12a Domenica Ordinaria, 25 giugno 2017
Non abbiate paura! Fidatevi e affidatevi a Dio
Non
abbiate paura e abbiate fiducia e coraggio, Voi,
che soffrite, ora, a causa dell’annuncio del
Vangelo e della vostra testimonianza della fede
(Vangelo). Fidatevi di Dio, voi che, come
Geremia un tempo, oggi, continuate a
interrogarvi, ansiosamente e con angoscia: ‘perché
i giusti devono sempre soffrire tanto?’
(prima Lettura). Non temete e affidatevi a Dio,
voi, che dal peccato di Adamo siete stati feriti
e dalle piaghe di Cristo siete stati guariti e
dalla Sua morte siete stati salvati (seconda
Lettura)! Cantiamo tutti, allora, il
canto di lode e di fiducia in Dio, nel Quale
riponiamo tutta la nostra speranza e vinciamo
tutte le nostre paure, lasciandoci liberare da
tutte le angosce e da ogni incertezza (Salmo).
Noi tutti chiamati
a essere testimoni fedeli e
coraggiosi del Suo Vangelo: non abbiate paura e
annunciatelo dalle terrazze e sui tetti!
Preceduta
da
una
serie di
raccomandazioni riguardanti l’essenziale
necessario del missionario (vv 9-19) e da calde
e rinnovate esortazioni alla
perseveranza, anche di fronte alla
conflittualità inevitabile, suscitata e causata
dal fedele servizio della Lieta Notizia (vv
16-25), il brano odierno (Mt 10, 26-33) invita
il missionario e l’inviato a partecipare
fedelmente e con coraggio al ‘destino’ e alla
‘sorte’ del proprio Maestro e a verificare, in
tale ‘somiglianza’ con Lui, il grado della
propria aderenza ai Suoi insegnamenti e adesione
totale alla Sua persona e alla Sua missione
salvifica universale. Le difficoltà e le
sofferenze, i rifiuti, le oppressioni e le
persecuzioni non mancheranno: ecco, allora, la
ragione per cui la Parola Vivente, per tre
volte, esorta e comanda ai Suoi: ‘Non abbiate
paura’ (v 26), ‘Non abbiate paura’ (v
28), ‘Non abbiate paura’ (v 31).
Il Maestro
buono ci
chiede fiducia, coraggio e fedeltà e ci dice che
l’unica paura ‘giusta’ è quella che dobbiamo
avere nei confronti di chi (o cosa) vuole farci
perire, anima e corpo, nella Geenna (v 28b). Le
prime tre ‘paure’ sono sbagliate e da
evitare, perché denotano mancanza di fiducia
e confidenza in Dio e soffocano il
coraggio e bloccano la libertà, mentre
l’ultima, quella che ci attenziona su chi e
ci allerta su tutto il male che potrebbe
travolgerci e introdurci nella Geenna, è ‘paura’
santa e provvidenziale! La prima Lettura
anticipa il tema centrale dell’annuncio
dei testi liturgici di questa Domenica: il
Signore è forza e salvezza di chi spera in Lui,
di chi è chiamato e mandato ad essere Suo
perseverante testimone e che sarà perseguitato
per la Sua fedeltà alla
missione ricevuta: l’annuncio del Vangelo della
salvezza universale.
È nella prova,
infatti, che verifichiamo la nostra fiducia nel
Signore, il Quale proprio nella e
attraverso la sofferenza, che ne consegue,
la purifica, l’accresce, la consolida e la
motiva. Fiducia e coraggio, nella gioiosa
testimonianza perseverante della nostra fede e
nell’annuncio della salvezza universale.
Geremia, uomo giusto e fedele a Dio, è
perseguitato proprio per la Sua fiducia e la Sua
coraggiosa testimonianza, possibile e attuabile
però, solo, perché il profeta, che si sente
accerchiato da amici e nemici, che lo calunniano
e lo denunciano, ‘confessa’ che ‘il Signore è
al Suo fianco come un Prode valoroso’, e a
Lui ha affidato la sua causa e, per questo, egli
non vacillerà mentre i suoi persecutori non
potranno prevalere e arrossiranno di vergogna. È
il Signore la sua forza e la sua salvezza! Nella
Seconda Lettura, Paolo, offre la sintesi
teologica della salvezza apportata da Cristo,
Uomo Nuovo, alla situazione di peccato provocata
e causata dalla disobbedienza e insubordinazione
di Adamo, l’uomo vecchio. Da Adamo,
disobbedienza e ribellione, a Gesù
obbedienza e fedeltà al Padre, fino a
donare la Sua vita per riscattare le
disobbedienze e le insubordinazioni di Adamo e
di tutti noi. Adamo, primogenito dell’umanità
ferita e peccatrice, Gesù Cristo, Primogenito
dell’Umanità riscattata e redenta dal sacrificio
della Sua vita.
In ogni difficoltà
e prova della vita, perciò, mai dubitare di Dio
e sempre fidarsi del Suo amore fedele,
misericordioso e provvidente. Si può, anche,
dire come Gesù ‘Mio Dio, Mio Dio, perché mi hai
abbandonato’, non per confessare paura e
abbandono, ma per affermare amore, fede e
speranza: ‘Dio mio, sei mio Padre, mai potrai
abbandonarmi e lasciarmi solo in questa mia
prova, nella mia sofferenza e nel mio pianto
inconsolabile’! Non paura, dunque, ma
solo fiducia e abbandono in Dio, nelle prove,
persecuzioni, calunnie false e astiose! Dio
Padre di tutti noi, nel Figlio Suo Gesù e nello
Suo Santo Spirito, sempre provvede e provvederà
sempre.
Ultimo aggiornamento: 22/06/2017 - 20:09