31a Domenica Ordinaria, 4 novembre 2018

Amare Dio è amare il mio prossimo
Amare il mio prossimo, che sono tutti i miei fratelli, nessuno escluso, rivela ed è prova del mio reale e autentico amare Dio (Vangelo). Ascolta Israele quanto il tuo Dio ti rivela e ti ordina e sarai felice tu e la tua discendenza (prima Lettura). Questa vocazione e missione, ascoltare ed amare, possiamo realizzarla solo in comunione con Cristo Gesù, Salvatore e nostro sommo ed eterno Sacerdote e Mediatore (seconda Lettura). L’incontro di Gesù con lo Scriba, questa volta, contrariamente a ‘quel dottore della Legge che interrogò Gesù per metterlo alla prova’ (Mt 22,25), è animato da buone intenzioni e desideroso di conoscere ed essere illuminato dalla Sua risposta, avviene dopo l’ingresso trionfale in Gerusalemme e dopo la cacciata dei mercanti dal tempio. La domanda non è priva di motivazioni se si ricorda che la Legge è composta da ben 613 precetti, di cui 248 comandi positivi e 365 divieti. Tra questi tanti precetti positivi e negativi, qual è, Maestro, il primo per importanza e valore? Qual è quello che giustifica e fonda tutti gli altri? Risponde Gesù con due citazioni della Torah: ‘ascolta Israele’! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; “amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza” (vv 29-30, dal Dt 6,4 cfr prima Lettura). Il secondo è questo ‘amerai il tuo prossimo come te stesso’ (v 31, dal Lv 19,18). Il primo e il secondo in verità sono simili (Mt 22,35), uno, fonda l’altro che ne diviene conseguenza e verifica!
Amerai il tuo prossimo come te stesso.
Gesù dichiara che il prossimo comprende tutti, nessuno escluso, e questi deve essere amato senza condizioni, tentennamenti, scusanti, e mezze misure, in una parola, ‘come se stesso’! Immagina un po’ se questo principio, tutti, iniziassimo ad applicarlo in ogni ambito del nostro stato e situazione esistenziale: tu, marito, devi amare tua moglie come te stesso; tu, datore di lavoro, devi rispettare il tuo dipendente come te stesso; tu, vescovo, devi amare i sacerdoti come te stesso; tu, politico, devi amare gli elettori e i cittadini che sei chiamato a servire come te stesso e tu, parroco, devi amare tutti i parrocchiani, senza fare preferenze e particolarità, più di te stesso! La novità di Gesù. Il Maestro non aggiunge e non propone alcuna novità al ‘primo’ dei Comandamenti, ma, sorprendentemente e senza essergli stato richiesto, riferendosi ad un passo del Levitico (19,18), insegna un secondo effetto dell’ascolto: l’amore verso il prossimo, che è il segno visibile e credibile dell’amore verso Dio unico! “Pieno compimento della Legge è l’amore”, affermerà, poi, Paolo (Rom.13,10). La novità dell’insegnamento di Gesù consiste nel fatto di aver collegato il primo comandamento al secondo, considerando i due un solo ed unico comando, entrambi, perciò, inscindibili tra loro e concludendo: ‘non c’è altro Comandamento più grandi di questi’ (v 31b). Lo Scriba, conquistato dalla risposta saggia e veritiera del Maestro, si convince che l’amore a Dio e al prossimo è superiore e vale più di tutti i riti sacrificali e olocausti (v 33). E Gesù apprezza la sua saggia conclusione e lo incoraggia a proseguire il cammino, perché: non sei davvero lontano dal Regno di Dio (v 34). Gesù non chiude mai la porta a nessuno neanche agli scribi, ipocriti e Suoi oppositori irriducibili. Neanche, la Sua comunità, dunque, può permettersi il diritto di sbattere le porte in faccia a nessuno! Gesù, inizia e instaura nelle Sue comunità lo spirito evangelico che si traduce nell’atteggiamento ‘ecumenico’: riconoscere il bene che si trova al di ‘fuori’ e ovunque, accoglierlo come dono di reciproco arricchimento e come stimolo a cercare la verità anche al di fuori di noi! Gesù ci dice solo di amare, di non disgiungere l’amore di Dio con quello del prossimo che ne è misura e ne certifica l’esistenza e la verità, ma ci insegna anche ad amare e spiega come amare e quanto: come e ‘quanto’ ami te stesso!
Il comandamento dell’amore proviene da Dio che è Amore (Agape) che ama liberamente e vuole essere amato liberamente! Ascoltare è contenere e domare il mio “io” sempre ‘parlante’ per lasciar parlare Dio. Il ‘primo’ comando è quello dell’ascolto, come disponibilità incondizionata a ricevere in dono la rivelazione di Dio. Ma, io sono capace di far tacere il mio io, grillo sempre parlante, per ascoltare Dio e gli altri?

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Ultimo aggiornamento 03/11/2018 - 08:50