XXVI Domenica Ordinaria, 1 ottobre 2017

Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?
Il Vangelo di oggi, inizia con un’altra domanda che, nella sua risposta, mira a voler farci comprendere qual è la Volontà del Padre per convertire ai Suoi disegni salvifici tutti i Suoi figli, compresi anche i capi dei sacerdoti e gli anziani che continuano a rifiutare il Figlio e a ostacolare, in tutti i modi, la Sua missione. A questi, Gesù si rivolge, usando un modo tipico delle loro dispute per rafforzare l’attenzione e stimolare più desiderio di ascolto! Egli vuole porre a confronto la nostra visione e condotta di vita, con il Suo agire retto, giusto e misericordioso e ci domanda, con le parole della prima Lettura, di rispondere con lealtà e sincerità: Non è retto il modo di agire del Signore o piuttosto non è retta la vostra condotta? (Ez 18,25-28).  
L’altra domanda fondamentale ce la pone nel Vangelo: ‘
Chi dei due figli ha compiuto la volontà del padre? (Mt 31a). Identifichiamoci nei personaggi del racconto e sentiamoci rivolgere lo stesso invito del padre ai due figli ad andare a lavorare nella Sua vigna. Come nella Parabola degli ‘operai chiamati alle diverse ore della giornata’ di Domenica scorsa, questa ci rivela che il Signore continua a chiamare ognuno di noi, perché ci vuole tutti nella Sua Vigna, dove c’è tanto da fare per tutti. Come rispondiamo a questo ‘ministero’ che il Padre vuole affidarci e a questo grande onore che Egli vuole offrirci? Chi dei due figli seguiremo? Il primo che dice no, ma, poi, pentitosi, ‘vi andò’ o il secondo, che risponde, subito, ‘si, Signore, vado’ ma ‘non vi andò’? A quale dei due sono simile? Mi devo convincere che anch’io ho bisogno urgente di conversione per compiere la Volontà del Padre! Infatti, il malvagio che si pente e si converte dalla sua malvagità, ‘fa vivere se stesso’, mentre il giusto, che, con supponenza ed autosufficienza, si allontana dalla giustizia ‘a causa del male che ha commesso, muore’ (prima Lettura). Cuore della Parola di Dio di questa Domenica, è dunque, la conversione, dono che Egli offre, nella Sua infinita misericordia, perché Egli non vuole la morte del peccatore ma, che si converta dal suo peccato e viva (cfr Ez 33, 11). Allora, bisogna lasciarsi convertire per compiere la volontà del Padre, non solo a parole, ma nei fatti e nella fondata coerenza (Vangelo), spogli della vanagloria, ‘con tutta umiltà’ e con gli stessi sentimenti di amore e di compassione di Cristo, unico modello credibile, che ogni discepolo deve imitare e seguire, cercando di convertirsi dai suoi parametri mondani e carnali e dalla sua visione egoistica e narcisistica dell’esistenza, cercando non più solo i propri interessi egocentrici, ma anche e soprattutto, donandosi per il bene degli altri, sull’esempio di Cristo, Figlio di Dio che, per obbedienza al Padre, si è fatto uomo come noi, per farci diventare come Lui (seconda Lettura). La Parabola di Gesù, insieme alle altre Letture, compreso il Salmo, vuole richiamare ciascuno di noi, che si ritiene giusto e non bisognoso di misericordia, solo perché ci si auto convince che il nostro modo di pensare e di agire è retto e giusto, per condurci a conversione piena e liberante. Questa falsa sicurezza, infatti, ci impedisce di pentirci per convertirci al modo di pensare e di agire di Dio. I pubblicani e le prostitute, invece, si sono lasciati convertire e hanno creduto e accolto la Sua salvezza, riconoscenti e gioiosi, per essere stati cercati, interpellati, trasformati e liberati da Gesù. Dobbiamo compiere la volontà di Dio, come Gesù ci insegna nella seconda Lettura, attraverso il Suo ‘svuotamento’ e il Suo inabissamento nella nostra miseria, per innalzarci con Lui alla Sua Gloria. Il cristiano credente e praticante, imita e segue in tutto Gesù fino ad acquisire i Suoi stessi sentimenti di obbedienza fedele al Padre e al Suo disegno di amore, seguendo e imitando il Figlio Gesù che gli è stato obbediente fino alla morte di croce per noi.
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Ultimo aggiornamento: 28/09/2017 - 11:51