3a Domenica Ordinaria, 24.01.2016

Nella persona di Gesù si compie la salvezza
Gesù compie la Scrittura: ‘È consacrato ed è mandato dallo Spirito del Signore a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e a proclamare l’Anno di Grazia (Lc 4, 18-19). Gesù, usando il testo profetico, nella Sinagoga e di Sabato, svela la Sua Identità di Messia e annuncia la Sua missione salvifica a favore di tutti, incominciando dai poveri, dai prigionieri, dagli oppressi, dai malati e bisognosi di cure particolari. Per questi Suoi figli, ‘scartati’ dagli uomini malvagi, ‘esclusi’ e privati di ogni dignità e umanità dall’ingiustizia dei prepotenti della terra, il Padre manda il Figlio a portare il Suo amore paterno e a rivelare la Sua misericordia che è da sempre e che li libererà dall’oppressione e dalle carceri, dalla miseria e dalla malattia fisica e morale, guarirà gli occhi del corpo e aprirà gli occhi dei cuori, induriti dall’indifferenza, e gli occhi delle menti accecate dall’autoreferenzialità. Gesù inizia, così, l’Anno della Grazia, che non avrà mai fine! Egli stesso è il Giubileo Vivente della misericordia del Padre. Il Vangelo ci ricorda che stiamo vivendo il Giubileo della Misericordia e ci vuole chiedere se e come lo stiamo vivendo. Passando di porta in porta, quelle di pietra, che, davvero, non sono difficili ad essere oltrepassate con il corpo, il quale continua, però, a nascondere un cuore indurito, lontano dai fratelli e, perciò, lontano anche da Dio? Ho seguito l’esempio di Gesù, con il quale rivela il piano misericordioso del Padre? In una parola: sto cercando almeno di cominciare ad imparare la ‘benedetta’ preferenza per i più poveri, gli scartati e gli esclusi? Comincio a convertire i miei giudizi di condanna impietosa, in atti e opere di misericordia verso i peccatori, come me? Comincio a percepire commozione e tenerezza che muovono a risollevare i caduti, a dare aiuto concreto a chi continua ad essere affamato, assetato, ammalato, carcerato dal mio insanabile egoismo ed egocentrismo? Questi interrogativi mi pone il Vangelo di Gesù che esige risposte concrete non a parole, ma nei fatti e nelle opere! Queste porte di carne piagata e sanguinante per la nostra ingiustizia, il nostro egoismo e la nostra indifferenza, bisogna aprire e passare per entrare nell’immensità della misericordia infinita di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Senza queste porte di carne, è inutile ed illusorio cercare la Misericordia divina varcando solo porte di pietra. La Parola di Dio, inoltre, crea comunità, unità e comunione; riapre il cuore alla lode, alla responsabilità e alla carità fraterna; ridona speranza nuova ed è la nostra forza e la nostra gioia (prima Lettura). Ognuno di noi, nella varietà dei doni ricevuti dallo Spirito e nella diversità dei compiti assegnati, deve collaborare armoniosamente per la crescita del bene e della vitalità dell’unico organismo, la Chiesa, Corpo di Cristo. Noi tutti, infatti, siamo stati battezzati nell’unico Spirito, per edificare e formare un Corpo unico, quello di Cristo, la Chiesa (seconda Lettura). Il principio del BENE COMUNE, che deve essere perseguito in tutti gli ambiti umani e sociali, regola ed armonizza la varietà e la diversità dei doni, che mai potranno essere causa e motivo di presunta superiorità, orgoglio, rivalità, contrapposizione e divisione. La Parola di Dio, come la Torah nella prima Lettura e Gesù nel Vangelo, convoca e riunisce tutti per far conoscere, nell’ascolto, a quale vocazione è chiamato il popolo, per fondare e costruire la vera identità personale e comunitaria. La prima Lettura dice che il popolo si raduna e chiede che sia portato e aperto il Libro della Legge, ma, in realtà, è la Torah che lo chiama (vocare) e lo riunisce (con-vocare), abbattendo ogni disuguaglianza e differenza sociale (‘uomini, donne e quanti hanno l’uso di ragione’), per interpellarli (pro-vocare) ad una piena risposta - corrispondenza gioiosa e non lacrimosa. Infatti, tutto il popolo, riunito attorno alla Torah, sente e percepisce la Presenza del Signore, ascolta e risponde ‘Amen, Amen’ e dal pianto iniziale passa alla lode (in-vocare) e alla festa, perché la Parola, che rendeva presente il Signore in mezzo al Suo popolo, era diventata la loro Gioia e la loro Forza. Nel Vangelo, il Compimento della Torah è Cristo Messia, promesso da Dio e atteso dal popolo, il Verbo che si fa carne. In Lui, con Lui e per Lui, si compie il Disegno salvifico del Padre nella comunione con Lui e con i fratelli. Nella seconda Lettura, lo Spirito Santo ci fa Chiesa, Corpo di Cristo, ci arricchisce di doni particolari, dando a ciascuno come vuole, perché ciascuno collabori alla realizzazione del bene di tutta la Comunità - Chiesa, che è il Corpo del Risorto.
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Ultimo aggiornamento: 21/01/2016 - 17:14