4a Domenica di Quaresima, 11 Marzo 2018

Dio ha tanto amato il mondo
Perciò 'ha mandato il Figlio nel mondo non per condannarlo, ma perchè il mondo sia salvato per mezzo di Lui'
Anche noi, come e con Nicodemo, dobbiamo ‘rinascere dall’alto’ (v 7) dallo Spirito (v 8b) per ‘vedere il Regno di Dio’ (v 3), essere liberati dalle nostre tenebre e venire alla luce vera del Figlio dell’uomo che ‘è disceso dal cielo’ ed ‘è stato innalzato’ sul legno della croce, ‘perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna’ (v 14b-15).
Gesù
, oggi, nel Suo dialogo con Nicodemo, vuole coinvolgerci chiedendoci di identificarci con questi, che di notte va da Lui per interrogarLo, per percorrere con Lui il cammino che dalle tenebre conduce alla luce, attraverso le sue domande e le risposte che gli dà Gesù.
Noi siamo Nicodemo che sceglie la notte (v 2) per andare da Gesù, perché ha il buio nella mente e nel cuore e cerca la luce vera: egli vuole uscire dalle tenebre per venire finalmente alla luce piena che intravede in Gesù, Luce del mondo che certamente lo libererà dalle sue tenebre inondandolo della Sua Luce.
Gesù che conosce il cuore
di ognuno e sa cosa c’è e cosa lo inquieta e lo agita (cfr 2,23-25 di domenica scorsa), subito lo invita, sollecita ciascuno di noi, ad uscire di e dalla notte per venire alla luce (rinascere dall’alto, dallo Spirito) e rinascere come un feto dal grembo materno per venire alla luce piena del Figlio dell’uomo che deve essere innalzato sulla croce perché ogni credente in Lui abbia la vita eterna (vv 14b-15). Percorriamo con Gesù, attraverso le tre domande di Nicodemo, il cammino alla ricerca della luce della verità, accogliendo le Sue risposte che progressivamente ci fanno passare dalle tenebre della notte alla luce vera che è venuta nelle tenebre del mondo, ma le tenebre non l’hanno accolta (Gv 1,5)
Se la Luce vera
, il Figlio dell’Uomo, è discesa dal cielo per illuminare e vincere le nostre tenebre, perché, ancora, restiamo a vagare e agire nel buio della notte? Perché non ci decidiamo a venire verso la luce, per poter rinascere dall’alto e vedere la luce vera ed eterna? È Gesù stesso a darci la ragione chiara e sconcertante: ‘la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie’ (v 19). Per questo, ‘chiunque fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate’ (v 20). Invece, chi cerca Gesù, la Luce vera, è nato dallo Spirito e deve testimoniare ‘che le sue opere sono state fatte in Dio’ (v 21). Allora, ripercorriamo il cammino verso la luce, ascoltando Gesù che ci dice chiaramente che ‘dobbiamo rinascere dall’alto’ (v 7) e dallo Spirito (v 8b) per ‘vedere il Regno di Dio’ (v 3), ponendo le nostre domande, cominciando da ‘come può accadere questo?’ (v 9) e accogliamo le risposte dell’unico Maestro, perché Egli solo ‘sa e testimonia quello che ha visto’ (v 11) ed è l’unico che è disceso dal cielo per essere innalzato alla gloria della Croce, fonte di salvezza per il mondo, che giace nelle tenebre del peccato e della morte, e di vita eterna per quanti crederanno in Lui (vv 13-15). (Vangelo). La Parola della prima  Lettura ci avverte che  il non ascoltare e il non credere e il non eseguire la Parola di Dio, annunciata dai Suoi messaggeri, ‘scrivono’ l’autocondanna di quanti, prigionieri della loro autosufficienza e autodeterminazione, si ribellano a Dio e si allontanano da Lui e si avviano, così, verso l’autodistruzione, la deportazione e l’avvilente esilio. L’infedeltà del popolo, però, non spegne l’amore misericordioso e fedele del suo Signore, che continua a mandare ‘premurosamente e incessantemente i Suoi messaggeri ad ammonirli’ perché si lascino purificare ricreare e salvare.  
La salvezza
, infatti, è dono e grazia di Dio: non viene da noi e non dipende da noi, non è frutto delle nostre opere, perché nessuno possa vantarsene, ma è grazia di Dio, ‘ricco di misericordia, che da morti che eravamo ci ha fatto rivivere con Cristo e con Lui ci ha anche risuscitati’ (seconda Lettura).
Questa
Domenica, posta a ‘metà Quaresima’, ci fa assaporare già la gioia e intravedere la luce della Pasqua del Signore, perciò, è detta, come la 3° di Avvento, ‘in Laetare e, così, ci invita nell’Introito: ‘Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, Riunitevi, Esultate e Gioite, voi che eravate nella tristezza: Saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione’ (Is 6,10-11),
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Ultimo aggiornamento 09/03/2018 - 11:35