4a Domenica di Pasqua, 22 aprile 2018
Io sono il buon pastore e do la mia vita per le pecore
In nessun altro c'è salvezza
Chiamati dalla
viva voce dal Buon Pastore ad una relazione
sempre più intima con Lui, che ti fa sentire
che ti conosce bene e ti chiama sempre, con
amore e tenerezza, nella tua fragilità e
vulnerabilità, nelle tue infedeltà, peccati e
miserie che Egli conosce e che mai fermeranno
o ostacoleranno il Suo amore per te.
Certo che il vero Pastore vigila sulle Sue
pecore! Ma il Suo è uno sguardo di amore capace
di abbracciare le tue miserie e mai devi
percepirlo come uno sguardo che ti spia per
giudicarti e condannarti senza pietà e
castigarti sadicamente. Questo è un Pastore che
va in cerca delle pecore perdute, si china su
quelle ferite, le cura e le trasporta, insieme
agli agnellini appena nati e alle pecore madri,
sulle sue spalle, tra le sue braccia e nelle Sue
mani! Questo, il Pastore Gesù, tenero e
premuroso, ricco di amore e di bontà, che
cammina avanti al suo gregge, non per essere ‘il
primo’, ma per aprire il cammino e guidarlo per
giusti e sicuri sentieri ai pascoli eterni. Egli
dona la Sua vita solo per amore di tutte le
pecore, comprese quelle che non sono ancora del
Suo ovile, perché ‘anche quelle deve guidare
e ascolteranno la Sua voce e diventeranno un
solo gregge, un solo pastore’ (Gv 10,16).
Egli è rivelazione di Suo Padre, il Dio
Pastore d’Israele, che dona e sacrifica il
Figlio, Buon Pastore, per salvare tutte le Sue
pecore e ricondurle a vita eterna. È il Pastore
buono per eccellenza, perché conosce, una per
una, le Sue pecore, le chiama per nome e si fa
conoscere, attraverso la Sua voce, e ognuna di
esse, per Lui, è e rimane unica e
insostituibile.
Questo
Pastore, vigile su ciascuno di
noi, pecore indebolite, fragili, tante volte,
smarrite e ferite, che non ce la fanno più ad
andare avanti, anche oggi, come ogni giorno,
offre la sua vita per il suo gregge e a esso si
dona con amore e tenerezza: guarisce le nostre
ferite e risana le nostre piaghe, perdona le
nostre miserie e ci libera dai nostri
smarrimenti e ci chiede di fare la nostra parte
per l’unità e la vita di tutto il gregge,
rispondendo anche noi, con prontezza e fedeltà
alla nostra vocazione di essere pecore che
ascoltano la Sua voce e da essa si lasciano
formare ad essere gregge unico, guidato e
animato dall’unico Pastore che dona ogni giorno
la Sua vita per ciascuno di noi.
Io,
mercenario o pastore
del gregge? Presuntuoso e falso costruttore, che
scarta la pietra d’angolo, Gesù buon Pastore e
Salvatore, per costruire la mia vita sulla
pietra morta del mio insaziabile io? (Vangelo).
In cosa o in e da chi cerco salvezza? (prima
Lettura e Salmo). Vivo secondo il
mondo o come figlio di Dio? Mi scopro ogni
giorno figlio amato di Dio e seguo il Figlio in
tutto e mi dono tutto come si è donato Lui? (seconda
Lettura). Perseguo avere, potere, possesso o
scelgo la logica del servizio e del dono
gratuito?
Chi è il mio
modello di vita? Seguo Gesù
Cristo, il Buon Pastore, che dona la vita per il
gregge o divento, nella mia missione, ogni
giorno di più padrone e mercenario? Nel
ministero a me affidato dal buon Pastore a
servizio del Suo gregge, la Chiesa, cerco il mio
interesse personale, mi invento e creo privilegi
e cerco primi posti, o contribuisco a costruire
il bene comune delle pecore, affinché formiamo
insieme e nella carità il gregge unico e
armonioso, sempre attento alla voce del Pastore
buono?
Giornata Mondiale di
Preghiera per le Vocazioni
Ascoltare, Discernere,
Vivere la
Chiamata del Signore
(Messaggio
Papa Francesco per la 55ª giornata mondiale)
Il Signore continua a
chiamare! È l’uomo che fa
il sordo, perché non gli conviene ascoltare o è
assordato da altre voci insidiose, ingannevoli,
seducenti e inebrianti! Abbiamo altro da
cercare, desiderare, ascoltare: il nostro io, il
piacere, l’avere sempre di più, il potere, il
possedere cose e persone.
E, come potremo
ascoltare e seguire la Sua voce che ci parla di
croce, di sacrificio, di dono di sé, di
gratuità, di spendere la propria vita al
servizio e per il bene degli altri, come ha
fatto Gesù Cristo del Quale osiamo dirci
seguaci?
Pregare per le Vocazioni, vuol
dire ‘Ascoltare’ ‘Discernere’ e ‘Rispondere’
a quanto il Padre ci sta chiedendo da sempre:
sei Mio figlio,
perciò, vivi da figlio amato!
Pregare per le Vocazioni è tutto questo e
a questo bisogna consegnarsi e consacrarsi.
Pregare,
dunque, è pormi in comunione, ritirarmi
nel silenzio del mio cuore e della mia mente
ad ascoltare
la Parola, luce del retto
discernere, e capire
la Volontà – Disegno di Dio su di me,
comprenderla, fino
in fondo, per rispondervi con prontezza,
nonostante le mie debolezze, fragilità e
peccati, con gratitudine, perché sono stato
chiamato e dire con prontezza il mio ‘Eccomi’
e cominciare a vivere la Vocazione nella
fedeltà, perseveranza e totale dono di sé, come
ci ha insegnato Gesù, Buon Pastore che ha dato
la Sua vita per noi, e Maria, nella bellezza e
purezza del suo
Fiat
fedele, libero e permanente
Ultimo aggiornamento
20/04/2018 - 12:38