Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale,  Paola 1 Agosto 2020

25a Domenica Ordinaria, 20 Settembre 2020

L’impagabile onore di lavorare nella Vigna del Signore fin dal primo mattino
La Parola di questa Domenica, in definitiva, vuol ricondurci al fondamento della nostra vita di fede che ‘risiede’ soltanto nella gratitudine e nella consapevolezza del dono immeritato e ricevuto nella gratuità della Sua misericordia! Ora, possiamo capire il vero senso profondo del rovesciamento di gerarchie e l’invito ai Discepoli da parte di Gesù perché nel servire, rispondano generosamente, senza calcoli e senza accampare diritti e meriti, all’immeritato invito e gratuito onore di lavorare per il Regno! L’amore misericordioso di Dio, infatti, va oltre ogni nostra meschina valutazione, misura e calcolo mondano-umano di ricompensa e di retribuzione.
Cercate il Signore
! È l’imperativo della prima Lettura che ci esorta e chiede disponibilità al cambiamento e alla conversione (‘uscire’ da se stessi) o, ‘abbandonando’ le nostre vie e i nostri pensieri, rinunciando ai propri mondani progetti perché non combaciano con quelli di Dio e ‘ritornare’ a cercare i Suoi pensieri e seguire e percorrere le Sue vie.
Paolo, nella seconda Lettura, riprendendo quanto proclamato domenica scorsa in Rm 14,8 (‘sia che viviamo, sia che moriamo siamo del Signore’), oggi, ribadendo che per lui ‘il vivere è Cristo e il morire un guadagno’ (Fil 1,21), supplica tutti noi a ‘comportarci in modo degno del Vangelo di Cristo’, affinché Egli sia glorificato nel nostro ‘corpo’, sia che viviamo sia che moriamo.
La Parola del Vangelo
ribalta il nostro criterio di valutazione retributiva, non abolendo, però, né il diritto né la giustizia, ma ponendo al di sopra di queste la Bontà sovrana di Dio, che sorpassa e sconvolge i nostri rigidi schemi nella correlazione tra prestazione lavorativa e ricompensa (paga-salario). Teniamo presente che Gesù sta ammaestrando i Suoi e Noi Cristiani, sulla reale consistenza del Regno di Dio, che cresce nella bontà e nell’amore, non nel profitto e nell’avere, non nella frenesia di voler apparire i primi, che saranno gli ultimi, mentre chi è considerato l’ultimo dagli uomini sarà il primo nel Regno di Dio.
La Parola liturgica
di questa Domenica, dunque, ci vuole far comprendere che essere chiamati a tutte le ore del giorno e mandati dal Signore a lavorare nella Sua vigna e contribuire all’avvento del Regno, è dono gratuito e immeritato, soprattutto, per quelli della ‘prima ora’, che richiede grande responsabilità nel riconoscere che la salvezza non è frutto dei nostri meriti, ma dono esclusivo e libero di Dio Amore e Misericordia per tutti quelli che rispondono alla chiamata del Figlio a diventare ed essere operai solerti e fedeli del Suo Regno, in cui non è il profitto e la giustizia retributiva la logica e lo stile, ma la Sua misericordia e il Suo amore gratuito e universale.
L’agire di Dio
che ricompensa allo stesso modo dei primi gli ultimi, cominciando proprio da questi, sconvolge i nostri schemi e ribalta le nostre convinzioni di giustizia retributiva, mette in discussione la gerarchia dei nostri valori e della stessa società. Il metro del ‘mondo’ è che l’uomo vale per quello che produce, la logica del Padrone della vigna è quella dell’essere, della gratuità per garantire dignità e amore per ogni persona! Dobbiamo convincercene anche noi che la giustizia dei cristiani deve superare la giustizia legale degli scribi e dei farisei, quella di un’arida e dura contabilità, per ‘entrare’ nella giustizia del Regno: la nostra vita cristiana non può esser ridotta ad una ‘forma’ di religiosità di scambio, di un ‘do ut des’, ad una sorte di meritocrazia attestante una presunta auto-salvezza e auto-giustificazione da parte di ogni singolo uomo.
La storia del figlio
e fratello minore e del ladrone pentito e salvato all’ultima ora, deve insegnare qualcosa a noi che abbiamo avuto l’onore e il privilegio di lavorare da sempre nella vigna del Signore e, tante volte, reagiamo con gelosia e cattiveria, come gli operai mormoranti di oggi, il fratello maggiore, superbo ed irato, meravigliandoci anche che il ladrone sia stato salvato all’ultimo minuto della sua vita! Dio Padre, pietoso e misericordioso, in Cristo Suo Figlio giusto e condannato, perdoni le nostre pretese immeritate, cancelli le nostre inique mormorazioni e ci liberi dalle nostre invidie che rendono il nostro occhio cattivo che rivela un cuore triste perché incapace di amare.
Gli ultimi
, nella parabola di Gesù, infine, sono i disoccupati ai quali nessuno ha pensato e dato lavoro. Sono emarginati, coloro, cioè, che, non solo nella società non hanno forza contrattuale, ma vengono esclusi da ogni reale possibilità di offrire la propria prestazione e che questa società dell’efficienza, del merito, del potere economico e dei consumi, estromette spietatamente e senza scrupoli. Ci deve commuovere, perciò, la svolta di Dio che esige che a ciascuno sia data la possibilità di collaborare alla costruzione del Regno di pace e di giustizia, di amore e fratellanza universale.

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Ultimo aggiornamento 19/09/2020 - 09:52

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