stesso dai privilegi divini, ad abbassarsi ad essere uomo, da Signore e Padrone si fa servo di tutti e ‘per questo’ Dio Lo ha ‘innalzato’, quale Signore glorioso ed assoluto, su ogni creatura terrena e celeste. Questo Inno Cristologico, nel suo dinamismo salvifico (umiliazione-esaltazione; abbassamento-innalzamento) è il fondamento di ogni Cristologia, Teologia ed Ecclesiologia.
Noi
, come loro, quando, diciamo ‘sì’ a parole è quasi sempre un ‘no’ nei fatti! ‘Andiamo a Messa’ ma non la celebriamo; quando ascoltiamo, con una certa devozione, la Parola, ma poi non la mettiamo in pratica! Noi che ci professiamo cristiani solo a parole, ma nei fatti siamo senza Cristo e agiamo contro il Suo Vangelo; diciamo di credere in Cristo e di avere i Suoi stessi sentimenti, ma non abbiamo alcuna adesione alla Sua Persona né tanto meno lo lasciamo operare e vivere in noi!
Noi che
diciamo di pregare, dicendo belle parole, senza relazionarci, però, e senza comunicare con Chi stiamo dialogando. Così crediamo di pregare senza la vera Preghiera, che è comunione, affidamento, ascolto, risposta con i fatti e non solo a parole. Pregando il Pater, per esempio, ci impegniamo a perdonare i fratelli, come il Padre perdona noi, e, poi, torniamo a casa con più odio e rancore di prima. Così, anche noi, spesse volte, viviamo in contraddizione con la nostra vocazione e professione di fede, perché alle nostre tante parole, non facciamo seguire, coerentemente, i fatti.
Perciò, ‘è meglio essere Cristiani senza dirlo, piuttosto che dichiararlo senza esserlo’ (Ignazio di Antiochia). Da increduli a credenti, dal ‘no’ a lasciarci salvare, al ‘si’, frutto della conversione e dell’accoglienza del Salvatore.
Anch’io devo riflettere
, riprendermi in mano la vita e conformarla al ‘sì’ pieno e fedele, al quale devono necessariamente seguire i fatti e frutti, per non avere la sorpresa, al compimento della mia esistenza terrena, di trovarmi davanti l’amara sorpresa di vedere passarmi avanti quanti ho considerato pubblicani e prostitute!.

Fai clic qui per la meditazione integrale dell'Omelia
Ultimo aggiornamento 26/09/2020 - 12:10

indirizzo email
posta@vivodiparoladidio.it