Commemorazione dei fedeli defunti, 2 Novembre 2019

Oggi, celebriamo, insieme con i Fratelli vivi in questo mondo, la sorte beata dei Nostri Cari Viventi presso il Padre; professiamo Gesù risorto dai morti; crediamo che tutti quelli che sono morti con Lui, Dio li radunerà insieme con Lui (1 Ts 4,14).
Ravviviamo questa Speranza: neppure la morte avrà l’ultima parola su di noi! Questa se l’è riservata il nostro Creatore, il nostro Dio, Datore di vita e non di morte. Coloro che ‘muoiono’ nel Signore sono accolti dalle grandi mani di Dio, mani che guariscono le nostre ferite, asciugano le nostre lacrime, consolano i nostri cuori affranti.
La morte non interrompe, ma solo trasforma e purifica il legame di comunione tra noi vivi e i Viventi, i quali, ora, nutrono verso di noi un amore intenso e reso eterno da Dio stesso.
Perché la morte? Ci domandiamo da sempre e con crescente inquietudine! È il Cristo Risorto la Risposta piena ed esaltante! Egli ci assicura che la morte, ultimo nemico, non può esser vinta con il pensiero, con gli scongiuri di rito, con la rimozione, con il non pensarci, ma con il dono totalizzante di Cristo nel Mistero della Sua Morte in Croce e della Sua Risurrezione. La vittoria sulla morte, allora, è l’Evento definitivo e più alto della grazia di Cristo, che ha vinto il nostro peccato e la nostra morte.
Respice finem! Così ci ammonisce Dio, nostro Padre: ‘in tutte le tue opere ricordati della tua fine e non cadrai nel peccato’ (Siracide 7,36) e la Liturgia ‘Ricordati, uomo, che sei polvere e in polvere ritornerai’ (Sacre Ceneri). Perciò, la riflessione sulla morte e la memoria viva di quanti ci hanno preceduti nella fede, diventano per noi un invito e un’occasione (kairòs), da non perdere e da non banalizzare, a meditare sul come stiamo vivendo la nostra vita: seguendo il Signore o le logiche puramente mondane?
S. Paolo afferma: ‘Per me il vivere è Cristo e il morire è un guadagno’ (Fil 1,21). Allora, non conta né vivere né morire, conta soltanto vivere e morire nel Signore. Se tu muori nel Signore, vivi; se non vivi nel Signore è come fossi già morto.
I Nostri Cari! Li chiamiamo così, perché ci hanno amati, ci amano, li abbiamo amati e li amiamo ancora di più ora che non sono più tra noi, ma sappiamo che sono preziosi ai tuoi occhi e viventi e felici presso di Te nella pace eterna della Tua immensa misericordia.
Vogliamo, allora, ‘far memoria’ della loro morte, come passaggio obbligato per rinascere a vita eterna e beata presso Dio, per ‘ricordare’ la loro vita, imitarne le virtù e seguirne gli esempi e per ricercarne, nella Parola del Signore, la risposta piena ed autentica alle inquietanti domande di sempre: perché vivere? Perché soffrire? Perché amare? Perché morire? Perché la morte?
È il Cristo Risorto che ci dona la risposta. Ci ricorda che la morte, ultimo nemico, viene vinta non con il pensiero, non con la falsa dialettica, non con la lotta di classe, non con la violenza del più forte sul più debole, ma dalla Sua Croce, Morte e Risurrezione, Fonte ed Evento di salvezza per tutti Noi.
Tutta la Parola, oggi, insieme ai volti dolcissimi che contempliamo ed amiamo più di prima, ci invita a rettificare il nostro

I Nostri Cari, che sono tornati al Padre e Creatore, portati in braccio dal Buon Pastore Gesù, che ha donano la Sua vita per donarci Vita Eterna, hanno attraversato quel passaggio freddo, buio e tenebroso, che Tutti Noi, chi prima, chi dopo, dobbiamo sfidare e oltrepassare per trovare in Dio Trino Misericordia, Pace e Vita Eterna, per sempre e insieme con Loro!
Ultimo aggiornamento 02/11/2019 - 11:16
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