27a Domenica ordinaria, 6 Ottobre 2019

Se aveste fede quanto un granello di senape!
La Fede non è un nostro possesso, ma dono di Dio da ravvivare costantemente e fondare sulla Sua verità che solo l’ascolto perseverante della Parola di Dio può rivelarci, coinvolgerci e accompagnarci nell’accrescerla quotidianamente in efficacia e qualità che si riconosce dai suoi frutti.
La Parola
ci fa riscoprire anche il valore e la grazia della gratuità nel servizio, seguendo l’esempio di Gesù e mettendo in pratica il Suo insegnamento ad accogliere il dono della fede a farla crescere, per obbedire (ob-audio) ed eseguire, dopo l’attento ascolto, la volontà del Padre Suo che è la nostra gioia qui in terra e la salvezza e la vita eterna di tutti, dopo la morte (Vangelo).
L’obbedienza
esige fede, fiducia, perseveranza e pazienza nell’attesa, suppliche e preghiere non per chiedere ma per rinsaldare la fiducia e la fede nella fedeltà di Dio che sempre realizza ciò che promette: ‘il giusto vivrà per la sua fede’ (prima Lettura).
Per essere vincitori
, nella lotta e combattimento della fede, dobbiamo ‘ravvivare’ e ‘custodire’ il dono dello Spirito Santo, che è in ciascun battezzato e consacrato, per liberarci da ogni dubbio e ‘timidezza’, non farci vergognare nel ‘dare testimonianza al Signore’, e donarci forza e prudenza per aprirci alla ‘carità’ (seconda Lettura).
La Fede è dono di Dio
, Sua Grazia che dobbiamo accogliere, custodire e assecondare, non può essere mai nostra conquista. Bene hanno fatto i discepoli a riconoscere questa verità e a chiedere che Gesù li faccia maturare in questo dono, accrescendo in loro la fede. Il giusto vive e vivrà di fede e per la sua fede che lo illumina e lo accompagna, ed è la fede che coinvolge l’uomo e lo rende credente e giusto. L’uomo, che vive per la sua fede, è chiamato a partecipare alla Giustizia di Dio che lo riabilita, gli dona nuove possibilità, perché la Sua giustizia è Misericordia, mentre quella degli uomini è retributiva e rivendicativa, e sfocia nella dimensione punitiva ed iniqua.
Servi inutili
, lo ribadiamo, non perché non c’è nulla da fare, (anzi, c’è tanto da servire nella Sua casa e tanto da lavorare nella Sua vigna), ma solo perché ‘gratuitamente abbiamo ricevuto e gratuitamente dobbiamo dare’ senza lascarci schiacciare e mortificare dal sistema retributivo e rivendicativo della giustizia umana che poggia su diritti acquisiti, meriti, ricompense, privilegi. Noi, servi ‘inutili’ e fedeli siamo, quando, nel nostro servizio, non perseguiamo ‘il nostro utile’.
Sapersi ‘diàkonoi achreioi’, ‘servi inutili’, non è, dunque, per il discepolo, uno stato e una situazione deprimente, servile e umiliante, ma gioiosa e fondata consapevolezza di poter collaborare al Disegno salvifico di Dio e di spendere la propria vita per il gregge, che rimane di proprietà del Signore, ed essere ‘semplicemente servi’ felici di essere stati scelti a ‘servire’ nella casa del suo padrone’.
In conclusione
, dobbiamo convincerci che questo insegnamento sui ‘servi inutili’, lo possiamo comprendere e metterlo in pratica, solo se prendiamo a modello Gesù, che è Dio e si è fatto Servo di tutti, è venuto per servire e non per essere servito e ha speso tutta la Sua vita per obbedienza al Padre e per la nostra salvezza!

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Ultimo aggiornamento 04/10/2019 - 17:17

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