3a Domenica Ordinaria, 27 Gennaio 2019

Cristo Gesù, Parola vivente, edifica la sua Chiesa, che è suo Corpo
La Parola, (‘letta’) proclamata, ascoltata e compresa, crea la Comunità, la consolida nella comunione con Dio, attraverso quella tra le diverse membra, ispira e guida il nostro cammino di fede, ci chiama alla responsabilità, alla crescita umana e spirituale di ognuno di noi, ci rende Suoi annunciatori gioiosi (ministri) e testimoni fedeli e credibili.
Nella Sinagoga
di Nazareth, dov’era cresciuto, Gesù, annuncia che ciò che ha letto (la Scrittura) ‘Oggi’ si compie nella Sua Persona.
Gesù, dopo aver letto il Rotolo della profezia messianica di Isaia, ‘cominciò a dire’ e a dichiarare di essere Egli il Compimento della Scrittura e l’Unto consacrato dallo Spirito del Signore, che è disceso su di Lui, e mandato a compiere la specifica missione di portare ai poveri ‘il lieto annuncio’, il Vangelo, la vera Ricchezza che salva; di proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, di rimettere in libertà gli oppressi e di ‘proclamare l’anno di grazia del Signore’.
Nella Prima Lettura, ricostruite le mura della Città e il Tempio, il Popolo dei rimpatriati dall’esilio, governato da Neemia e guidato dal sacerdote Esdra, inizia la sua Nuova Storia, fondandola nella Parola del Signore, letta e spiegata sulla piazza, dove tutti, piccoli e grandi, donne e uomini, si sono radunati in una solenne ‘Liturgia della Parola’  si alzano in piedi, si uniscono ad Esdra, che benedice il Signore, ‘Dio grande’, rispondendo con il corale duplice ‘Amen’, alzano le mani, ascoltano con contrizione per le infedeltà commesse e si lasciano convertire, inginocchiandosi e prostrandosi davanti al Signore!
La Festa del Nuovo Inizio si vive nella gioia del Signore, che è stato, è e sarà la loro forza, si aprono ai Poveri, con i quali condividono i ‘vini dolci e le grasse carni’, segno della vera conversione del loro cuore e impegno per il loro nuovo futuro.
Nel Salmo 18, Cantiamo e lodiamo il Signore Dio e accogliamo il Dono dei Suoi Comandi e Precetti, perché sono giusti e perfetti, rendono puri, fanno gioire il cuore, rinvigoriscono l’anima, illuminano, come il sole, la mente e la rendono saggia e sapiente nel comprendere e rispondere al Suo amore.
Nella Seconda Lettura, Paolo ricorda ai Cristiani che sono chiamati a formare ed essere l’unico Corpo di Cristo che è la Sua Chiesa, mettendo i carismi ricevuti al servizio della comunione e del bene di tutto il Corpo. Non solo, dunque, semplice collaborazione e solidarietà, fondamentali per ogni organizzazione sociale, ma i Cristiani sono chiamati alla crescente incorporazione e unione, sempre più intima, con Cristo, grazia donata dallo Spirito Santo, nel Battesimo, e vivificata e consolidata dalla celebrazione e partecipazione all’Eucaristia (1 Cor 10,17).
Nella Prima Lettura, il popolo (la comunità) si ritrova ‘sulla piazza’ a prostrarsi e adorare la Legge di Dio; nella seconda Lettura ci scopriamo essere ‘nel Suo Corpo’come Sue membra, nel Vangelo Gesù, ‘nella Sinagoga’, proclama di essere Egli il compimento della Scrittura. Come sempre, anche se ‘oggi’ lo è in modo particolare, la Liturgia della Parola ci vuole insegnare che la Scrittura, compiuta in Cristo Gesù, sul Quale è lo Spirito del Signore, non solo ci parla di Dio ma prima di tutto dobbiamo convincerci che è lo stesso Dio a volerci parlare in modo chiaro ed efficace, e, perciò, se lo ascoltiamo, Egli compie ‘in noi’ e ‘nel nostro oggi’, tutto ciò che ha compiuto ‘in quel tempo’.
Dunque, se ascolto, con cura e attenzione, e accolgo, con fiducia, la Sua Parola, il Suo Vangelo e mi convinco che ‘Dio mi ama’, allora, anch’io posso diventare un altro ‘Teofilo’, una creatura-figlio ‘che ama Dio’, che è Amore. Perciò, chi si sente amato da Lui, non può non amarLo!
Io mi lascio liberare
dal male, dalle mie schiavitù e mi faccio strappare dalle mie ‘prigioni’? Permetto a Cristo, Verità e Vita, che mi apra gli occhi del cuore e della mente per vedere, con la luce del suo Vangelo, il dono della vita e rispondere al Suo amore fedele? Mi sento amato, così come sono? Perché se non mi sento amato, mai potrò convertirmi al Suo amore e se non riconosco che sono prigioniero di me stesso, e schiavo dei miei idoli, e che sono, per ciò, cieco, mai mi lascerò liberare dalle mie prigionie e asservimenti e mai potrò essere guarito dalle mie molteplici cecità e tenebrose oscurità.

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Ultimo aggiornamento 25/01/2019 - 17:35