28a Domenica ordinaria, 14 ottobre 2018

Turbato nel cuore e cupo in volto, quell'uomo ricco se ne và, tutto triste e solo
Perché non si è lasciato toccare, prendere e stravolgere da quello sguardo che, con amore, su di lui, il Maestro ha posato e non si è lasciato scaldare e ardere il cuore e aprire gli occhi della sua mente per scoprire e cercare la vera ricchezza, che libera e non marcisce mai: la Sua sequela! Ancora una volta, si è lasciato schiavizzare dalle sue ricchezze! Ma, come gli ha risposto, con tanto amore, Gesù? Se vuoi essere totalmente perfetto (‘maturo’) e, perciò, libero e felice, và, vendi i tuoi beni, distribuiscili ai poveri, con generosità gioiosa e svincolante, e, poi, vieni e seguiMi! Quel ‘và’ indica l’inizio di un faticoso cammino di liberazione radicale dalla dipendenza mortifera dell’avere e possedere, che finiscono per averci e possederci, e dal pericolo, sempre in agguato, di autentificarci con le ricchezze: io sono quello che possiedo! Il secondo verbo, ‘vendere’, deve essere bene inteso, ed è Gesù stesso a farcelo comprendere: il vendere si completa e si compie nel donare il ricavato ai poveri e bisognosi, e non nel seguire la logica dell’investimento! Come si evince, il Maestro Gesù chiede al possidente, posseduto dalle sue ricchezze, la radicale e totale libertà da esse e di uscire dal bisogno avido e dalla dipendenza dai beni che sono, solo e sempre, dei mezzi e mai il fine! Altro rischio, da evitare e superare, è quello di leggere e di interpretare l’espressione successiva di Gesù, ‘e avrai in eredità un tesoro in cielo’ (v 21), in chiave commerciale e rimunerativo, un vendere per comprare e guadagnarsi ‘un tesoro nel cielo’. E lo spiega bene il Maestro: ‘il vendere i beni’ (v 21b) e ‘il lasciare tutto’ (v 28) sono le primarie ed indispensabili disposizioni per iniziare a seguirLo ed ‘entrare nel Regno di Dio’ a farne parte. Il Regno di Dio, infatti, è dono che Dio offre a tutti, ma solo coloro che si sanno liberare dal dominio dei beni, creati per il bene di tutti e a tutti destinati, e li sanno condividere con i bisognosi, si dispongono a seguire Gesù, l’unica Verità e Via che conduce al Regno. Sono le stesse ricchezze, alle quali abbiamo ‘consacrato’ e consegnato la vita a impedirci di entrare nel Regno e le parole di Gesù, ‘è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno di Dio’ (v 24b), non solo lo confermano ma ci avvertono di non cadere noi stessi nella loro situazione e di non scoraggiarci mai nella lotta a liberarci dalla mortale dipendenza dei beni e confidare sempre che tutto ciò che è impossibile all’uomo, Dio lo rende possibile e come dire che non siamo noi a salvarci da soli e per meriti nostri acquisiti o solo accampati e presunti, ma è la Sua misericordia a convertirci alla vera Ricchezza, che è il Suo Regno e farci entrare in Esso, ma solo se glieLo permettiamo. Anche nella risposta del Maestro Gesù a Pietro, che ha dichiarato a nome degli altri Discepoli, ‘ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito’ (v 28), ci sono dati ulteriori insegnamenti. Innanzitutto, notiamo la scelta dei discepoli, che decidono di seguire Gesù e, perciò, ‘hanno lasciato tutto’! L’uso retto e giusto delle ricchezze, doni di Dio, destinati a soddisfare i bisogni di tutti e di ciascuno. I beni della terra, infatti, sono stati destinati dal Creatore per tutti, da condividersi nella giustizia, uguaglianza e amore fraterno. Il denaro (ricchezze) serve per vivere e non viceversa. Il dio denaro rende schiavo e chi lo possiede, ne viene posseduto perdutamente. Di fronte al Regno, tutto l’oro del mondo si riduce a un ‘pò di sabbia’. L’uomo-persona vale non per quanto produce o ha accumulato e ha, ma per quello che è e perché si spende e si dona per gli altri. La scelta è drastica e risolutiva: o l’idolo mammona o Dio, il Sommo Bene e Signore e Datore di ogni bene per il bene di tutti, nessuno escluso! È, ora, che di deciderci Chi seguire, per Chi vivere e di che vivere: due padroni non si possono seguire e servire! Per seguire Gesù, perciò, dobbiamo superare l’impedimento dirimente della iniqua ricchezza, della quale dipendiamo e restiamo schiavi! Per essere liberi, non dobbiamo essere schiavi di alcuno, immaginiamoci, se lo possiamo essere del denaro e delle cose, del pil, della borsa, del guadagno! Per questo, nella prima Lettura, siamo invitati a invocare da Dio la ‘Prudenza’ e ad accogliere il Suo dono: lo Spirito di Sapienza da ‘preferire ai troni e agli scettri’, alle ricchezze e da amare ‘più della salute e della bellezza’, perché ‘lo splendore che viene da lei non tramonta’ e, insieme con Lei, nelle cui mani è una ricchezza incalcolabile, ci ‘sono venuti tutti i beni’. Nella seconda Lettura, la Sapienza, implorata ed elargita, si incarna nella Parola Vivente di Dio che è ‘viva, efficace e tagliente, penetra nelle profondità del cuore e ne discerne i sentimenti e ne scruta i pensieri. Nessuno, perciò, può nascondersi davanti a Dio che ‘tutto conosce di noi e a Lui dobbiamo rendere conto’i!

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Ultimo aggiornamento 12/10/2018 - 13:49