30a Domenica ordinaria, 27 Ottobre 2019

O Dio, abbi pietà di me peccatore!
Chi di noi, non è tentato o, addirittura, si è convinto che ‘se tutti la pensassero come me, il mondo andrebbe meglio?’ E chi non ha osato giudicare impietosamente gli altri, senza conoscere cosa c’è nel suo cuore, che solo Dio può conoscere?
Quante volte
abbiamo pensato di avere la coscienza a posto e di essere migliori degli altri, che giudichiamo e disprezziamo come ‘adulteri, ladri, ingiusti’, come quel fariseo, che dice di salire a pregare Dio e invece, stando in piedi, ‘glorifica’ se stesso, esalta il suo ego scompaginato dalla sua superbia e dal suo indomabile orgoglio, si congratula con se stesso, mentre giudica con disprezzo chi è salito a invocare umilmente misericordia e chiedere pietà a Dio?
Noi, ci sentiamo bisognosi
del Suo amore, della Sua misericordia, oppure ostentiamo e ci vantiamo delle nostre opere, fatte secondo la Legge, ma senza umiltà, gratitudine e comunione con Dio, Datore di ogni bene e della Grazia che ci fa agire secondo i Suoi disegni e Suoi santi voleri?
Io, Io, Io!
Io digiuno più volte, io pago le decime su tutto; io mi sento a posto con la mia coscienza e io non sono come questo pubblicano peccatore, che non so con quale faccia è venuto a pregare a battersi il petto, senza alzare lo sguardo al cielo e dire soltanto ‘O Dio, abbi pietà di me peccatore’!
Preghiera
non è soliloquio o monologo autoreferenziale, ma è cercare Dio, con sincerità di cuore ed apertura incondizionata al Suo amore misericordioso, che perdona e giustifica (redime-salva)! Il Soggetto della preghiera non è il nostro misero ‘io’, gonfiato ed elevato all’ennesima potenza, ma Dio misericordioso e pietoso all’infinito! L’umiltà e il suo bisogno di essere salvato, aprono il cuore del pubblicano a Dio, il Quale riversa in lui la Sua misericordia e lo fa tornare a casa ‘giustificato’, mentre, la superbia orgogliosa e auto-referente del fariseo, lo inabissa nella miseria del suo superbo ego, stritolandolo e avvitandolo al proprio io-idolo e, impedendo, così, a Dio di intervenire a salvarlo.
Un Fariseo e un pubblicano, una storia dei nostri giorni, che indica e detta il giusto e corretto ‘modo’ di pregare e descrive due modi opposti di porsi davanti a Dio: il primo è quello del fariseo che fonda illusoriamente la sua sicurezza sulle sue ‘opere’ esteriori, visibili, sui suoi meriti, che accampa nei confronti di Dio; il secondo è del pubblicano che riconosce il suo peccato e fonda la sua preghiera solo sulla Sua misericordia, che, contrariamente del fariseo, lo fa tornare a casa sua ‘giustificato’ (Vangelo). Solo la preghiera di chi è umile e si sente bisognoso di salvezza, sale al cielo, penetra e buca le nubi e giunge spedita al cuore di Dio (prima Lettura e Salmo).
E solo il Signore
può farci vincitori nel combattimento e lotta della vita: Egli ci guida e ci fa giungere alla meta, facendoci, anche, conservare la fede e, liberandoci da ogni male ci conduce a salvezza eterna. ‘A Lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen’. (seconda Lettura).
Due uomini salirono
al Tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano (v 10). Due uomini a confronto, due mentalità, due modi di rapportarsi con Dio, due atteggiamenti spirituali, uno contrapposto all’altro, due modi diversi di ‘vedere’ Dio, due modi di pregare, due modi di rivolgersi a Dio, due finalità di preghiere, due modi di essere, due modi di rispondere, due modi di credersi o essere religiosi.

Oggi, nel Giorno del Signore Risorto,
MEMORIA
DELLA BEATA VERGINE DEL ROSARIO,
Donna dell’ASCOLTO e Madre della MISSIONE ‘
A Maria nostra Madre affidiamo la missione della Chiesa. Unita al suo Figlio, fin dall’Incarnazione la Vergine si è messa in movimento, si è lasciata totalmente coinvolgere nella missione di Gesù, missione che ai piedi della croce divenne anche la sua propria missione: collaborare come Madre della Chiesa
a generare nello Spirito e nella fede nuovi figli e figlie di Dio’
[…]
(Dal Messaggio del Papa per la 93a Giornata Missionaria Mondiale 2019).

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Ultimo aggiornamento 25/10/2019 - 12:03

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