3a Domeniva di Avvento, 11.12.2016

Camminiamo nella gioia del Signore con fiducia, pazienza e costanza
Più si avvicina l’ora della venuta del Messia, più devono aumentare la gioia di incontrarLo e il desiderio di accoglierLo. La felicità nasce dal sentirsi amati ed essere in comunione con chi ami e ti ama. Questo amore felice, nessuna prova, contrarietà e sofferenza potrà togliermi o turbare. Ma, Chi è Gesù per me? È quello che mi sono ritratto io o il Figlio di Dio, mandato a riscattarmi al prezzo della Sua vita? Gesù chi sei veramente per me? Io resto, ancora, quel ‘deserto senza vita’ e quella ‘terra arida’ che Tu vuoi che rifioriscano e diventino fecondi? Tanta è la Tua pazienza, più di quella del contadino che sa aspettare, con fiducia e costanza, che il seme muoia a sé stesso per germogliare a nuova vita abbondante e piena di frutti. Abbiamo bisogno di tanta speranza, di tanta pazienza e perseveranza nel credere che, ancora, il nostro deserto possa diventare luogo di nuovi virgulti di amore, comprensione, che ci siano profeti capaci di seminare solo semi di pace e di amore, di giustizia e di pazienza. Abbiamo bisogno di gioia e speranza, non di lamenti, di sventura, di odio e di violenza. Ce n’è già tanta e ovunque! Dobbiamo credere a quanto Dio ci promette di voler fare del nostro cuore, ora, deserto, steppa e terra arida: un giardino di narcisi, non ripiegati su sè stessi, ma aperti all’amore e al perdono, unica fonte della gioia. Abbiamo bisogno urgente di speranza e di pazienza, di costanza e capacità di sopportazione, di credere che Qualcuno pensi a noi, disperati, disorientati e smarriti. Qualcuno che ci schiuda le orecchie, ci riapra gli occhi, ci sciolga la lingua, ci rialzi, ci rimetta in cammino per la strada buona e santa, ci riscatti dalle nostre infinite schiavitù e ci salvi finalmente! Chi potrà trasformare questa nostra terra avvelenata e inquinata da tanti nostri peccati di egoismi, di scellerato attaccamento al denaro e di tanta cupidigia, fonte di tanta ingiustizia, violenza e morte? Chi la potrà riportare alla bellezza fertile e feconda del giardino delle origini? Chi potrà salvarci? ‘Coraggio, non temete- ci risponde il Signore, per bocca del profeta Isaia - che si rivolge ai superstiti, esiliati e disperati, annunciando loro la liberazione e il ritorno in patria da ricostruire: non disperate e non vi scoraggiate perché ‘giunge il vostro Dio, che viene a salvarvie gioia e felicità abiterà il vostro cuore, mentre fuggiranno tristezza e pianto, se voi a Lui farete ritorno (prima Lettura). Dobbiamo esserne certi e convinti di questo: se lasciamo regnare il Signore nella nostra vita e nella nostra storia, tutto il nostro deserto rifiorirà, e giustizia e pace regneranno (Salmo). Dobbiamo allora, rinfrancare i nostri cuori, rimanere costanti nella pazienza, non lamentarci delle prove, che dobbiamo affrontare con fiducia, nell’attesa della Sua venuta, che deve essere più fondata di quella che anima il contadino, che ha seminato e che deve attendere con costanza il prezioso frutto del seme, che ha seminato nella terra, aspettando le prime piogge autunnali e le ultime di primavera (seconda Lettura). Chi viene a salvarmi? Gesù, il vero Messia, che mi chiede di non scandalizzarmi di Lui, per ciò che dice e mi fa udire e per ciò che fa e mi fa vedere (Vangelo). Egli, insieme al Suo Vangelo, dobbiamo credere e seguire così come si rivela a noi nelle cose che dice e in quello che fa. Se ci scandalizziamo di Lui, vuol dire che siamo delusi di Lui, in quanto ce lo avevamo fatto su misura e a nostra immagine e convenienza. Se ci domandiamo - come il Battista - è Lui o non è Lui, una volta, accertata la Sua vera Identità e Missione, non dobbiamo aver più paura di seguirLo, perché, altrimenti, questa è paura di impegnare e di donare la nostra vita, come Egli ci chiede e ci dimostra con la Sua vita, messa a servizio degli altri e donata per la salvezza di tutti. Nell’attesa della venuta del Signore, a Noi, membri della Comunità è richiesto di ‘rinfrancare i cuori’, di rimanere costanti e pazienti, saldi e forti nell’attesa, sopportando, insieme, le prove della vita, camminando nella fede e nella carità, con tanta gioia fondata e senza sterili lamenti continui e piagnistei inutili, maldicenze reciproche, diffidenza e ostilità, rivalità, invidie e gelosie.
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Ultimo aggiornamento: 09/12/2016 - 20:28