XXII Domenica Ordinaria, 03 settembre 2017

Verso Gerusalemme: Passione, Morte e Risurrezione
Con il primo dei quattro annunci della Sua passione (gli altri tre Mt 17,22-23; 20,1-19; 26,1-2), Gesù ‘cominciò a spiegare ai Suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme, soffrire molto, venire ucciso per risorgere il terzo giorno’ (v 21). Ai Suoi discepoli, vuole far comprendere le ragioni del silenzio messianico e chiede loro di cominciare a capire la verità della Sua autentica messianicità e non divulgarla, in modo intempestivo ed equivoco, prima di averla compresa bene, accettata e condivisa. L’annuncio non è curiosità per il futuro, ma s’iscrive all’interno delle istruzioni per il cammino della sequela. Pietro, ha appena confessato, anche a nome degli altri discepoli, ‘Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente’ (v 15b). Ma, cosa significa per lui che Egli è il Cristo? Che tipo di Messia è? Ora, Gesù, che conosce il cuore e la mente di ciascuno, vuole spiegare apertamente il senso pieno e la verità di quella confessione di fede, attraverso il ‘dei’ teologico e salvifico: Egli deve soffrire molto, deve venire ucciso e risorgere il terzo giorno! La Sua è scelta d’obbedienza ad un ‘dovere’ (il ‘dei’ teologico) richiesto dalla Volontà del Padre, perché il Suo misterioso Piano ‘deve’ realizzarsi proprio in questi eventi salvifici. Gesù stesso lo rivela e Pietro, da roccia solida, si trasforma in ‘pietra d’inciampo’ (satàn), colui che ‘ostacola’ e fa inciampare i suoi compagni. ‘Vai dietro a Me!’ Gesù non respinge e non vuole allontanare da Sé Pietro, gli vuole fare solo capire, insieme agli altri discepoli, che Egli è venuto per compiere la Volontà del Padre e, perciò, gli ordina di non ostacolare il Suo piano e di riprendere il suo ‘posto’ di discepolo, rimettendosi dietro di Lui.
Anch’io, come Pietro, devo riprendere il mio posto, quello di alunno, dietro al mio unico Maestro e devo continuare ad imparare la lezione somma della Sua croce e, senza rimpianti e senza paure, devo donare la mia vita, come Lui, per ‘trovarla’. ‘Perdere la vita per ritrovarla’, significa rinunciare alle logiche umane per entrare nell’orizzonte del dono di sé; significa ‘consegnarla’ tutta a Colui, dal quale, la vita dipende e mettersi alla sequela del Figlio che motiva la chiamata alla Sua sequela con le due sentenze, fondate sui verbi: salvare-perdere, perdere-trovare, spendere-guadagnare! È importante notare le ragioni del perdere e dello spendere la propria vita ‘per causa Mia’ (cfr. Mt 5,11-12), sono per custodire e accrescere la relazione con Lui!
La missione profetica di Geremia è quella di avvertire il popolo di Israele sulle conseguenze disastrose e devastanti, se non si fosse convertito ad una condotta di vita conforme al volere del suo Signore. Non era un ‘profeta di sventura’, come veniva definito, ma, l’umanissimo profeta, ‘l’uomo della Parola’, che ad Essa sempre si riconsegna, dopo le sue ripetute crisi vocazionali. Egli rimane servitore fedele e sincero della Parola di Dio e non sopportava che Questa fosse deformata, cambiata, distorta e asservita dagli uomini ai propri comodi e desideri! Proprio per questo era beffeggiato, deriso e perseguitato (prima Lettura).
Nella seconda Lettura, Paolo invita ed esorta (paranesi) i Cristiani che sono in Roma (due comunità) a custodire l’unità nella diversità dei compiti e ministeri loro affidati. Unità fondata sulla verità, sull’umiltà e sulla carità (v 3-13) verso tutti, anche, verso i nemici (vv 14-21). La prima condizione per consolidare e conservare l’unità nella diversità in seno alla comunità, è che tutti e ciascuno facciano della propria esistenza ‘un sacrificio vivente, santo e gradito a Dio’ (v 1).
Donarsi come Gesù. Tale ‘atteggiamento sacrificale’ permette al cristiano di ‘non conformarsi alla mentalità di questo mondo’ (v 2a), in cui l’uomo carnale si muove solo negli orizzonti limitati e angusti della ‘carne’. Perciò, a questo primo invito, l’Apostolo, fa seguire: ‘trasformatevi, rinnovando il vostro modo di pensare’ (v 2b). Dunque, urge la metànoia se si vuole ‘discernere la Volontà di Dio, ciò che è buono e a Lui gradito e perfetto’ (v 2c). Con Pietro, anche noi siamo chiamati ad abbandonare le nostre strade, per incamminarci di nuovo su quelle che Gesù ha tracciato. Basta dominare il nostro prepotente io, rimetterci dietro a Lui, seguirLo fedelmente su tutte le Sue orme, abbracciando la croce e sempre pronti e disposti a donarci come Egli si è donato.

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Ultimo aggiornamento: 01/09/2017 - 09:34