28a Domenica Ordinaria, 09.10.2016

Gesù Maestro, abbi pietà di noi
Dieci malati di lebbra sono purificati e guariti da Gesù! Uno solo, un samaritano, riconosce di essere stato guarito e, nella lode a Dio, torna a ringraziarLo e a volerLo ri-conoscere (conoscere di nuovo e di più!), prostrandosi davanti a Lui, testimonia la sua intima convinzione che la salvezza ricevuta è solo dono e grazia e non una sua conquista (Vangelo). Come, anche il lebbroso Naaman si convince che non è stato Eliseo a guarirlo e neanche le sette immersioni in acque magiche, ma la fedeltà dell’unico Dio Onnipotente. Nel Vangelo, Gesù dice, chiaramente, al samaritano purificato dalla sua lebbra, che è stata la sua fede, più precisamente, Colui nel quale egli ha creduto, a guarirlo e a salvarlo (v 19). Nella prima Lettura, il samaritano ‘purificato’ si convince che è la fedeltà di Dio la causa della sua guarigione e il motivo della sua gratitudine e della sua profonda professione di fede (v 15b). Paolo, infine, nella seconda Lettura conferma questa fedeltà eterna di Dio nei nostri confronti e ne da la ragione: ‘se noi siamo infedeli, Lui rimane fedele, perché non può rinnegare Se stesso’ (v 13). Oggi, allora, cosa vuole insegnarci Gesù? Dobbiamo lasciarci guidare dallo Spirito, che ci fa comprendere questa Sua Parola efficace e liberante, senza pretendere nulla in contraccambio del bene che la grazia di Dio ci fa compiere e senza accampare diritti e vantare privilegi per cominciare a imparare l’arte del saper ringraziare e gustare la dolcezza della gratitudine, come espressioni della fede e fiducia in Chi è la Fonte e l’Autore del dono della salvezza gratuita: Dio Padre in Gesù Cristo Signore. L’Eucaristia, il dono più grande di Dio all’umanità, è la Fonte, la Sorgente e il Culmine del ‘dire grazie’ perenne per essere stati amati, salvati e graziati da un amore, così vero e così grande, da spingere il Padre a donarci Suo Figlio, nel segno più quotidiano che c’è: Parola, Pane e Vino. Di domenica in domenica, noi facciamo ritorno da Gesù, Parola e Pane, per dirGli e cantarGli il nostro grazie (eucharistein), perché continuamente siamo ‘purificati’ dalla misericordia del Padre, mediante le Sue piaghe, per mezzo delle quali siamo stati guariti e salvati (Is 53,5). L’Eucaristia, Pasqua quotidiana e domenicale, è il luogo per eccellenza e sacramentale per offrire noi stessi, attraverso il nostro grazie, lodando Dio e offrendoGli ciò che Egli, già, ci ha donato e noi abbiamo ricevuto. Entriamo da stranieri, peccatori-lebbrosi, invochiamo tutti insieme ‘pietà’ e misericordia, e il Signore ci purifica e guarisce, ravviva la nostra fede, fino a poterci dire ‘alzati e va’: la tua fede ti ha salvato’ (v 19). Con la Sua Parola, che non può essere incatenata, asservita e ingabbiata a nostro piacimento, ci fa scoprire le nostre miserie, aprendoci, però, a riconoscere il Dio autentico e fedele che salva tutti nella Sua misericordia, per mezzo del Figlio Suo Benedetto, Gesù Cristo, Medico delle nostre anime e Guaritore dei nostri corpi. Rendiamo grazie a Dio e lode al Figlio Suo, nella comunione dello Spirito Santo, ripieni della Sua grazia, noi che siamo inviati, poi, a fare della nostra vita perenne Eucaristia, a portare nelle nostre case la Parola ascoltata e il Pane spezzato e condiviso: Cristo Risorto, Volto e manifestazione della Sua misericordia che è da sempre e per sempre. Tutta la nostra vita deve essere vissuta come Eucaristia, rendimento di grazie e di lode, come unica risposta a Dio, che in Cristo Gesù ci salva gratuitamente. Solo grazie, possono dire i poveri, che siamo tutti noi, che ricevono tutto gratis e nulla hanno da ricambiare! Rendere grazie in/per ogni cosa, sapendo e ricordando che tutto ci è stato dato e che noi possiamo offrire a Dio solo quello che Egli ci ha donato. Benedire e ringraziare, lodare e glorificare il Padre perché ci dona il Figlio, nostro Salvatore e volto della Sua misericordia, che ci libera continuamente dalla lebbra del peccato e ci salva mediante la Sua morte e risurrezione. Consapevoli di essere stati guariti e redenti dalla Sua misericordia, ci uniamo ai cori degli Angeli e fatti voce di ogni creatura, ci apriamo alla lode e al ringraziamento, ed esultanti cantiamo la Sua gloria in eterno. Basta un grazie sincero e riconoscente a generare vita nuova! È il miracolo della gratitudine! Ma perché, io quando ho bisogno, chiedo, supplico, invoco e, quasi, molte volte pretendo, e, poi, dopo aver ricevuto, tutto dimentico nell’ingratitudine e irriconoscenza più totale? La gratitudine autentica nasce dalla consapevolezza che tutto mi è stato donato e tutto, ancora, mi resta da donare! Sono e resto debitore perché mai potrò pareggiare i doni ricevuti! Solo, grazie può dire e offrire, il grazie della fede in Qualcuno, al Quale appartengo e dal Quale voglio far ritorno perché ho riconosciuto che Egli mi ha guarito e salvato e Gli voglio dire semplicemente e sinceramente Grazie e nulla più.
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Ultimo aggiornamento: 06/10/2016 - 17:26