5a Domenica Ordinaria, 10 Febbraio 2019

Paolo, riconosce di essere stato un persecutore e di essere l’ultimo, ‘un nato morto’ (aborto), vivificato dalla grazia di Dio, che lo chiama ad essere Apostolo di Cristo.
Pietro si fida ed esegue la Parola di Gesù, prende il largo e getta le reti, nonostante tutte le previsioni umane e ambientali siano negative. Il Maestro rivela, nella pesca miracolosa e nella rete, che non si spezza e nella collaborazione con le altre barche, la Sua potenza divina e Pietro si scopre peccatore e si lascia designare, insieme con gli altri suoi compagni (koinonòi) ad essere fatti ‘Pescatori-Cercatori di Uomini’.
Sulla Sua Parola, ascoltata e meditata, anche Noi, superando la stanchezza e vincendo la delusione di aver faticato invano ‘tutta la notte’, senza aver preso nulla, nonostante i nostri limiti, prendiamo di nuovo il largo e gettiamo di nuovo le reti, come ci dice Gesù, e collaboriamo con Lui a prendere nelle reti del Suo amore tutti i pesci e, anche se a noi pare che le nostre reti possano rompersi, la Sua rete, la Chiesa, che è il Corpo, mai si potrà strappare e perderci!
Anche io devo convincermi che, se ascolto la Sua Parola e La eseguo e, insieme con e unito a Lui, il vento cessa, la barca non affonda, la pesca è assicurata, la grande rete raccoglie tutti i pesci, buoni e cattivi e non si rompe e, nell’attesa della separazione, invitiamo tutti gli altri nostri ‘compagni’ a riempire le loro barche vuote dei frutti di questa pesca abbondante e ‘miracolosa’.
Ma l’avventura non si conclude con questa esperienza che, sì, deve cambiarci radicalmente mente, cuore e vita e deve immetterci in una nuova direzione e vocazione: con Cristo e come Cristo divenire ed essere pescatori di uomini! Per questo, anche noi, vogliamo tirare a terra le nostre barche vuote, lasciare tutto per seguire Gesù, che abbiamo potuto sperimentare essere Egli solo, l’unica Via da percorrere, la Verità assoluta da cercare e raggiungere, perché Egli è tutta la nostra Vita!
Dio, in Gesù, Suo Figlio e Sua Parola Vivente, ci fa capire che Egli, Nostro Padre, nutre fiducia in noi, Suoi figli, chiamandoci a collaborare, attivamente e liberamente, al Suo Progetto di amore e di Salvezza Universale. Nonostante la nostra inadeguatezza e fragilità, Egli ci purifica, ci fa rinascere e ci consacra, nel Battesimo, ad essere Suoi sacerdoti, re e profeti e ci invia a compiere il nostro servizio a favore dei nostri fratelli, Suoi figli, come noi. Questa fiducia in ciascuno di noi, Dio la rivela in Isaia, che libera dal timore, purificandolo e consacrandolo Suo profeta da mandare al popolo ‘dalle labbra impure’, affinché lo disponga a lasciarsi purificare e consacrare come Suo Popolo (prima Lettura). Accorda, la Sua fiducia, ancora a Saulo che, da crudele persecutore dei Cristiani, è chiamato ad essere, ‘per grazia di Dio’, Apostolo di Cristo (seconda Lettura). E, nel Vangelo, addirittura, trasforma i pescatori di pesci, prima delusi per la loro impotenza, e, poi, sbalorditi per la pesca miracolosa, operata da Gesù, in ‘pescatori di uomini’, insieme con Lui e nel Suo Nome.
Sulla Tua Parola, allora, getterò le reti (v 5b)! Non avrò paura, non dubito e mi fido della Tua Parola, prendo il largo e getto le mie reti per una nuova e abbondante pesca!
La prima condizione, dunque, per sapere, fare, sperare, amare e vivere è fidarsi di Qualcuno e seminare, sempre e dovunque, fiducia. In fondo, evangelizzare è diffondere fiducia nel sapere, nel fare, nello sperare. Dunque, senza fiducia è impossibile credere, sapere, vivere, amare.
Fiducia che sgorga dalla certezza che Dio è Padre che ama i Suoi figli sempre e comunque, e, credere questo, è credere nel Figlio Suo che ci ha mandato e ci ha detto queste verità che riaccendono in noi la fiducia-abbandono nelle Sue mani perché siamo opera Sua e che mai Egli abban

Ultimo aggiornamento
08/02/2019 - 10:21