8a Domenica Ordinaria, 3 Marzo 2019
‘La bocca parla dalla pienezza del cuore’, cioè, quanto ‘esce dalla bocca’ manifesta

Il vero discepolo, invece, ‘dimora’ presso il Maestro, è sempre in ascolto, si lascia istruire e formare per conoscere ed eseguire, con umiltà e responsabilità, il compito di guidare e condurre i fratelli, non a sé stessi, ma all’incontro con Cristo Gesù, che apre gli occhi ai ciechi, le orecchie ai sordi, guarisce dal peccato e libera dalla morte. Mai, il vero discepolo pretende di prendere il posto del Maestro, né tanto meno, consapevole delle sue miserie (‘la trave’), ardisce giudicare e condannare gli altri, nei quali intravede o inventa la pagliuzza nell’occhio. Il discepolo fedele e attento, radicato in Lui e potato da Lui, somma Bontà e Misericordia, sarà come l’albero che produrrà frutti buoni e, dal ‘buon tesoro del suo cuore’, saprà sempre trarre fuori il bene e ‘la sua bocca esprimerà ciò che dal suo cuore sovrabbonda’ (Vangelo).
La Parola di Dio ci vaglia e ci fa scoprire pregi e difetti della nostra persona: i primi vanno consolidati e resi più fecondi; i secondi vanno, con la Sua grazia, individuati con coraggio e onestà intellettuale e morale, ed estirpati. È la Sua Parola, viva ed efficace, tagliente più di una spada affilata e a doppio taglio, penetrante fino a dividere l'anima (cfr Eb 4,12), a provare e ‘vagliare’ la bontà o la malvagità del nostro cuore, a ‘saggiare’, nel ‘forno’ ardente della Sua verità, la purezza o le impurità dell’argilla del vaso; rivela, attraverso i suoi frutti, come è coltivato l’albero della nostra vita e di che si nutre!
La Parola scruta i pensieri del cuore, sede delle nostre scelte e decisioni, ci fa discernere, se glielo permettiamo, il bene dal male, offrendoci la forza e la grazia di operare il bene e liberarci dal male. Se, dunque, ci nutriamo ogni giorno della Parola e ci lasciamo guidare dalla bellezza della Sua luce feconda, i nostri frutti saranno di giustizia, di amore e di pace.
La trave e la pagliuzza: Gesù vuole smascherare l'ipocrisia del falso zelo degli scribi e i farisei di oggi, come quelli di ieri. Ma, io, perché guardo la pagliuzza e i piccoli difetti degli altri e ad ingrandirli fino a nascondere la grossa trave che non voglio ammettere avere in me? Un segno che i miei difetti sono infinitamente più grandi di quelli degli altri, sta proprio in questo: voler distrarre la mia attenzione, rivolgendola altrove, a cercare e, qualche volta, anche ad inventarmi la pagliuzza negli altri, ed intanto la mia trave resta al suo posto ad accecarmi sempre di più!
Non devo più lasciarmi ingannare dalle apparenze, ma, devo convincermi, sempre più, che per correggere gli altri, devo correggere prima me stesso e devo accettare di essere corretto.Come nell’A.T., ‘vedere’ Dio significava ‘ascoltare’ Dio, dopo la Sua risurrezione, ciascuno di noi può ‘vedere’ Gesù Cristo se Lo ascolta e Lo segue! Il vero cieco, dunque, è chi non vuole ‘vedere’ Dio Creatore e Padre, chi non riconosce Cristo Gesù, come Suo Figlio, Redentore e Salvatore, chi non Lo ascolta e non Lo segue.
Il dono del discernimento: solo se rifletto e sono capace di guardarmi dentro, agitando il vaglio della mia coscienza, posso riconoscere il bello e il brutto che cova dentro di me, e, nel forno della Parola rovente, sarò saggiato nel bene e purificato nel male. Se la Parola de

Senza l’efficace vitalità della Parola Vivente e senza la sua fecondità di luce e di discernimento, siamo e restiamo ciechi, destinati a cadere in un fosso senza fine e senza possibilità di risalire.
Ultimo aggiornamento
01/03/2019 - 11:30