6a Domenica Ordinaria, 17 Febbraio 2019

Beati a voi! Guai a voi!
È bene precisare subito, che beato (‘ashrè), nella tradizione sapienziale, è detto colui che è benedetto dal Signore, perché conosce la Torah, prova gioia nell’accoglierla e vera felicità nell’osservarla e metterla in pratica. L’espressione rituale ‘beato’, inoltre, serviva per formulare un ‘augurio’ ed esprimere ‘congratulazioni-felicitazioni’ per aver saputo scegliere la retta ‘via’ che porta alla piena e duratura felicità-beatitudine. La parola ‘guai (‘uài’), non indica e non è da intendersi come una ‘maledizione’ da parte di Dio (concezione sacrilega di Dio-Amore, pieno di bontà e di misericordia), ma trae origine dal ‘lamento funereo' che esprime il mesto e sconsolato cordoglio verso chi si è rovinato la vita da solo! Non è, dunque, Dio a ‘maledire’, ma, è l’uomo che si rende ‘maledetto’, allontanandosi da Dio, per perdersi nel proprio io, miope e misero.
Geremia, nella Prima Lettura, ripropone il tema delle due vie (Dt 30,15-20) e ci descrive due cammini opposti: uno conduce alla vita (benedizione), l’altro alla morte (maledizione). Chi sceglie il cammino della vita, quello che porta a Dio attraverso la fiducia e l’obbedienza filiale alla Sua Parola (Legge, Comandamenti) sa di poter conseguire la beatitudine; chi, invece si incammina sull’altra via, quella dell’idolatria, del rifiuto e della disobbedienza al vero e unico Dio, andrà incontro a tragiche conseguenze. Anche il Salmo, come il Vangelo, ripropone il dono della vera beatitudine, attraverso il tema biblico delle ‘due vie’ contrapposte: i giusti e i saggi scelgono e percorrono sempre la ‘via’ della Legge del Signore, che dona vita e ricolma di gioia. I malvagi, gli arroganti e i peccatori, invece, scelgono la ‘via’ dell’idolatria, che li condurrà alla rovina e ad essere dispersi dal vento della loro arroganza e autosufficienza. Paolo, nella Seconda Lettura, ripresenta e rafforza il fondamento della fede cristiana, la Risurrezione di Cristo, contestando i falsi predicatori che continuano a predicare ‘che non vi è risurrezione dei morti’.
Ecco come argomenta l’Apostolo. Se Cristo non è risorto, è vana la nostra fede e, di conseguenza, la nostra vita, è senza senso e senza speranza. Ma, Gesù Cristo è ‘davvero’ risorto dai morti ed è la Primizia e Principio vitale per coloro che sono morti, perché, in Lui, Dio ha vinto per sempre il peccato e, quindi, la morte. Luca, in piena sintonia con Geremia e il Salmo, ci presenta le ‘Beatitudini’, in una forma più breve rispetto a Matteo, con l’aggiunta di quattro ‘guai’, in netto antitesi con i quattro ‘beati’, con la finalità di fare chiarezza, senza equivoci, e di stimolare a decidersi a prendere posizione netta e operare una scelta risoluta tra le due opposte ‘vie’: lo ‘stile di vita’, proposto da Gesù nelle Beatitudini, o quello che sgorga dal nostro ripiegarci e avvitarci sul nostro io e finire prigionieri e vittime del nostro egoismo.
Nella metafora dell’albero
, che affonda le sue radici fino a raggiungere la sorgente dell’acqua che non verrà meno, il Profeta vuole riferire la sua diretta e personale esperienza, fondata sulla fiducia incondizionata nel suo Dio, che gli ha fatto superare tanti rifiuti, opposizioni e persecuzioni da parte degli empi e stolti. L’immagine del tamarisco, ridotto a sterile e secco arbusto, senza foglie né frutti, invece, è metafora di quanti si sono allontanati dalla sorgente dell’acqua viva, che è Dio, preferendo vivere un’esistenza sterile, arida, senza frutti e, perciò, ‘maledetta’. Solo chi, dunque, ha riposto e ripone la sua fiducia in Dio, ‘non smette di dare frutti’, perché in Lui affonda le sue radici e da Lui attinge benedizione e vita per sempre!
BEATI I POVERI, GLI AFFLITTI, I PERSEGUITATI …
Noi che
, ‘pieni’ e soffocati di cose di ‘ogni genere’, con armadi strapieni e frigoriferi stracolmi, non siamo poveri e non aiutiamo i poveri, come Gesù, potremo mai entrare a far parte del Regno?
Noi che
non abbiamo mai conosciuto la parola ‘fame’ e disponiamo di una tale e tanta quantità di cibo, al punto che dobbiamo spendere altro denaro per smaltire il tanto che buttiamo e le troppe calorie che accumuliamo!
Noi
abbuffati fino alla nausea, come possiamo, Gesù, avere ‘fame’ dei Tuoi insegnamenti, delle Tue beatitudini e come potremo essere saziati da Te?
Noi che
ci voltiamo dall’altra parte per non vedere il mare di sofferenza che ci attornia e facciamo di tutto per evitare ogni briciolo di dolore fisico e morale, imbottendoci di farmaci per non avvertirne neanche un frammento.
Noi che
non sappiamo piangere, ma facciamo piangere gli altri, come e quando potrai consolarci?
Noi che
mai siamo stati poveri e mai abbiamo provato la fame, mai siamo stati insultati, odiati e perseguitati a causa del Tuo Nome e del Tuo Vangelo, come possiamo attenderci da Te la ricompensa di una ‘beatitudine’ e ‘felicità’ eterna?

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Ultimo aggiornamento 15/02/2019 - 10:24