4a Domenica di Pasqua, 3 Maggio 2020
Che cosa dobbiamo fare, fratelli?
Cerchiamo di rispondere alla domanda
drammatica e urgente che tutti dobbiamo farci in
questo nostro tempo di cupo smarrimento e
comune disorientamento, accogliendo
l’imperativo di Pietro nella prima Lettura: ‘Convertitevi’,
ravvivate la grazia del Battesimo e seguite lo
Spirito del Signore che in Esso vi è stato donato.
Se dobbiamo, infatti, ricominciare dal nostro
Battesimo, questo non vuol dire ritornare a vivere ‘come
prima’, perché è questo nostro ‘prima’,
irresponsabile e spensierato, in opposizione, cioè,
alla Vocazione Battesimale a vivere da figli
adottivi, nel Figlio amato, fattosi carne per noi e
morto per dare a tutti la Sua vita, che ci ha spinto
e condotto su questo precipizio esistenziale, che
smaschera anche tutta la nostra superbia e il nostro
fatuo io, rivelandone impietosamente
l’inconsistenza e tutti i limiti, le fragilità, le
vulnerabilità, la nullità e vacuità, senza la
relazione vitale con il Creatore, il Salvatore e lo
Spirito Santo.
Convertitevi, in questo
nostro caso, non vuole dire ritornare ad essere
‘come prima’, ma andare oltre il ‘prima’, superarlo
con la forza dello Spirito Santo e della Parola
di Dio che, nel vuoto della mancanza ‘provvisoria’
(mi verrebbe la voglia di aggiungere il rischioso
aggettivo ‘provvidenziale’ sotto molti
aspetti!) del Pane Eucaristico, è Pane che alimenta
la vita cristiana. Riscopriamo, allora, in questo
tempo di privazione e di sofferenza, vissute, però,
come un travaglio per una nuova rinascita, nella
scoperta della bellezza della Sua Parola, Pane di
vita e del Servizio di Carità, di attenzione e di
aiuto concreto verso Chi già era nel bisogno,
aggravato, ora, da questa situazione che li offende
e li rende più poveri e più miseri.
Che cosa
dobbiamo fare, fratelli? La domanda,
come la risposta, risuonano di bruciante
attualità per tutti Noi, oggi! La risposta è nella
richiesta di conversione, scandita
nelle sue quattro tappe: presa di coscienza e
metanoia (cambiamento interiore), Battesimo, il
perdono dei peccati e il dono dello Spirito Santo.
Perciò se vogliamo uscire insieme da questa pandemia
e risorgere a nuova vita, che non significa affatto,
ritornare alla vita ‘di prima’, dobbiamo prendere
coscienza delle cause che ci hanno condotto in
questo misero stato di impotenza collettiva, di
vulnerabilità, finora, impensabile e di fragilità
generalizzata.
Dobbiamo, poi, ravvivare la
grazia del nostro Battesimo nel dono dello
Spirito, che ci sarà concesso, solo quando ci
decidiamo, finalmente, a lasciarci liberare e
convertire dalla nostra condotta perversa e dal
nostro stile di vita irresponsabile di prima:
l’apertura al futuro, infatti, è possibile solo se
rinunciamo ad essere ‘come prima’, uscendo
dalla condotta perversa del nostro passato di
irresponsabilità e scelleratezza di ogni tipo ed in
ogni ambito. Cerchiamo e troviamo, allora, in Gesù,
la Guida sicura, il Pastore buono che si prende cura
delle Sue pecore e ci conduce per i Suoi giusti
sentieri per farci uscire da questa notte buia e
triste del nostro peccato e farci entrare,
attraverso la Sua Persona, unica Porta della
salvezza per accedere alla vera Vita, quella del Suo
amore redentivo, della Sua giustizia, pace e
fratellanza universale, facendo di Noi tutti, il Suo
gregge, un solo Popolo guidato da un solo ed unico
Pastore buono e bello.
Gesù Risorto è Porta
della salvezza e Pastore delle pecore, che erano
erranti e sono state guarite dalle Sue piaghe, e
che, ora, vuole guidare sui Suoi sentieri di gioia e
di pace.
A tutte le Sue pecore, che conosce una per
una per nome, indica le direzioni da percorrere e
i passi da intraprendere per sentire e
riconoscere la Sua voce, sentirsi amate per seguirLo
con fiducia. Il primo passo è quello di lasciarsi ‘trafiggere
il cuore’ dalla Parola che ti fa prendere
coscienza del male commesso, per disporsi a
lasciarsi convertire e ricevere lo Spirito Santo,
mediante il Battesimo (prima Lettura). Secondo
passo: seguire l’esempio e le orme di
Cristo, il Quale, facendo il bene, sopportò con
pazienza la sofferenza, insultato e maltrattato non
rispondeva e non minacciava vendetta, ma si affidava
a Dio, il Quale giudica con giustizia e, così, ci ha
guariti con le Sue piaghe e si è fatto nostro
Pastore e
Custode delle nostre
anime (seconda Lettura), per farci entrare
attraverso la Sua Persona, Porta della
salvezza sempre aperta, nel Suo Ovile e,
chiamandoci per nome, ci fa uscire ai Suoi pascoli
di vita eterna e ci dona la Sua salvezza, perché per
questo Egli è venuto ‘perché abbiano la vita e
l’abbiano in abbondanza’ (Vangelo).
Lasciamoci, allora, conquistare dalla dolce
e suadente voce del Pastore bello e buono che ci
ama, ci chiama per nome, ci guida gioiosamente e ci
conduce per i Suoi sentieri della giustizia e della
pace e ci fa giungere alla sorgente dell’acqua della
Vita, ridonandoci felicità e grazia per tutti i
giorni della nostra vita (Salmo 22).
Ultimo aggiornamento 02/05/2020 - 15:13
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