2a Domenica Ordinaria, 14 Gennaio 2018
Ecco l’Agnello di Dio! Che cosa cercate? Maestro dove dimori? Venite e vedrete!
Chi cerchiamo? Per cosa cerchiamo Gesù? Perchè vogliamo seguirLo?
Per
poter e saper rispondere a queste domande, il
primo passo indispensabile è sempre l’ascolto
della Parola: ‘parlami, Signore, perché voglio
ascoltarti’ (prima Lettura). Samuele segue il
Signore perché esegue e mette in pratica quanto
ha ascoltato. Gli stessi discepoli di Giovanni
(Vangelo) prima accolgono la
presentazione e l’indicazione precisa del
Signore che passa, poi, si lasciano
interrogare, rispondono e, accogliendo l’eterno
invito di Gesù per ciascuno di noi, ‘Venite
e Vedrete’, Lo seguono, vedono e stanno
con Lui e poi invitano altri e li ‘conducono’
da Gesù. La prova che abbiamo incontrato
realmente Gesù consiste nell’andare subito a
‘chiamare altri’ per condurli dal Messia che
abbiamo visto, conosciuto e presso di Lui
abbiamo dimorato.
Rabbì, dove abiti?
Non è curiosità, ma voler sapere dove abita,
cosa fa, cosa dice, cosa chiede. Che cosa
desidera da noi, per poterLo incontrare altre
volte sempre, fino a deciderci finalmente di
restare per vivere sempre con Lui.
‘Che cosa
cercate’? (Gv 1,38) e ‘Venite
e
vedrete’ (v 39a)
sono le prime parole pronunciate da Gesù
trentenne, all’inizio della Sua vita pubblica.
Domande provocatorie e propositive che ci
guideranno a passare dalle motivazioni e
intenzioni della nostra ricerca, alla risposta
da dare a Gesù sulla Sua identità: ‘Voi,
chi dite che Io sia’ (Lc 9,20).
Sono le eterne e vitali domande che Gesù ci
pone ogni giorno, come quella che rivolge ai
soldati mandati a catturarLo, per farsi
identificare e, così, proteggere i Suoi, ‘Chi
cercate’? (Gv 18,4-8) e quella
rivolta a Maria che, piangente e
desolata, era presso la Sua tomba vuota: ‘Chi
cerchi’? (Gv 20,15)
Nella Prima Lettura è il Signore a
chiamare più volte, ma la chiamata non
sempre è percepita immediatamente e viene
riconosciuta gradualmente e
progressivamente, cercando di capire chi ha
chiamato e perché si è chiamati.
Ci vuole tempo
anche per il discernimento e la
giusta direzione da parte di chi ha esperienza
e maturità spirituale e bisogna prepararsi e
disporsi a tradurre la vocazione in missione da
eseguire con grande responsabilità e fedeltà (prima
Lettura).
La vocazione
coinvolge tutta la persona, spirito e corpo,
strumento delle molteplici espressioni
interiori e delle varie sue relazioni con
l’esterno. I
nostri corpi sono membra del corpo
di Cristo, templi dello Spirito Santo, doni di
Dio, al Quale appartengono sempre perché sono
opere Sue e riscattati a caro prezzo:
dal sangue del Suo Figlio (seconda Lettura).
Non lasciare andare
a vuoto
una
sola delle
Sue parole
(1 Sam 3,19), per crescere gradualmente e
con perseveranza nella conoscenza e
comunione di Lui e dimorare in Lui e
formare un solo spirito con Lui, per non
imbruttirsi in legami peccaminosi e degradarsi
nelle impurità del corpo, che ‘è per il
Signore’ ed è ‘tempio dello Spirito
Santo’.
Chi vede
‘passare’ Gesù, l’Agnello di Dio,
come il Battista che lo ‘addita’ e lo ‘indica’,
e, subito, Lo segue per ‘vedere’ dove Egli
abita per conoscerne l’identità e dimorare con
Lui, poi, aiuta e spinge, con la sua
testimonianza e fedeltà, altri ad andare da Lui
per porsi
alla Sua sequela e conoscere da Lui la
vocazione e come realizzare la missione della
propria vita.
Chi davvero ha
visto, sentito, dimorato
con l’Agnello di Dio, dunque, rende
testimonianza e conduce gli altri a ‘vedere’ e
a ‘rimanere’ per relazionarsi al Salvatore, che
ti cambia la vita, solo ‘fissandoti’ con il Suo
sguardo di amore, come ci dice e conferma il
gesto del cambiamento del nome di Simone in
Cefa-Pietro.
Infine, per
testimoniare la Parola del Signore
e per ‘non lasciarne andare a vuoto
alcuna’, non bastono le parole: è
necessaria la coerenza nelle scelte e
nei comportamenti, sempre conformi a
quanto la Parola Vivente rivela, comunica e
comanda..
Ultimo aggiornamento 11/01/2018 - 11:23