16a Domenica Ordinaria, 17.07.2016

Maria ha scelto la parte buona
È La Domenica dell’Accoglienza, dell’Ascolto e della Lode.
Abramo
,
con prontezza e generosità, accoglie nella sua tenda e onora, con lauto pranzo, i tre misteriosi stranieri e in essi accoglie e onora Dio, il Quale, per bocca loro, promette, a Sara, il Figlio della Promessa. Paolo dichiara di voler accogliere nella sua vita, le sofferenze e i patimenti di Cristo per portarli a compimento nella sua carne, ‘a favore del Suo Corpo che è la Chiesa’ (v 24). Marta invita Gesù, ma si lascia prendere, distrarre e distogliere dai molti servizi per preparare il pranzo o la cena in Suo onore. Maria ascoltava la Sua Parola (v 39) e Lo accoglieva nella sua vita, scegliendo ‘la parte migliore, che non le sarà tolta’ (v 42). Come ri-educarci ad accogliere e ad ascoltare, in un’epoca di respingimenti, di rifiuti, di chiusura, di confini, di mura e barriere, che s’innalzano, invece, di essere abbattute tutte le frontiere sociali, religiose e umane? Abramo non alza muri e barriere, ma, alza gli occhi per vedere quei tre stranieri sconosciuti, giunti da lui, proprio, nell’ora più inopportuna e più insolita (‘nell’ora più calda del giorno’!). Non scappa né li respinge! Corre loro incontro, li saluta, prostrandosi e li supplica di rimanere e di non passare oltre! La sua ‘accoglienza’ è totale e incondizionata, perché, in loro, vede la presenza di Dio; lava e rinfresca i loro piedi, impolverati e stanchi, e li fa accomodare al fresco rigenerante del frondoso albero. Prepara loro un pranzo ricco e abbondante, pur avendoli invitati solo a fermarsi a ‘prendere un boccone di pane, prima di proseguire il viaggio’. Accogliendo il Signore, nei tre Viandanti misteriosi, egli accoglie la Promessa del Figlio della Benedizione. Ospitare, infatti, non basta! Bisogna accogliere e lasciarsi accogliere da Chi si ospita. Chi accoglie l’altro, deve entrare in relazione con lui. Nella prima Lettura, Abramo, accogliendo i tre uomini, ha accolto Dio, che lo apre ad un nuovo futuro nella promessa del figlio. Nella seconda Lettura, Paolo ci esorta e ci supplica ad accogliere e vivere il Mistero di Dio che, nascosto nei secoli, è, ora, manifestato in Cristo Gesù, che riconcilia tutti i Suoi figli con Suo Padre e tutti noi, fratelli, tra di noi. Nel Vangelo, l’Ospite Gesù ci richiama con Marta, a non perderci in tanti inutili affanni e solo svuotanti, ma a deciderci e a scegliere la cosa di cui abbiamo urgente e immediato, bisogno (v 42). Porro unum! Ascoltare la Parola ed eseguirLa nella gioia della fedeltà! Ora, applichiamo a noi le parole rivolte da Gesù a Marta, che si è lasciata soffocare da affanni inutili, vuoti e vani! Mettiamo al posto del nome Marta il nostro nome proprio, il nome delle nostre Comunità, della Chiesa stessa, delle nostre Città, della nostra intera Umanità e vediamo cosa ne esce, a cosa siamo chiamati e misuriamo la distanza di quanto, invece, ci siamo allontanati da questa Sua Parola! Anche nelle nostre Parrocchie ci affanniamo a fare tante ‘cose’, ci disperdiamo in tante diverse devozioni, ci affatichiamo a moltiplicare tante feste e ‘festicelle’, tante processioni, tanti riti, tante ‘funzioni’, tante ‘cerimonie’ per Gesù! Ma l’ascolto, la parte migliore non c’è! L’intimità e la familiarità con Lui non è nemmeno cominciata, né potrà cominciare senza l’ascolto. Quante feste patronali celebriamo ogni anno, quante sagre, quante processioni, quante novene, quante ‘Messe’ sfruttiamo e usiamo ai nostri fini! In realtà, qual è la nostra relazione con Lui, il nostro rapporto e la corrispondenza tra ciò che annunciamo e celebriamo e quello che testimoniamo e viviamo realmente! Dov’è e qual è la nostra capacità di ascolto, di accoglienza, di condivisione, di umanità e fraternità? Alla fine, celebriamo solo noi stessi, facciamo tutto per noi, nulla per gli altri e, quindi, nulla per il Signore, che usiamo e non ascoltiamo e non seguiamo! Nella nostra missione e nel nostro ministero particolare, il Mistero, Gesù Cristo, Morto, Sepolto e Risorto è al centro della nostra vita o lo abbiamo relegato ai margini? Lo serviamo o di Lui ci serviamo? Nella Celebrazione dei Sacramenti (Battesimo, Matrimonio, Prime Comunioni, Cresime…), tutta la nostra attenzione si esaurisce in molte cose esteriori che non servono, anzi, allontanano, impediscono e rendono vana la Grazia stessa del Sacramento. Noi continuiamo a occuparci di tante cose inutili che finiscono per assediarci e occuparci! Porro unum, invece, è necessario e indispensabile per noi: relazionarci al Salvatore e da Lui lasciarci redimere e salvare!

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Ultimo aggiornamento: 14/07/2016 - 11:38