13a Domenica Ordinaria, 26.06.2016

Seguire Gesù dovunque Egli vada
Chiamati a vera libertà e a camminare dietro a Gesù, secondo lo Spirito nella carità e alle Sue condizioni, per diventare veri Suoi discepoli, fedeli e perseveranti.
La Parola, oggi
, ci ‘racconta’ tre tipi di chiamata, per una nuova missione di servizio: Eliseo è chiamato dal Signore, per mezzo di Elia, ad essere Suo profeta. Paolo è chiamato da Cristo a libertà e a camminare secondo lo Spirito. Alcuni in situazioni diverse, incontrano Gesù che li chiama, istruendoli sui modi per seguirLo senza indugi e ritardi, senza intermittenze, senza porre condizioni e con dedizione totale, decisi ad aderire fermamente alla Sua persona e ad accogliere ed eseguire il Suo progetto, ad accettare e ad affrontare i disagi e le difficoltà del nuovo cammino, ad operare un distacco netto e radicale con il passato per aprirsi, con coraggio e fiducia, al nuovo futuro. Anche noi mettiamoci in cammino, insieme con Gesù, verso Gerusalemme, la meta decisa e segnata per il pieno compimento della Sua missione sull’Altare della Croce, se vogliamo seguirLo con altrettanta fermezza e fedeltà. Decidersi a seguire Gesù nella libertà, è decidersi a condividere la Sua missione e il Suo destino. CercarLo e SeguirLo, non come messia trionfatore, che abbatte il potere ingiusto ed oppressore, con la violenza e con le distruzioni degli uni a favore di altri, ma come il Messia Servo per amore di tutti, che va decisamente incontro alla morte per dare a tutti nuova vita. Gesù nel compiere la Sua missione, attraversa tutte le vie, non scanza i samaritani, pur sapendo che Gli sono ostili e che non Lo accoglieranno, perché hanno saputo che è diretto proprio a Gerusalemme, la città che li odia come eretici, rinnegati e traditori. Ma Egli non si lascia fermare dal rifiuto e dall’esasperata reazione vendicativa dei Suoi: il Suo amore è più grande delle nostre miserie. Il Suo cuore non conosce l’orgoglio, l’odio religioso, la minaccia, la vendetta, le rivalse, fossati, muri, barriere. C’è solo amore e grazia per tutti. E lo fa capire con lo sguardo severo ed insieme amorevole e con parole di rimprovero chiare e decisive per far ravvedere e convertire i focosi e bellicosi, Giacomo e Giovanni, che irati e vendicativi, chiedono fuoco dal cielo affinché divori questo villaggio che non li ha accolti, ospitati e rifocillati! Questi zelanti giustiziatori, insieme a tutti quelli che, nella storia passata e recente, si ergono a ‘giustizia divina’ contro gli ‘infedeli’, accendendo roghi di morte, fino a ‘giustiziare’ in nome della religione e nel nome di Dio, hanno dimenticato che Gesù è stato mandato non per condannare, ma per salvare (Gv 12,47). È per questo che il Maestro non ferma i Suoi passi e va deciso verso la croce a morirvi ‘per noi’. E, anche se questo a noi può scandalizzare (la follia della croce), Gesù ha parlato chiaro ed è stato perentorio: la Gloria della Vita Eterna e della Risurrezione deve passare per la Croce, trono del Suo Regno. Il cammino è questo e, perciò, chi vuole seguirLo deve rinnegare se stesso e la sua mentalità mondana e carnale; deve prendere la propria croce, non deve fermarsi, né deviare il percorso, ma deve salire il calvario e la croce insieme con Lui. L’impeto del primo giovane entusiasta, espresso nella sua scelta, ‘Ti seguirò dovunque Tu vada’ (Lc 9,57), serve a Gesù per chiarirci e dettarci la prima condizione per poterLo ‘seguire’: liberarsi dall’io prepotente ed ‘onnipotente’, staccarsi definitivamente dall’avere e dall’essere posseduti dalle cose. Liberi perchè distaccati da ‘tutto’ seguiamo Gesù, felici di andare la dove Egli ci chiama e dirige i nostri passi, senza cercare tane o costruire nidi per trovare rifugio, sicurezza e protezione. Liberi, perché poveri di cose, felici perché seguiamo Gesù, nostra gioia e libertà. Anche il categorico ‘Seguimi’ (v 59), rivolto da Gesù ‘ad un altro’, il quale dice subito sì, chiedendo soltanto di poter completare la pietosa sepoltura di suo padre, rivela la seconda condizione per seguirLo: al primo posto sempre il Regno di Dio, prima dei riti formali, prima del sacro stesso, prima della pietas familiare e prima dei precetti della legge. La terza condizione richiesta è la perseveranza nell’assoluta fedeltà alla vocazione e sequela ‘senza mai voltarsi indietro (vv 61-62). Certo, da soli resteremmo in bilico tra il volerLo seguire ‘a modo nostro’, cioè, senza esserci liberati dalle cose che ci posseggono, ‘dopo’ aver seppellito il padre e solo dopo aver potuto salutare i cari e riservandosi la possibilità di poter rivolgere lo sguardo indietro, anche dopo aver messo mano all’aratro! È questo l’unico modo di andare se davvero si vuole andare avanti: guardare sempre avanti! Anche la rinuncia alle tante tane, ai diversi nidi, agli affetti e alle cose è scelta di essere liberi per andare avanti e non voltarsi mai indietro! Seguimi e lascia che i morti seppelliscano i morti! La Parola, in tutta la sua radicalità, afferma la gerarchia dei valori e le priorità delle scelte: nessun ‘dovere’ religioso, sociale e civile, può essere considerato più importante e può essere messo “prima” di Dio e del Suo Regno!

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Ultimo aggiornamento: 23/06/2016 - 20:10