Giovedì Santo, 24.03.2016

Avendo amato i Suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine
Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, amando sino alla fine i Suoi che erano nel mondo, offrì, a Dio Padre, il Suo Corpo e Sangue sotto le specie del Pane e del Vino; li diede agli Apostoli in nutrimento e comandò loro, e ai loro successori nel sacerdozio, di farne offerta(Paschalis Sollemnitatis, 46-47).
Il GIOVEDÌ SANTO conclude il Tempo di Quaresima e ci apre al Triduo Pasquale, con la celebrazione, a sera, dell’Ultima Cena, che Gesù volle fare con i Suoi, che ha amato fino alla fine, e, vuole consegnare a noi il Memoriale da attualizzare, fino alla fine dei tempi, in Sua memoria. Celebriamo, Annunciamo e Proclamiamo il Mistero della Fede! Durante la Cena tre doni di infinito amore e misericordia sono offerti per noi: L’EUCARISTIA, il SACERDOZIO ministeriale, il Comandamento, di Gesù Maestro, del SERVIZIO E DELL’AMORE FRATERNO. Nei gesti eucaristici centrali, la Lavanda dei piedi, lo Spezzare il pane e il Condividere lo stesso calice, bevendo il Suo sangue, Gesù, annuncia e anticipa la vera Pasqua che sarà, poi, completa nella Sua morte e nella Sua risurrezione. È la Pasqua della Nuova Alleanza che si attualizza nel Suo corpo, donato e spezzato ‘per noi’, e nel Suo sangue, versato ‘per noi’, e che avrà pieno e definitivo compimento quando Egli verrà di nuovo. Le parole e i gesti di Gesù durante la Cena vanno colti nel loro profondo significato e contenuto salvifico! Niente teatro, interpretazioni soggettive e soltanto simboliche. Più che spiegare questi GESTI e commentare queste Sue PAROLE, dobbiamo viverli con i Suoi stessi sentimenti, con il Suo stesso amore, misericordioso e oblativo per noi, e con la stessa Sua obbedienza al Padre fino al Suo compimento: ‘CONSUMMATUM EST’ (Gv 19,30).

Venerdì Santo, 25.03.2016

Volgeranno Lo Sguardo a Colui Che Hanno Trafitto
Il VENERDÌ SANTO, NON È IL FUNERALE DI GESÙ, ma la CELEBRAZIONE appassionata del Suo amore senza misura, che dona la salvezza del Padre. La Celebrazione deve snodarsi nella calma serena, grata e maestosa, deve essere raccolta e intensa, pensosa e meditabonda, contemplativa e riconoscente! Nessun segno di tristezza o di lutto sul volto e nel cuore! Tutta la celebrazione deve svolgersi nella bellezza della sobrietà parlante e comunicante: il silenzio e il raccoglimento aiutano a penetrarne il senso pieno e ad accoglierne la grazia! L’ambiente è spoglio: l’Altare, ‘denudato’ ieri dopo la cena, senza candelieri, senza tovaglia, senza fiori attorno; tacciono le campane, l’organo e ogni altro strumento musicale. Tutto si svolge per prepararci degnamente al grido festoso dell’Alleluia pasquale, da far udire e giungere al mondo intero, chiamato ad accogliere, ad arrendersi e a consegnarsi alla Sua infinita Misericordia! In Aeternum Misericordia Eius!
TUTTO È COMPIUTO!’ Egli Morì per i nostri peccati’ (1 Cor 14,3). Celebriamo la vittoria della VITA sulla morte e della GRAZIA sul peccato. Noi non siamo qui per piangere e compiangere un morto, ma per celebrare la Sua vittoria, il Suo amore ‘per noi’, la Sua salvezza acquistata ‘per noi’ e ‘a noi’ offerta! La vittoria dell’amore, proprio, attraverso la Croce, sorgente di salvezza, perché dono d’amore. Infine, “Ve l’immaginate una croce senza Cristo e Cristo senza croce”? La croce senza Cristo è vuota, è tortura, supplizio, castigo, illogica, disperazione cupa, sofferenza immane e senza senso! La Croce, invece, insieme con Cristo, non sarai solo a portarla, a soffrire, non sei più solo! Oggi, e lo farò tutti giorni della mia vita, BACIO e ABBRACCIO la Croce di Cristo e bacio e stringo la mia croce, quale segno che mi abbandono a Dio, che non mi ‘abbandonerà’ mai nella morte e che farà spuntare per me la Sua Pasqua!

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Ultimo aggiornamento: 22/03/2016 - 20:00