11a Domenica Ordinaria, 17 giugno 2018
Così è il Regno di Dio
Il Regno di Dio è
in mezzo a noi (vv 26-29)!
Come
lo possiamo ‘descrivere’, ‘figurare’
e a cosa lo possiamo paragonare per
riconoscerlo?
A quale immagine o struttura
possiamo paragonarlo?
Come cresce e chi lo fa maturare e
fruttificare?
Il Regno è dono di Dio e richiede anche la
nostra piena adesione e fedele
responsabilità: Dio lo fa crescere e noi
dobbiamo entrarci a farne parte e collaborare
attivamente e gioiosamente!
È il Signore Dio
che prende dalla cima del cedro un ramoscello
e lo ‘coglie dalle punte dei suoi rami’ per
piantarlo sul monte alto di Israele. Egli lo
farà crescere fino a farlo diventare ‘cedro
magnifico’, ‘immagine del Popolo che Egli
si sceglie e fa crescere per far conoscere a
tutte le altre Nazioni (‘tutti gli alberi
della foresta’) che Egli è il Signore che
‘umilia l’albero alto e innalza l’albero
basso, fa seccare l’albero verde e
germogliare l’albero secco (prima
Lettura).
È Dio che semina,
gratuitamente e continuamente, nel terreno
del nostro cuore e dell’umanità, il piccolo
seme, che farà crescere ‘spontaneamente’ e
diventare spiga piena di chicchi maturi,
pronta per la mietitura. Ed è Suo Figlio
Gesù, Sua Parola vivente, a descriverci il
Mistero del Regno, che è operante, già, in
mezzo a noi, ‘rassomigliandolo’ ad un
granello di senape, il più piccolo dei semi,
che cresce ‘da sé’ (‘spontaneamente’)
per la sua intrinseca efficienza che
Dio le dona, fino a diventare l’albero più
grande di tutte le piante (Vangelo).
Il Regno,
dunque, lo ‘semina’ e lo fa
crescere Dio, ma a ciascuno di noi è
richiesta la risposta di fede,
nell’accoglierlo come dono che muove e
richiede la nostra responsabilità e
disponibilità fiduciosa a lasciarci
convertire per non ostacolarlo e a
collaborare con pazienza e fiducia a che il
Suo Regno di santità, di giustizia, di pace e
di amore universale cresca e avvenga
nel nostro cuore e nel cuore dell’umanità. Il
Regno è Suo ed è presente, a noi la
responsabilità di riconoscerlo seguendo la
Parola del Maestro, e permettere a Dio di
realizzarlo nel nostro cuore e nella nostra
vita. Il nostro compito è conoscerlo per
entrarvi a farne parte attiva e collaborare
che ‘venga’ per tutti i popoli della terra.
Paolo vive
la sua vita come dono ricevuto e, dunque, da
donare al servizio del Vangelo, ed è
attraversato dal vivo desiderio di abitare
presso il Signore e, perciò, di voler andare
‘in esilio’ dal corpo, per non restare’ in
esilio’ dal Signore. Ma, ora, che è in esilio
nel corpo, tenda terrena, invita tutti noi a
‘sforzarci’ a camminare verso il Signore,
vivendo nella fede e pieni di fiducia, in
modo da essere sempre più ‘graditi’ a Dio in
ogni nostra scelta e azione, sapendo che,
anche se siamo ancora ‘in esilio’ nel
corpo, siamo incamminati verso il Signore per
abitare per sempre con Lui (seconda
Lettura). È Dio che decide quando è bene
che io rimanga nel corpo e quando debba
andare fuori dal corpo.
Il
seme della Sua Parola che Dio
semina continuamente in noi, lo fa
germogliare, crescere, maturare. È sempre il
Signore a decidere quando vivere nel corpo e
quando andare in esilio da esso. Dio pianta e
semina, fa crescere e maturare, noi possiamo
essere Suoi collaboratori nel preparare il
terreno
del nostro cuore e dei nostri fratelli, nel
sapere attendere il tempo della mietitura e
non fare andare a male il grano maturo!
Il seme
della Parola di Dio, da Lui
seminato in noi, se viene accolto con
amore e gratitudine, certamente germoglierà,
crescerà nella nostra vita, rendendola sempre
più ‘gradita a Dio’ e riempiendo di
frutti abbondanti e opere buone il nostro
mondo e la nostra storia.
Ultimo aggiornamento 15/06/2018 - 15:04