2a Domenica di Pasqua, 8 aprile 2018
Mio Signore e Mio Dio!
Come Tommaso,
ciascuno di noi, si lasci raggiungere dal
Risorto, il Quale viene, anche se le nostre
porte restano ancora, sbarrate dal di dentro,
a liberarci dalle nostre paure, delusioni,
chiusure e smarrimenti e lasciamoci
gradualmente condurre alla piena e totale
professione personale di fede: ‘mio
Signore, mio Dio’ (Vangelo). Ognuno di
noi si consegni e si abbandoni nelle braccia
del Crocifisso Signore e apra il suo cuore
alle Sue Parole che lo fanno ardere di amore
riconoscente nella Comunità, in intima
comunione con il Risorto, che ci unisce a Sé,
facendoci divenire ‘un cuor solo e
un’anima sola’ in Lui e, perciò, tra di
noi, e ci fa vivere nell’armonia, nella
condivisione di tutto, cose e valori, beni
materiali e spirituali, nella fraternità
gioiosa e operosa (prima Lettura).
Ciascuno di noi cresca e perseveri nel
credere e nell’amare Dio, amando e credendo
Colui che ha generato e ha risuscitato,
osservando i Suoi comandamenti, che ‘non
sono gravosi’, ma Doni che richiedono una
nostra responsabile personale risposta di
amore fedele e di fiducia piena (seconda
Lettura).
Meditare
e confrontarci
con la prima Comunità, non è nostalgia del
passato, ma desiderio vivo di voler ritornare
a quella condivisione dei beni, che
faceva sgorgare in tutti i membri gioia e
pace, armonia e sinfonia di intenti, di
azioni e di missioni, che animavano e
guidavano ‘la moltitudine di coloro che erano
diventati credenti’ (At 4,32). Questo vuole,
anche per noi e da noi, Chiesa
di oggi, il Risorto!
Le
nostre Comunità, oggi,
sono concordi e unanimi? Sanno condividere i
beni e sovvenire ai bisogni dei poveri? Quale
armonia sinfonica nelle nostre comunità?
Quali le finalità e gli obiettivi che le
animano e le fanno vivere in-per-con
Cristo Risorto? Che possibilità nutriamo e
c’è desiderio e siamo affascinati dalla
conoscenza e del ritorno alla purezza delle
nostre origini? Viviamo di Eucaristia? La
Domenica, spezziamo il pane con letizia e
gioia?
Tutti, per non perderci e ritrovarci,
dobbiamo far ritorno alle radici e alle
origini della nostra storia:
chi siamo e
chi eravamo?
Chi sono, dove sono e da dove vengo?
Sono io e mi sono perso? Per rispondere, con
lealtà e verità, a queste domande
esistenziali, dobbiamo necessariamente e
coraggiosamente far ritorno alle nostre
origini, lasciando che il Risorto ritorni
ancora, ‘dopo duemila anni’, entri e
squarci queste porte blindate del nostro
cuore, rifondi la nostra fede in Lui,
ristabilisca la comunione, unendoci
intimamente a Lui e sinceramente tra di noi,
ricolmandoci della Sua pace e della Sua
comunione.
Come
e dove
il Risorto a me si rivela? Come e dove la
fede in me nasce, cresce e matura? Come e
dove (quando) il Risorto mi raggiunge e mi
converte? Ma, perché Gesù non ha incontrato
Tommaso prima e da solo, senza aspettare otto
giorni quando egli era presente in casa
insieme agli altri discepoli? Credo, per due
motivi, almeno: per confermare nella fede i
Discepoli della prima visita, che ancora
restano ‘rinchiusi’ perché impauriti e
indecisi, e per far conoscere a Tommaso, e a
tutti noi, che il luogo, che Egli
predilige per incontraci e parlarci e
convertirci, è la Comunità dei fratelli: la
Chiesa.
Il Risorto,
in questa Domenica, ci fa dono della Missione
‘Vi mando come il Padre ha mandato Me’
(v 21), dello Spirito Santo: ’Ricevete lo
Spirito Santo’ (v 22), della Fede:
‘Mio Signore e Mio Dio’ (v 22), della
Riconciliazione, affidato agli Apostoli (v
23) e della nuova Beatitudine: ‘Beati
quelli che non hanno visto e hanno creduto’
(v 29)
Questa
seconda Domenica di Pasqua,
un tempo, era detta 'In
Albis', ossia, la
Domenica di perdono per coloro che avevano
commesso gravi peccati e che, dopo la
Quaresima di, conversione e di penitenza,
durante la Veglia pasquale partecipavano alla
gioia della ritrovata innocenza, con la
riconciliazione e, quindi, come bambini
appena nati, si rivestivano di bianche vesti.
Giovanni Paolo II nel 2000, la istituisce
come 'Domenica della
Divina Misericordia', la
'Festa di vita nuova', perché l'uomo possa
comprendere, accogliere e affidarsi alla
Misericordia di Dio, implorato dallo stesso
Gesù Cristo dalla croce: ‘Padre, perdona
loro perché non sanno quello che fanno’.
Noi, Misericordes sicut
Pater!
Ultimo aggiornamento
07/04/2018 - 10:38