24a Domenica Ordinaria, 11.09.2016

Nella tua Miseriscordia, a tutti sei venuto incontro
Gesù Cristo, Suo Figlio e nostro Redentore, ci ha rivelato, il vero volto di Dio, Amore e Misericordia, Padre, che ci attende sempre a braccia aperte, e il Suo cuore è sempre pronto e desideroso di chinarsi sulla nostra miseria e redimerla. La Misericordia inizia quando tu, che hai peccato, ti senti amato e ti lasci convertire, e, si compie nell’abbraccio e nel bacio del perdono. Dio è mio Padre, mi ama, mi vuole bene e non vuole che io mi perda, per questo mi aspetta sempre e non perde mai la pazienza per i miei ritardi. Mi lascia andare, poi, mi aspetta, con infinita bontà, e, appena, mi vede tornare da lontano, il Suo cuore comincia a battere e a sobbalzare di materna tenerezza e compassione. Mi corre incontro, mi butta le braccia al collo e mi tocca l’anima e la ravviva, mi bacia, e, rivestendomi e ridonandomi la dignità filiale perduta, vuole celebrare la Sua gioia per il mio ritorno nelle Sue braccia motivandola: eri morto, figlio Mio, e sei tornato in vita, ti avevo perso, ma, ora, sei stato ritrovato. ‘E cominciarono a far festa’! Le tre Letture, compreso il Salmo, vogliono rivelarci che Dio, nella Sua ‘ira’, manifesta tutta la Sua immensa misericordia: Egli non scrive sentenze di morte, ma dona altro tempo propizio e apre nuove possibilità di conversione, e, nella Sua infinita bontà, induce al riconoscimento e pentimento del proprio peccato. La Sua Misericordia spinge, attira e guida al ravvedimento umile e sincero, ti fa rialzare e ti muove a ritornare da tuo Padre, il Quale non ha mai smesso di guardare lontano, per vederti tornare e subito correrti incontro, per abbracciare la tua miseria e baciare suo figlio, che si era perduto e, ora, è ritornato, era morto ed è tornato a vivere a casa di suo Padre, il Quale, invece, di punirlo, ordina il banchetto della festa, alla quale tutti siamo invitati a partecipare. Il pastore che ritrova la pecora perduta e che la riporta all’ovile sulle sue spalle, perché, probabilmente, ferita dalla e nella sua fuga; la donna, che ha rovistato tutta la casa, da cima a fondo, finché non ha ritrovato ciò che aveva smarrito; il padre misericordioso che non solo accoglie, abbraccia, bacia il figlio che si è allontanato dalla sua casa e ha tradito il suo amore per sperperare i suoi beni con le prostitute, ma imbandisce, anche, la festa della gioia ed esce a supplicare l’altro figlio, presuntuoso e invidioso, anch’egli perduto ‘in casa’ sua e nei suoi campi, ad entrare a partecipare alla festa del ritorno di ‘suo’ fratello che era morto nel suo peccato ed ora vive di misericordia e di perdono. La festa è motivata dal ritrovamento di ciò che si era perduto e dal ritorno in vita di chi era morto. Rallegratevi con me! Bisogna far festa, bisogna gioire per un fratello peccatore, che si converte, perché Gesù lega la vera conversione alla condivisione dell’esultanza: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora che era perduta (v 6), e la mia moneta, che avevo smarrito (v 9). Su, venite tutti e partecipate al banchetto della gioia! Dobbiamo far grande festa, tutti insieme, perché questo Mio figlio, che è tuo fratello, era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato (vv 24 e 32). Ma, ahimè, né gli scribi e né i farisei sono voluti entrare, perché Gesù mangiava con i pubblicani e i peccatori e li accoglieva! E neanche il fratello maggiore, che si era perduto ‘in casa’ nel suo orgoglio, nella sua presunzione, invidia e gelosia, e ‘si indignò e non voleva entrare’ (v 28). Ma si deciderà ad entrare dopo la supplica del Padre suo? Comprenderà le Sue parole di amore e di tenerezza per lui e il fratello? Saprà scoprire la sua miseria di figlio perduto proprio ‘in casa’ sua e si lascerà abbracciare da suo Padre, come si è lasciato accogliere e perdonare suo fratello, che era morto ed è tornato in vita, proprio in questo abbraccio? Comprenderà, mai, che anch’egli è peccatore e si è allontano da Lui, anche se è rimasto ‘a casa’ Sua, a coltivare i suoi campi? Saprà accorgersi di quelle braccia misericordiose del Padre, che restano sempre aperte anche per lui, e sono pronte a chinarsi sulla sua miseria mortale per farlo ritornare in vita e vorrà sentirne il calore avvolgente e vivificante? Tutte domande che ci riguardano personalmente e alle quali personalmente dobbiamo rispondere per rallegrarci e far festa anche noi, che eravamo perduti e smarriti e siamo stati ritrovati, eravamo morti e siamo stati fatti ritornare in vita nelle braccia materne di Dio pietoso e Padre misericordioso. La gioia della festa non è commisurata a un criterio economico o di quantità, come siamo abituati noi, attenti solo alle percentuali e a ragionare sempre sui numeri economici e del profitto, criterio disumano e spietato, ingiusto ed emarginante, meccanismo impietoso e cinico che ci porta a giustificare la perdita della pecora, catalogandola come ‘fisiologica’ e ‘necessaria’. Il nostro è il criterio dello ‘scarto’, dell’una che deve essere sacrificata per le novantanove! Il nostro movente è economico. La volontà di Dio, invece, si fonda sulla preziosità e unicità di ogni singola persona, anche quando si è allontanata da Lui e si è rivolta contro di Lui, inabissandosi e perdendosi nel suo peccato. Ma, egli rimane figlio per Suo Padre e deve rimanere mio fratello, da cercare, ritrovare, riportare a casa di nostro Padre per rallegrarci e far festa, perché si è tornati in vita nelle/tra le Sue braccia, stretti al Suo cuore misericordioso e materno, da sempre e in eterno!
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Ultimo aggiornamento: 08/09/2016 - 20:33