Santa Messa 50o Anniversario Sacerdozio Don Vincenzo Carnevale, Paola 1 Agosto 2020
23a Domenica Ordinaria, 6 Settembre 2020
Chi ama l'altro ha adempiuto la legge
La
Parola di Dio fonda la Comunità
cristiana, la guida nell’edificare sempre più la
fraternità, la forma alla concordia e all’unanimità,
e la fa crescere nell’amore vicendevole, unico
‘debito’ da contrarre e da testimoniare nel ‘dovere’
responsabile della correzione fraterna, atto di
amore per ‘guadagnare’ nostro fratello.
Ezechiele è
costituito Profeta dal Signore Dio con il
compito-missione di destare e tenere sveglia
la coscienza morale del Suo popolo, richiamandolo
permanentemente alla fedeltà della Legge. Egli è
costituito dal Signore ‘Sentinella’
che deve vigilare sulla ‘casa d’Israele’, deve
ascoltare la Parola che esce dalla sua bocca e deve
riferirla per avvertirli da parte del Signore, e
correggere e richiamare tutti a conversione. Non
sempre la Parola annunciata sarà ascoltata ed
eseguita, ma il Profeta, Sentinella vigile e
attenta, mai deve smettere di avvertire il malvagio,
affinché si converta. Se il Profeta-entinella non
agirà così, dovrà renderne conto al Signore Dio (prima
Lettura).
Paolo, nella
seconda Lettura, richiama ogni membro della
Comunità a contrarre con i fratelli l’unico
‘debito’, quello dell’amore vicendevole, perché ‘chi
ama l’altro ha adempiuto la Legge’. Ogni
Cristiano, dunque, deve essere guidato e animato
dall’amore di Cristo che lo spinge ad andare
incontro al fratello, che ha sbagliato, per muoverlo
a conversione e farlo ritornare al Suo amore
salvifico.
Nel Vangelo, la correzione fraterna
va riconsiderata alla luce della Parabola della
pecora smarrita (Mt 18,15-20), che
immediatamente la precede e ci rivela l’agire di
Dio, che ama ogni Sua creatura, anche se peccatrice
e ribelle e, perché non vuole che neanche una delle
Sue pecore vada perduta, Pastore misericordioso, va
alla ricerca di chi si è perduto per ricondurlo al
Suo amore. Con questo e in questo
amore, ogni Suo discepolo e tutta la Sua Chiesa
devono pensare ed agire.
Il fine della correzione fraterna,
fatta solo con amore e per amore, è perché il
fratello si converta e viva e, anche se, rifiuta le
tre offerte di amore, causa della sua
autoesclusione dalla Comunità, nessuno ritenga
questa separazione definitiva, perché Dio Padre, in
Gesù Cristo, Figlio amato, non chiude il Suo cuore e
continua a sperare che, prima o poi, mosso e scosso
dal nostro amore fraterno, possa decidersi a
lasciarsi convertire e salvare! Lo scopo della
correzione fraterna, nelle tre Letture, infatti,
mira a ‘guadagnare’ il fratello a Dio, non a farlo
perdere e a escluderlo definitivamente dalla
Comunità!
Ciascuno di Noi,
in forza della Grazia del nostro Battesimo, è posto,
come Ezechiele, a sentinella del Suo popolo,
che deve vigilare e vegliare, difendere e proteggere
e andare incontro al fratello quando cade, non per
affossarlo, ma per aiutarlo a rialzarsi e rimetterlo
sulla retta via. Siamo responsabili di ogni fratello
e il Signore ce ne chiederà conto!
Chi ama l’altro ha
adempiuto la Legge! Dunque, pienezza
della Legge è la Carità, che non avrà mai fine.
Senza di Essa, i Comandamenti, le Leggi, l’Etica la
morale e sociale si ridurrebbero ad un ammasso di
regole e obblighi senza anima e senza
futuro.
Amare è
aprirsi all’altro, che è fratello, e si manifesta e
testimonia nell’aiutarlo a portare i suoi pesi e a
risollevarlo dalle sue cadute, nel ‘correggerlo’ con
delicatezza, fiducia e comprensione umana e
cristiana. Tutti, se vogliamo essere
Cristiani, cioè,
Seguaci e Discepoli di Cristo, dobbiamo
imparare l’arte della correzione fraterna,
atto di Carità, quale sinonimo stretto di
Misericordia verso l’altro, quella che Dio, ‘per
primo’, ha avuto nei confronti di ciascuno di noi,
risollevandoci dalla nostra miseria, perdonandoci,
senza mai fermarsi o arretrare di fronte ai nostri
ripetuti rifiuti e continue infedeltà! Nella
correzione fraterna, dobbiamo seguire l’esempio del
Buon Pastore che lascia le altre novantanove
pecore, per andare a cercare quella ferita e perduta
(Mt 18,10-14), assumendo e seguendo la Pedagogia
di Dio e di Cristo, quella dell’amore e della
misericordia per ‘guadagnare’ il peccatore, che è
nostro fratello.
Tutta la Comunità,
dunque, deve vigilare e farsi carico del fratello
che sbaglia, cominciando con il dialogo a
due, poi, con l’intervento di altre persone
più autorevoli (due o tre) e, infine, tutta la
Comunità dei fratelli, concordi nella preghiera
‘armonica’, che rende presente Cristo in Essa,
sorretti dalla carità, che è il compimento della
Legge, deve intervenire con sollecitudine, ma non
per giudicare, condannare e scomunicare, ma solo per
correggere e ‘guadagnare’ un altro fratello
nell’amore concorde e unanime.
Ultimo aggiornamento 05/09/2020 - 10:57
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