XXVII Domenica Ordinaria, 8 ottobre 2017

Dalle mie viti attendevo uva, hanno prodotto acini acerbi
Questa Parola è rivolta sia ai capi dei sacerdoti e agli anziani, responsabili del popolo di Dio, sia a noi, oggi, quando diventiamo la vigna dagli acini acerbi e non produciamo quei frutti per cui il Padrone ci ha piantati, con tanta cura e fiducia nella Sua vigna, e se agiamo e ci comportiamo come quei vignaioli iniqui ed omicidi del Vangelo. Proprio i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo che Dio ha eletto come Suo, rifiutano il Figlio Suo come Messia Salvatore.
Queste Parabole
, insieme al Salmo, parlano e sono rivolte a noi, oggi, a tutti  noi, ai quali, oltre la promessa, ci è dato il Promesso! Oltre la Parola udita, ci è stato donata la Parola Vivente! Cosa deve fare, ancora, Dio Padre per noi, per convincerci e farci prendere coscienza del Suo amore misericordioso nel donarci Il Figlio Suo? E, cosa deve fare, ancora, Gesù per farci capire che, in Lui, che ha dato la Sua vita per noi, il Padre ha compiuto e realizzato tutte le Sue promesse salvifiche per la Sua vigna, che è il Suo popolo? Ora, anche noi, non dobbiamo sfuggire alle nostre responsabilità e dobbiamo lasciarci convertire e riconquistare dalla Sua misericordia, perché questo è il fine prioritario della Parola che ascoltiamo, meditiamo e, da Questa ci lasceremo assimilare per accogliere, nella vigna del nostro cuore il Figlio Redentore, Vera Vite, alla Quale resteremo uniti, per poter produrre, finalmente, i frutti pregiati per cui siamo stati piantati dal Padre nella Sua Vigna, che è il Suo Regno!
Nel ‘Cantico della vigna’ (prima Lettura), il profeta richiama e mette il popolo eletto, di fronte alle sue responsabilità circa quella vigna, la casa di Israele, ‘dissodata’ e ‘piantata a viti pregiate’ dal Signore affinché ‘producesse uva’ e, invece, ‘ha prodotto acini acerbi’. Questa sua infedeltà tenace ha prodotto la sua totale demolizione, desertificazione e resa terra arida di ‘rovi e di pruni’. Nel Vangelo, la vigna è data in affitto a dei contadini che, invece, di rendere al padrone i frutti dovuti, una prima e una seconda volta, bastonarono, uccisero e lapidarono i servi mandati a riscuotere la sua quota spettante, poi, addirittura, ‘cacciarono fuori dalla vigna’ il figlio del padrone e ‘lo uccisero’. La vigna, questa volta, viene tolta a quei contadini ladri e omicidi e viene riaffidata ad altri più fedeli, onesti e riconoscenti che, certamente, ‘gli consegneranno i frutti a suo tempo’. In sintonia con la prima Lettura, il Salmo dimostra come l’allontanarsi dal Signore conduce solo all’auto distruzione e desolante devastazione, mentre il ritorno a Lui (conversione) fa rinascere a nuova vita e la luce del Suo volto torna a risplendere su di noi. Infine, nella seconda Lettura, l’Apostolo incoraggia la Comunità ad affrontare, con fiducia e perseveranza, il cammino della fede, senza farsi sommergere dalle difficoltà, fermare dai rifiuti e dalle prove quotidiane, sempre in comunione con Dio che, in Cristo Gesù, infonde in noi la pace e comunica la Sua grazia che ci fa cercare il bello e il puro, il nobile e l’onorato e ce li fa diventare ‘oggetto dei nostri pensieri’, e ragione delle nostre scelte e del nostro agire secondo il Suo amabile volere che è il nostro bene e la nostra pace.
Come rispondiamo
a tanta Sua premura e costa dedizione? Abbiamo portato i frutti per i quali siamo stati piantati? Uva profumata, bella anche  a vedersi e inebriante di gioia nel gustarla? Uva di qualità o solo acini acerbi? Come abbiamo e accogliamo il Suo Servo-Figlio Gesù, vera Vite?
Siamo innestati
e rimaniamo uniti a Lui? Come vignaioli, agiamo da servitori o da padroni della vigna? La trattiamo come nostra proprietà o a noi affidata dalla misericordia di Dio che continua ad avere fiducia in noi nonostante i nostri fallimenti e le nostre infedeltà? A chi appartiene? Chi l’ha vangata, piantata, irrigata e dotata di difesa e protezione? Noi siamo fortunati operai e mai padroni della Vigna del Signore!
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Ultimo aggiornamento: 05/10/2017 - 16:08