Turbato nel cuore e cupo in volto, quell'uomo ricco se ne và, tutto triste e solo
Perché non si è lasciato toccare,
prendere e stravolgere da quello sguardo che,
con
amore, su di lui, il Maestro ha posato e non
si è lasciato scaldare e ardere il cuore e
aprire gli occhi della sua mente per scoprire e
cercare la vera ricchezza, che libera e non
marcisce mai: la Sua sequela! Ancora una volta,
si è lasciato schiavizzare dalle sue ricchezze!
Ma, come gli ha risposto, con tanto amore, Gesù?
Se vuoi essere totalmente perfetto
(‘maturo’) e, perciò, libero e felice, và,
vendi i tuoi beni, distribuiscili ai poveri, con
generosità gioiosa e svincolante, e, poi, vieni
e seguiMi! Quel ‘và’
indica l’inizio di un faticoso cammino di
liberazione radicale dalla dipendenza mortifera
dell’avere e possedere, che finiscono per
averci e possederci, e dal pericolo,
sempre in agguato, di autentificarci con
le ricchezze: io sono quello che possiedo!
Il secondo verbo, ‘vendere’, deve essere
bene inteso, ed è Gesù stesso a farcelo
comprendere: il vendere si completa e si
compie nel donare il ricavato ai poveri e
bisognosi, e non nel seguire la logica
dell’investimento! Come si evince, il
Maestro Gesù chiede al possidente, posseduto
dalle sue ricchezze, la radicale e totale
libertà da esse e di uscire dal bisogno avido e
dalla dipendenza dai beni che sono, solo e
sempre, dei mezzi e mai il fine!
Altro rischio, da evitare e superare, è quello
di leggere e di interpretare l’espressione
successiva di Gesù, ‘e avrai in eredità un
tesoro in cielo’ (v 21), in chiave
commerciale e rimunerativo, un vendere
per comprare e guadagnarsi ‘un tesoro nel
cielo’. E lo spiega bene il Maestro:
‘il vendere i beni’ (v 21b) e ‘il
lasciare tutto’ (v 28) sono le primarie ed
indispensabili disposizioni per iniziare
a seguirLo ed ‘entrare nel Regno di Dio’
a farne parte. Il Regno di Dio, infatti, è dono
che Dio offre a tutti, ma solo coloro che si
sanno liberare dal dominio dei beni, creati per
il bene di tutti e a tutti destinati, e li sanno
condividere con i bisognosi, si dispongono a
seguire Gesù, l’unica Verità e Via che conduce
al Regno. Sono le stesse ricchezze,
alle quali abbiamo ‘consacrato’ e consegnato la
vita a impedirci di entrare nel Regno e le
parole di Gesù, ‘è più facile che un
cammello passi per la cruna di un ago che un
ricco entri nel Regno di Dio’ (v 24b), non
solo lo confermano ma ci avvertono di non cadere
noi stessi nella loro situazione e di non
scoraggiarci mai nella lotta a liberarci
dalla mortale dipendenza dei beni e confidare
sempre che tutto ciò che è impossibile
all’uomo, Dio lo rende possibile e come dire
che non siamo noi a salvarci da soli e per
meriti nostri acquisiti o solo accampati e
presunti, ma è la Sua misericordia a convertirci
alla vera Ricchezza, che è il Suo Regno e
farci entrare in Esso, ma solo se glieLo
permettiamo. Anche nella risposta del Maestro
Gesù a Pietro, che ha dichiarato a nome degli
altri Discepoli, ‘ecco, noi abbiamo lasciato
tutto e ti abbiamo seguito’ (v 28), ci sono
dati ulteriori insegnamenti.
Innanzitutto, notiamo la scelta dei discepoli,
che decidono di seguire Gesù e, perciò, ‘hanno
lasciato tutto’! L’uso retto e giusto
delle ricchezze, doni di Dio, destinati
a soddisfare i bisogni di tutti e di ciascuno. I
beni della terra, infatti, sono stati destinati
dal Creatore per tutti, da condividersi nella
giustizia, uguaglianza e amore
fraterno. Il denaro
(ricchezze) serve per vivere e non viceversa. Il
dio denaro rende schiavo e chi lo
possiede, ne viene posseduto perdutamente. Di
fronte al Regno, tutto l’oro del mondo si riduce
a un ‘pò di sabbia’. L’uomo-persona vale non per
quanto produce o ha accumulato e ha, ma per
quello che è e perché si spende e si dona per
gli altri. La scelta è drastica e risolutiva: o
l’idolo mammona o Dio, il Sommo Bene e Signore e
Datore di ogni bene per il bene di tutti,
nessuno escluso! È, ora, che di deciderci Chi
seguire, per Chi vivere e di che vivere: due
padroni non si possono seguire e servire!
Per seguire Gesù, perciò, dobbiamo
superare l’impedimento dirimente della
iniqua ricchezza, della quale dipendiamo e
restiamo schiavi! Per essere liberi, non
dobbiamo essere schiavi di alcuno,
immaginiamoci, se lo possiamo essere del denaro
e delle cose, del pil, della borsa, del
guadagno! Per questo, nella prima Lettura, siamo
invitati a invocare da Dio la ‘Prudenza’
e ad accogliere il Suo dono: lo Spirito di
Sapienza da ‘preferire ai troni e agli
sc
ettri’, alle ricchezze e da amare ‘più
della salute e della bellezza’, perché ‘lo
splendore che viene da lei non tramonta’ e,
insieme con Lei, nelle cui mani è una ricchezza
incalcolabile, ci ‘sono venuti tutti i beni’.
Nella seconda Lettura, la Sapienza,
implorata ed elargita, si incarna nella
Parola Vivente di Dio che è ‘viva,
efficace e tagliente, penetra nelle profondità
del cuore e ne discerne i sentimenti e ne scruta
i pensieri. Nessuno, perciò, può nascondersi
davanti a Dio che ‘tutto conosce di noi e a
Lui dobbiamo rendere conto’i!
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Ultimo aggiornamento
12/10/2018 - 13:49